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COMUNICATO STAMPA

Comunicati Segreteria - 28/03/2013

La Funzione Pubblica CGIL in allarme: "A rischio la salute delle gestanti".
Test combinati di gravidanza, Bernini: "L'Ulss 8 torni sui suoi passi".

Il segretario provinciale: "Scelta inappropriata, rappresenta una regressione del nostro sistema di welfare pubblico a garanzia dei cittadini. Chiediamo all'Azienda sanitaria non solo di rivedere la decisione ma di farsi promotrice dell'inserimento del test nei LEA".

"I cosiddetti test combinati per le donne in gravidanza, inspiegabilmente non inseriti ancora nei LEA (Livelli essenziali di Assistenza), seguono i principi di appropriatezza ed economicità delle prestazioni che rappresentano eccellenze per il nostro welfare. La scelta della Direzione sanitaria dell'Uls 8 è una regressione inaccettabile, a rischio la salute delle gestanti". Lo ha detto oggi Ivan Bernini, segretario generale FP CGIL di Treviso, intervenendo al dibattito aperto dalla decisione dell'Ulss di Asolo di praticare il test solo in libera professione, con costi maggiori per i cittadini.

"Spesso innovazione tecnologica e ricerca in medicina sono, fortunatamente, più veloci della burocrazia e delle scelte in tema di politiche sanitarie. Non si spiega altrimenti la ragione per la quale alcuni esami di screening, come i test combinati per le donne in gravidanza, non rientrino tra i LEA. Esami – ha spiegato il segretario della Funzione Pubblica della CGIL di Treviso - che per l'appunto non determinano nessun rischio né per la gestante né per il feto, e che consentono di valutare il grado di rischio rispetto a possibili malattie cromosomiche ricorrendo ad esami invasivi quali l'amniocentesi o la villocentesi secondo un principio di appropriatezza: consentono cioè di limitare tali procedure solo a quelle situazioni che effettivamente vanno ulteriormente indagate, abbattono il ricorso a indagini più costose, se non addirittura i ricoveri ospedalieri che ne derivano".

"Condividiamo l'affermazione del Direttore Mazzocco nel definirla una scelta miope – ha aggiunto Bernini - non solo perché in questo modo non si valorizza l'eccellenza di una struttura che prima di altre è partita nell'applicazione di questi test diventando punto di riferimento per molte gestanti anche oltre la stessa Ulss, ma anche perché, tanto più in una situazione di grave crisi economica, si determina una situazione per la quale molte donne, che prima potevano fruire di queste possibilità, potranno farvi fronte solo riducendo altri capitoli del bilancio familiare, o peggio di rinunciare allo strumento di indagine in appropriatamente gestito in regime privatistico".

"Non bastasse l'aggravio regionale sui ticket, si aggiunge oggi anche la libera professione, a solo vantaggio dell'aspetto finanziario dell'azienda sanitaria. Così – ha detto Bernini – in primo luogo si remunera il sistema sanitario con i soldi della libera professione, e in secondo luogo il maggior ricorso a prestazioni quali amniocentesi e villo centesi, e quindi giornate di ricovero, permette un maggior finanziamento dell'Ulss. I cittadini, a questo punto, pagano due volte: la prima per finanziare il sistema, la seconda per comprarsi quelle prestazioni che il sistema dovrebbe garantirgli".
"Chiediamo pertanto all'Azienda sanitaria di tornare sui suoi passi – ha concluso Bernini - riportando questa prestazione all'interno del welfare pubblico, secondo i principi a tutela della salute sanciti dell'articolo 32 della Costituzione, e facendo progredire il nostro welfare territoriale".