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COMUNICATO STAMPA

Comunicati Segreteria - 18/04/2015

Il Sindacato di Polizia della CGIL denuncia l'insostenibile situazione di presa in carico dei profughi.
Profughi, SILP: "Questura alle strette, subito una soluzione".
Giovanna Gagliardi: "I lavoratori della Questura di Treviso chiedono che venga concordata con le istituzioni locali, Questura, Comune, Prefettura e non ultima l'ASL una soluzione che si concili con il decoro dei profughi, ma soprattutto la protezione degli operatori, oggi a rischio, contemperando dette esigenze con la sicurezza".

"Le ondate di profughi non rappresentano più un'emergenza occasionale, né per il territorio nazionale né per quello provinciale. La Questura di Treviso è alle strette: mancano spazi e condizioni sanitarie che restituiscano la dignità alle persone e garantiscano buoni livelli di sicurezza". L'allarmante denuncia del Sindacato di Polizia della CGIL di Treviso arriva per bocca di Giovanna Gagliardi, segretaria provinciale SILP, che punta il dito sulle mancanze decisionali: "La tragedia che l'Italia sta fronteggiando in solitario, rispetto all'inarrestabile sbarco dei profughi provenienti dalla Libia, crea problemi in ogni parte del Paese, anche nella Marca, e le Forze dell'Ordine sono senza sosta sempre in prima linea, sopperendo alle mancanze organizzative e a quelle politiche.L'indecisione sui luoghi di accoglienza dei profughi in provincia non è il solo problema da affrontare. Ora, che è prepotentemente entrata la questione del fotosegnalamento dei profughi, in Questura a Treviso ci arrangiamo come sempre, ma non è questo modo di fare sicurezza e solidarietà".

"Nel 2010, nonostante le forti perplessità espresse dalle sigle sindacali, attraverso richieste di incontro e documenti tesi a sostenere e dimostrare l'inadeguatezza della struttura, e sui costi, in particolare quelli gestionali, la Questura di Treviso è stata trasferita nella sede di Piazza delle Istituzioni, una sede incapace di affrontare qualsiasi tipo di emergenza operativa – tuona la segretaria del SILP CGIL di Treviso. Puntualmente, sin dal primo momento sono apparse chiare le carenze della struttura sia da un punto di vista operativo che degli spazi, percepiti immediatamente come insufficienti.
Per fare attendere le persone per il fotosegnalamento – spiega Giovanna Gagliardi - viene usato un pullman vecchio dell'aeronautica, parcheggiato nel disagevole cortile della Questura (quando ci sarebbe invece bisogno di un vero piazzale per le attività di polizia).
Riceviamo i profughi, che arrivano stremati e in pessime condizioni igieniche e talvolta portatori di malattie, facendoli entrare dagli uffici delle Volanti e li conduciamo in un minuscolo ufficio, mal ricavato col cartongesso e senza finestre per il necessario ricambio d'aria, per adempiere alle pratiche di richiesta d'asilo. Successivamente, in un'unica postazione di foto segnalamento, lì a pochi metri, sempre in seno alle volanti, si procede ai rilievi. Poi per le necessità fisiologiche vengono accompagnati nel bagno normalmente aperto al pubblico, quello situato nel corridoio dove si siedono i cittadini per attendere il proprio turno all'URP della Questura, all'Ufficio Passaporti e per le denuncie".

"I colleghi delle volanti, sempre generosi e in prima linea, ora però si sentono poco rispettati – ha aggiunto la Gagliardi - infatti si usano gli spazi di lavoro a loro adibiti per l'accoglienza. Una situazione inadeguata e intollerabile che, invece di generare solidarietà e sicurezza, sta producendo confusione e contrasti. Il personale addetto all'accoglienza dei profughi, inoltre, è impiegato negli orari più improbabili e cerca di rimediare e di sostituirsi talvolta anche all'amministrazione nel fornire qualcosa da mangiare e vestire i profughi, magari bambini che arrivano anche scalzi".

"Tanto più alla luce delle previsione dei flussi migratori è evidente che la situazione è logisticamente insostenibile – conclude la Gagliardi - bisogna trovare uno spazio esterno alla Questura dove accogliere, fotosegnalare, rifocillare e visitare queste persone, nel rispetto loro e di tutti i lavoratori coinvolti. I lavoratori della Questura di Treviso chiedono che venga concordata con le istituzioni locali, Questura, Comune, Prefettura e non ultima l'ASL una soluzione che si concili con il decoro dei profughi, ma soprattutto la protezione degli operatori, oggi a rischio, contemperando dette esigenze con la sicurezza".