Immagine di copertina Sedi e orari

Il Centenario della Grande Guerra. La Pace del '18

Iniziative Spi - 14/09/2018

La Pace del '18
Cronache, cambiamenti e contraddizioni dagli anni del conflitto al primo dopoguerra


Due giornate per celebrare il Centenario della fine della Grande Guerra e riflettere sulle spaccature che causò a livello sociale e non solo, tanto da portare in sé i germi della deriva nazi-fascista e del secondo scontro mondiale. Il 27 e 28 settembre a Vittorio Veneto, territorio dove si combatté la decisiva battaglia sul fronte italiano, lo SPI Treviso, con il prezioso contributo della struttura nazionale e di quella regionale e la collaborazione dell’ISTRESCO, Istituto per la storia della Resistenza e della Società Contemporanea della Marca trevigiana, si è dato appuntamento con “La pace del ’18. Cronache, cambiamenti e contraddizioni dagli anni del conflitto al primo dopoguerra”.

L’iniziativa dello SPI, con oltre 400 presenze già confermate, tra cui anche alcune classi degli istituti superiori del territorio, ha ricevuto il patrocinio della Regione del Veneto, della Provincia di Treviso e del Comune di Vittorio Veneto, segno del suo riconosciuto valore, acquisito grazie a un progetto su storia e memoria che il sindacato dei pensionati trevigiani porta avanti da anni.

Al centro del programma di Vittorio Veneto, grazie alla presentazione di due nuovi volumi editi insieme all’ISTRESCO, lo SPI ha voluto approfondire aspetti meno decantati e noti del primo conflitto bellico da cui emerge il ruolo di prima linea dei territori del fronte. Giovedì 27 al Museo della Battaglia, convegno con gli autori di “Operai e contadini di fronte alla Grande guerra. Veneto e Friuli in una prospettiva comparata”, volume curato da Irene Bolzon e Lisa Tempesta. Una raccolta di saggi che analizzano, con particolare riferimento alla dimensione del lavoro agricolo e industriale, le trasformazioni subite dai territori e le vicende patite dalla popolazione di Veneto e Friuli Venezia Giulia durante la Prima Guerra Mondiale. Venerdì 28 al Teatro da Ponte, spazio alla tavola rotonda con le conclusioni di Ivan Pedretti, segretario nazionale SPI CGIL. Ad aprire la giornata, la Lectio Magistralis del professor Livio Vanzetto “Grande Guerra, lavoratori e memorie” e l’introduzione del volume di Giuliano Casagrande “L’Isola tra i fiumi. Occupazione e resistenza militare e civile tra Piave e Livenza 1917-1918” e di quello comparato su operai e contadini tra Veneto e Friuli. Nell’anno in cui si celebra il centenario della sua fine, parlare della Grande Guerra attraverso la storia del lavoro e dei lavoratori, anche di quelli che lo sono diventati proprio a causa del conflitto, rappresenta una scelta ben precisa: far emergere la portata dei fenomeni sociali e culturali alla base di quelle questioni, rivelatesi irrisolte, pronte a deflagrare ancora.

Il 24 maggio 1915 il Regno d’Italia scese in campo contro l’esercito austroungarico. Ci vollero poi tre lunghissimi anni perché dalle rive del Piave, teatro della “prima e vera battaglia nazionale”, cominciasse di nuovo a scorrere la pace. Impressionanti i numeri dei caduti nei campi di battaglia - 9 milioni di morti e 6 milioni di mutilati - e di quanti, soprattutto donne, vennero inghiottiti dal sistema industriale, con ritmi inumani e divieto di sciopero. Il primo conflitto mondiale fu una guerra totale, che non risparmiò niente e nessuno e accentuò gli antagonismi tra élite e ceti popolari, inasprendo il divario tra città e campagna e mettendo in discussione i tradizionali assetti sociali. Il 3 novembre 1918, con la firma dell’armistizio di Villa Giusti, sulla carta per l’Italia terminò la guerra: la nazione uscì vincitrice, ma gli esiti reali rimasero incerti soprattutto per la popolazione esasperata, provata da un conflitto lungo e logorante, che aveva sconvolto per sempre gli equilibri di un tempo e lasciato dietro di sé fratture difficili da sanare e molti nodi da sciogliere. La ricostruzione degli impianti, la ricomposizione del lavoro e di relazioni sociali completamente alterate, il ritorno a casa di reduci e profughi si innestarono infatti su lutti, traumi e privazioni pagati sulla pelle da uomini, donne e bambini.

La “guerra dopo la guerra” vista dalla prospettiva del lavoro mette in luce proprio questo: tutti i presupposti, i germi di un nuovo conflitto. Ecco perché è importante non fermarsi alle vicende politiche e belliche, ma ampliare gli scenari e analizzare i processi reali di trasformazione sociale dettati dalla Grande Guerra, cercando di ricostruire la storia per dare valore alla memoria e coniugarla alle attese e alle speranze per il futuro. E se è vero che purtroppo risulta che queste atrocità non abbiano ancora insegnato a vivere in pace e a costruire un mondo nuovo, porsi domande e non smettere mai di indagare e di capire è oggi quanto mai necessario e doveroso.

Treviso, 14 settembre 2018
Paolino Barbiero e Amerigo Manesso


Barbiero Paolino
Segretario Generale SPI CGIL TREVISO