Il report dello SPI Veneto sui redditi dei trevigiani: dipendenti, autonomi e pensionati, crescono le disuguaglianze
Barbiero, “Analisi impietosa, bisogna tutelare le fasce più deboli, anche contenendo il fisco locale”
Quanto guadagnano in media i trevigiani? A dirlo il report realizzato dallo SPI CGIL del Veneto che ha elaborato i dati del Dipartimento Finanza del Ministero sui redditi 2018 (anno d’imposta 2017) nell'ambito della negoziazione sociale, che vede il Sindacato dei pensionati confrontarsi con Sindaci e rappresentanti degli Enti locali per definire politiche in grado di tutelare le fasce deboli della popolazione, in primis gli anziani.
Nella Marca il reddito medio pro-capite del 2017 è stato di 20.610 euro lordi, in leggera crescita rispetto ai 20.520 euro del 2016 e ai 20.201 euro del 2015. Il 12% del reddito complessivo, però, risulta suddiviso fra il 38% dei contribuenti, quelli che dichiarano meno di 15mila euro lordi annui (circa mille euro netti al mese), mentre un altro 15% risulta distribuito al 2% dei cittadini, quelli con redditi superiori ai 75mila euro lordi annui. Una provincia, quella trevigiana, dunque, in cui le diseguaglianze sociali crescono esponenzialmente, creando un divario sempre più preoccupante, e dove la ricchezza trova una distribuzione sempre più iniqua.
Analizzando i dati, queste differenze emergono nette. Da una parte, infatti, i lavoratori dipendenti hanno visto diminuire il reddito e quindi anche il proprio potere d'acquisto: nel 2015 dichiaravano in media 21.756 euro lordi annui, 21.854 euro nel 2016 e 21.639 euro nel 2017. Dall'altra, i lavoratori autonomi che hanno visto crescere il loro reddito medio di oltre 6mila euro in due anni - dai 42.395 euro del 2015 ai 46.671 mila del 2016, fino ai 48.626 euro del 2017 -, mantenendo così la propria capacità di spesa. In mezzo gli assegni dei pensionati, che nel 2017, grazie agli accordi sindacali con il vecchio Governo, ora stracciati, erano riusciti a contenere l’effetto dell’inflazione, confermandosi però la categoria più “povera” con assegni previdenziali medio-bassi di circa 16.673 euro lordi annui.
“Siamo molto preoccupati - commenta Paolino Barbiero, segretario generale dello SPI CGIL Treviso -. L’analisi sui redditi dichiarati per l’anno 2017 è impietosa e mostra come le diseguaglianze sociali siano sempre più marcate anche nel nostro territorio, alla cui base ci sono la persistente precarizzazione del lavoro, i blocchi contrattuali e il continuo aumento dell’elusione e dell’evasione fiscale che mettono in difficoltà gli equilibri contabili delle nostre amministrazioni locali. Nel frattempo, peraltro, la situazione, rischia di essere anche peggiorata; pensiamo ad esempio al taglio delle rivalutazioni delle pensioni fatto dal Governo giallo-verde, che ha stracciato gli accordi sottoscritti in precedenza per salvaguardare il potere d’acquisto dei pensionati. È partendo da questi dati, e dalla preoccupazione che ne scaturisce, che ci presentiamo allora ai tavoli con Sindaci ed Enti locali nell’ambito della negoziazione sociale per tutelare le fasce più deboli della popolazione e in particolare i nostri pensionati. In tale contesto di difficoltà per i cittadini - continua Barbiero -, registriamo nei Comuni trevigiani diverse delibere che modificano le aliquote Irpef dopo lo sblocco dei tributi previsto nella legge di bilancio del 2019. Molte Amministrazioni in questi anni, tenendo conto anche delle nostre indicazioni, hanno definito aliquote progressive rispetto ai redditi e introdotto soglie di esenzione, come Altivole, Casale sul Sile, Follina, Mareno di Piave, Silea, Mogliano Veneto, Morgano, Paese, Preganziol e San Pietro di Feletto. Altre hanno addirittura deciso di abbassare le aliquote, come Refrontolo, Valdobbiadene e Susegana. Altre ancora - come Codognè, Gorgo al Monticano e Mansuè - hanno compensato i maggiori introiti con l’aumento delle soglie di esenzione e Spresiano ha addirittura eliminato l’addizionale Irpef comunale per tutti i contribuenti. Ma c’è anche chi, come Maser, Vedelago e Moriago della Battaglia, ha inasprito la pressione fiscale, in taluni casi raddoppiandola, allargando le diseguaglianze sociali. Di fronte a tali considerazioni, trova ampia giustificazione la richiesta del Sindacato dei pensionati che chiede a Governo, Regione e Comuni di ri-orientare le scelte di politica economica e sociale a favore delle fasce più deboli della nostra comunità. Invitiamo in particolare le Amministrazioni locali - conclude con enfasi Barbiero - a sottoscrivere i patti anti-evasione al fine di recuperare risorse utili al finanziamento del welfare locale e di arginare i comportamenti illeciti che danneggiano i tanti imprenditori che fanno della fedeltà fiscale un comportamento responsabile all’interno di una competizione imprenditoriale volta all’innovazione e rispettosa dei contratti di lavoro”.
Ufficio Stampa