Più cultura e meno paura, più conoscenza e meno pregiudizi; più occasioni di incontro / confronto, anche aspro se serve, e meglio impareremo a vivere e a convivere con chi ci sta vicino…… senza contare, poi, che è impossibile non provare un moto di compassione quando incroci, anche per un attimo, lo sguardo smarrito di un bambino dietro il filo spinato, sotto la sferza gelida del vento e della pioggia….
Ma è vero anche che migliaia di persone in fuga a piedi attraverso l’Africa, l’Asia e l’Europa sono un fenomeno straordinario, difficilissimo e complicato; sì, va bene accogliere chi fugge dalla guerra e dalla miseria… ma poi dove li mettiamo? Come li integriamo? Quale lavoro, casa, scuola per i loro figli?
E’ vero, queste ultime sono considerazioni ragionevoli; ma allo stesso tempo non possiamo far finta di non sapere, di non vedere chi è disperato, chi soffre….
Non possiamo dimenticare la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, proclamata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite Il 10 dicembre 1948, come reazione ai venti milioni di morti e agli atti di barbarie del secondo conflitto mondiale; dichiarazione solenne in cui si sanciva che tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali e che, assieme ai doveri che ha verso la comunità, ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di ricchezza, di nascita o di altra condizione…..
Proprio per dare senso e dignità alla nostra vita ed alla loro in questo nostro mondo globale e continuamente cangiante, è assolutamente necessario incontrarsi, conoscersi.
I problemi da risolvere sono enormi, complicati e solo se sapremo affrontare insieme e solidali le fatiche della vita e le sfide per il futuro, potremo avere un mondo più equo e più giusto per noi e per chi verrà dopo di noi…
Per tutto questo, per il valore, oggi indispensabile, della conoscenza reciproca, dell'imparare a vivere insieme in modo costruttivo, libero e rispettoso delle caratteristiche reciproche, caposaldo dei compiti educativi e formativi che la nostra Costituzione assegna alla scuola pubblica, esprimiamo tutta la nostra solidarietà alla scuola di Paese, alla sua Dirigente e ai suoi Insegnanti per aver affrontato con coraggio una delle grandi questioni del presente, offrendo in un ambiente protetto e strutturato, la possibilità ai ragazzi ed alle ragazze di parlare della vita vera.
Rivolgiamo poi un pressante e convinto invito agli uomini e alle donne di Paese, sia favorevoli o contrari, affinché provino a vivere questa iniziativa della loro scuola come occasione, suggerimento, inizio di un percorso per incontrarsi/confrontarsi come comunità tutta, partecipando alle esperienze sociali e culturali del territorio.
Infine un augurio a tutti gli studenti di Paese, affinché questa loro esperienza così intensamente discussa e partecipata, li aiuti ad apprendere a camminare insieme nella vita, con dignità e consapevolezza dei diritti propri e altrui.
Treviso, 9 marzo 2016