Firma online la petizione su charge.org: Veneto, tre richieste alla Regione per gli anziani
Detto fatto. L’annunciata raccolta firme per indurre la Regione a sbloccare i nodi del sistema socio-sanitario dell’area anziani è partita in concomitanza con le assemblee del tesseramento. Lo SPI CGIL trevigiano, che negli ultimi anni ha intensificato gli incontri con i Centri di servizi per affrontare nel merito le questioni legate all’assistenza nel territorio della Marca, insieme a UILP UIL e FNP CISL Belluno-Treviso ha posto sul piatto tre questioni fondamentali: aumento delle impegnative di residenzialità, uniformità e riduzione dei tempi di attesa per la SVAMA, definizione univoca della quota di retta da portare in dichiarazione dei redditi. Nelle assemblee dei pensionati, 85 solo quelle dello SPI CGIL, ma anche all’interno dei Comuni, nelle sedi sindacali e anche online, la raccolta firme, punta a creare prima di tutto informazione e consapevolezza tra gli anziani e le famiglie.
Perché per la SVAMA, che certifica il grado di non autosufficienza dell’anziano, consentendogli, tra le altre, di entrare nel registro unico della residenzialità e avere così un posto letto in convenzione, l’attesa varia da distretto a distretto superando anche le tre settimane (durante le quali capita spesso che la situazione si aggravi, rendendo necessaria una revisione e allungando ancora i tempi), così come le modalità di chiamata nei Centri di servizi. Nelle strutture, che da dieci anni hanno praticamente lo stesso numero di impegnative mentre i posti letto accreditabili sono stati aumentati a dismisura, solo il 75% degli utenti ne usufruisce, mentre il 19% paga la retta piena (il 12% anche se è valutato come non autosufficiente, il 6% perché è in attesa di valutazione, l’1% perché non ce l’ha o è autosufficiente). Il restante 6% è invece inserito in struttura nei posti per persone autosufficienti. Rispetto alla media regionale, da cui emerge che le rette private sono aumentate del 10% in 5 anni, la situazione trevigiana è anche peggiore; così a soffrirne sono gli ospiti, costretti a pagare fino a 30mila euro l’anno, ma anche le strutture, che senza impegnative ci rimettono una parte di costi, con ovvie ricadute sui servizi, quando addirittura non devono fare i conti con posti letto vuoti. Dulcis in fundo, in assenza di un indirizzo comune, come avvenuto in Emilia Romagna e Lombardia dove le Regioni si sono accordate con l’Agenzia delle entrate, ogni struttura certifica come spesa sanitaria quote differenti di retta, producendo disuguaglianze in termini di fiscali, perché c’è chi porta in detrazione o deduzione il 10% e chi il 57%, senza che questa informazione sia messa a disposizione prima.
Se l’interlocutore finale, dunque, resta Palazzo Balbi, dove saranno recapitate le firme, i Sindacati vogliono coinvolgere i cittadini, gli anziani e le loro famiglie, perché sono i primi a doversi indignare per una situazione che rischia di collassare definitivamente. Alcuni interventi e decisioni sono talmente elementari, infatti, da non poter giustificare un simile disinteresse da parte della Regione, che in questi anni ha schivato richieste e solleciti giunti da più parti, trincerandosi dietro l’imminente e profetica riforma dall’alto delle IPAB e la venuta dell’autonomia. Durante le proprie assemblee lo SPI CGIL trevigiano ha già raccolto tantissime sottoscrizioni, un migliaio solo nei primi giorni, e l’obiettivo è raggiungere insieme 20mila firme!
Barbiero Paolino
Segretario Generale SPI CGIL TREVISO