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COMUNICATO STAMPA

Comunicati Segreteria - 27/08/2010

Richiamo della Cgil di Treviso a non allentare l'attenzione sulla grave perdita dei livelli occupazionali nella provincia.
Cgil: segnali positivi dall'export, non abbassiamo la guardia.
Barbiero: "Solo nei prossimi mesi si vedrà se i dati della Camera di Commercio fotografano una situazione di ripresa. Intanto, se non si farà nulla entro fine anno verranno persi altri 2.500 posti di lavoro"

Segnali di ripresa si, ma in provincia manca totalmente il consolidamento dei livelli occupazionali. Anche se alcune stime danno l'export manifatturiero in crescita non bisogna allentare l'attenzione sulla difficile e ancora estremamente preoccupante situazione del tessuto produttivo locale ma inaugurare inedite e migliori politiche attive del lavoro.
Lo ha detto oggi Paolino Barbiero, segretario provinciale Cgil di Treviso commentando i dati dell'indagine sul manifatturiero, relativa al secondo trimestre 2010, della Camera di Commercio di Treviso.

"Tessari ha ragione quando afferma che i segni positivi non vanno eccessivamente sopravvalutati, - ha affermato il segretario provinciale della Cgil di Treviso -soprattutto quando tali segni nascono comparando variazioni tendenziali mese su mese: esportazioni in crescita più 10,1% aprile su aprile e più 14,7% maggio su maggio. Stime stilate su periodi d'analisi troppo brevi sono, infatti, soggette a variazioni significative per il solo fatto che ci sia nel periodo in esame una festività aggiuntiva rispetto all'anno successivo."

"Se questi stop end go, come gli definisce Tessari, dell'esportazione manifatturiera ci sono stati lo capiremo solo a fine settembre, chiudendo il terzo trimestre dell'anno, o quantomeno trattando l'intera prima semestralità del 2010. Invitare gli imprenditori alla prudenza va bene – ha continuato Barbiero - ma non dobbiamo permetterci che l'eccesso di prudenza porti ad altre chiusure di aziende con la conseguente perdita dell'apparato produttivo e professionale della Marca. Ad oggi quello che continua infatti a preoccupare, al di là dei segnali positivi dell'esportazione manifatturiera trevigiana, è la mancanza di consolidamento dei livelli occupazionali, che vanno via via assottigliandosi sempre più senza cenni di tenuta."

"Quello che il sindacato denuncia ormai da tempo – ha precisato Barbiero - è l'incessante aumento delle ditte che, invece di iniziare processi di riorganizzazione aziendale e dell'apparato produttivo, s'arrendono e chiudono, con la conseguente perdita di altri 2.500 posti di lavoro entro fine anno. Questa situazione drammatica non permette ai soggetti politici, economici e sociali del territorio di abbassare la guardia. È invece indispensabile continuare a finanziare quanto più possibile inedite politiche industriali, nazionali e soprattutto locali, a sostegno dell'export, sostenendo anche i prodotti di nicchia indirizzati verso i nuovi consumatori e i mercati stranieri in espansione."

"Istituire, - ha concluso Barbiero - a fianco della cassa integrazione, ammortizzatori sociali di politica attiva a sostegno del lavoro come i contratti di solidarietà, incentivando la formazione e così mirare al rimpiego del lavoratore all'interno dello stesso ciclo produttivo d'appartenenza. Infine, non si può evitare di ragionare sul ricollocamento dei lavoratori stranieri: l'ipotesi di convertire il piano delle 150 ore per il diritto allo studio, previsto da tutti i contratti nazionali, anche agli immigrati che hanno perso il lavoro potrebbe rivelarsi una buona strategia di contenimento della clandestinità e di reinserimento nel mondo del lavoro degli stranieri."

Ufficio Stampa
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