Asco, tesoro di Marca «I Comuni non cedano le quote ai privati»
Un rapporto della CGIL analizza l’impatto sul territorio. «Porta benefici economici e lavorativi, deve restare pubblica»
Poco meno di 162 milioni e mezzo di euro distribuiti in una dozzina d'anni sotto forma di dividendi ai Comuni trevigiani. Oltre 2,2 milioni di euro, solo l'anno scorso, di lavori e manutenzioni affidate ad altre imprese dalla zona. Due ottimi motivi, secondo la CGIL di Treviso, per cui il gruppo Ascopiave dovrebbe restare a controllo pubblico. Nelle more del dibattito sulla vendita delle partecipazioni detenute dalle amministrazioni municipali (AscoHolding, che controlla il 61,6% di Ascopiave, ha per soci 90 Comuni, di cui 81 trevigiani più due società private), l'organizzazione dei lavoratori ha realizzato uno studio sull'impatto socio-economico del colosso dell'energia della Marca. La prima e principale ricaduta sono, appunto, i dividendi, le porzioni di utile redistribuite agli azionisti. Dal 2004 al 2016, in base all'elaborazione della Cgil sui dati di bilancio, le cedole hanno fruttato ai soci quasi 169 milioni di euro.
DIVIDENDI RICCHI. Le amministrazioni comunali (comprese quelle poi uscite), si sono portate a casa più di 162 milioni. Soldi, ricordano dal sindacato, serviti a finanziare opere e servizi pubblici, proprio quando gli enti locali «soffrono la costante e strutturale diminuzione dei trasferimenti dallo Stato centrale». I Comuni fondatori (quelli del Consorzio Bim Piave, costituito nel 1956, da cui poi è nata Asco), con il 2,2% ciascuno, hanno ricevuto dai 287 euro a cittadino di San Biagio ai 2.139 di Refrontolo (il meno popoloso dei soci). Con lo 0,05% di azioni Portobuffolè ha potuto contare su 105 euro per abitante, Quinto, con lo 1,01%, 173 euro pro capite, Conegliano e Castelfranco, forti di oltre il 2,5%, hanno incassato più di 4 milioni e mezzo complessivi, rispettivamente 132 e 135 euro a residente. In un solo anno, da quanto è entrata, la privata Plavigas (con l'8,61% il maggior azionista singolo) ha guadagnato 2,4 milioni.
L'OCCUPAZIONE. Non solo: il gruppo dà lavoro a 618 persone. Con favorevoli rapporti costi - valore aggiunto per dipendente: per Ascotrade, il braccio commerciale, ad esempio, l'indice è 48.600 a 372mila euro. E poi c'è l'indotto: di sole manutenzioni appaltate a ditte esterne, ad esempio, Asco ha speso 2,6 milioni nel 2015 e poco meno, 2,2 milioni, l'anno scorso. «Questo significa lavoro e ulteriore occupazione nel territorio» chiosa Giacomo Vendrame, segretario provinciale della CGIL.
TARIFFE SOCIALI. Non è finita qui: «Grazie alla contrattazione con il sindacato è stata avviata una politica di tariffe sociali per gli utenti con redditi bassi - ricorda Paolino Barbiero, leader dello SPI CGIL -. Dal 2010 ad oggi sono state effettuate 63.337 pratiche, nel 2016 ne hanno beneficiato 7.400 famiglie in provincia di Treviso, con un risparmio medio di 100-150 euro annui». Un risultato, ribadiscono i sindacalisti, difficilmente possibile con una maggioranza privata. «Ascopiave è una risorsa che porta benefici economici e lavorativi a tutto il territorio, anche in prospettiva - rimarca Giacomo Vendrame - La politica, nei suoi litigi da salotto, non deve dimenticarsene. Per questo vorremmo rimanesse pubblica. Gli obblighi della legge Madia sulle partecipate dei Comuni? C'è stata una responsabilità di non aver saputo gestire meglio la situazione ed essersi trovati all'ultimo minuto. Analizziamo con calma le implicazioni normative, ma ciò non vuol dire dismettere una realtà come questa».
(Fonte: Il Gazzettino di Treviso del 14 novembre 2017, articolo di Mattia Zanardo)