RISPOSTA DEL SEGRETARIO GENERALE DELLA CGIL DI TREVISO AL
MINISTRO SACCONI:
"Modello Treviso, niente a che vedere con Pomigliano".
Barbiero: "Il valore del patto con Unindustria sta nella
condivisione, non è un accordo separato, modalità che
invece sembra piacere molto al governo, soprattutto in
funzione anti-Cgil. Siamo insomma distanti anni luce da
Fiat".
Al ministro Sacconi dico: "L'accordo di Treviso non è il
risultato della ormai mitizzata "massima collaborazione",
ma il frutto della dialettica tra interessi diversi che
cercano convergenza. Dialettica che è e rimane il sale
delle relazioni industriali".
Lo ha detto oggi Paolino Barbiero, segretario generale della
Cgil provinciale di Treviso, commentando l'intervista
concessa al Corriere del Veneto dal ministro del Welfare
Sacconi.
"Il ministro - ha detto Barbiero - indica correttamente alla
classe degli imprenditori veneti di non avere un
atteggiamento preconcettualmente contrario agli accordi
territoriali, ma sbaglia quando paragona il patto siglato da
sindacati e Unindustria Treviso a Mirafiori o Pomigliano".
"E' evidente che sul metodo siamo distanti anni luce. Se Il
ministro riconosce valore all'accordo trevigiano deve
riconoscere anche il valore degli sforzi che sono stati
fatti perché questo fosse condiviso, non un accordo
separato fatto con chi ci sta, modalità che invece sembra
piacere molto al governo, soprattutto in funzione anti-Cgil.
Il "nostro" testo o piace tutto o non piace, anche dove si
dice che per essere valido deve prevedere di andare bene a
tutti e che se anche una sola parte si ritirasse il patto
non varrebbe più. Anni luce rispetto a Pomigliano e
Mirafiori".
"Il nodo delle nuove relazioni industriali non è il
superamento della lotta di classe, ma riconoscere che la
dialettica delle relazioni industriali è fatta di
incontro-confronto fra interessi diversi, convergenti
sull'evidenza che non c'è lavoro senza buona impresa ma
anche che non c'è buona impresa senza lavoro e buona
occupazione.
Mitizzare la massima collaborazione,
istituzionalizzare le relazioni industriali, è altra cosa:
significa solo ridurre gli spazi di confronto, ,
colpevolizzare l'eventuale conflitto, che è l'unica arma
di ultima pressione del lavoratore e di chi ne rappresenta
gli interessi. E questo Maurizio Sacconi lo dovrebbe sapere
bene, ricordando gli anni '70 in cui manifestava con la Fiom
fuori i cancelli dell'allora Zanussi Zoppas per ottenere
miglioramenti delle condizioni del lavoro e del salario di
quei lavoratori che oggi a 40 anni di distanza rischiano di
perdere l'occupazione. E non c'è modello collaborativo che
la possa salvare".
"Infine - ha concluso Barbiero -
se davvero si pensa che il
patto di Treviso sia una best practice, allora perché non
adottarne le modalità?
Ad esempio: Cgil, Cisl, Uil e
Unindustria parlano di defiscalizzazione vera, e di vero
guadagno" per la busta paga, così come è "tangibile" lo
sforzo per costruire criteri riconoscibili e condivisi per
la parte variabile del salario.
Insomma, anche qui siamo
lontani dai modeli ricercati dal governo, ad esempio lo
sconto fiscale che opera su parti - premi e straordinari -
che in questa fase di crisi sono residuali.
Con il Ministro
sono d'accordo sulla necessità di far crescere la
dimensione delle imprese e sul valore della sperimentazioni
di accordi territoriali non alternativi al contratto
nazionale, che non sono affatto una complicazione in più.
Ma sulla semplificazione delle regole come strumento di
sviluppo starei attento: non vorrei che si tornasse ad un
nuovo ultraliberismo da "laissez faire, laissez passer".
Paolino Barbiero -
segretario generale
Cgil provinciale
Treviso