Investire sulla produzione e ridare valore al lavoro
per consolidare la ripresa e guardare al futuro
Grazie al Governo, sotto l’albero di Natale, in questi ultimi due anni l’imprenditoria del Paese e del nostro territorio si è trovata diversi regali, compreso quello del superamento dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Mettendo un attimo da parte il nostro giudizio negativo in merito, tali regali, da molti considerati come risolutivi dei problemi del Paese, obbligano, a questo punto, gli imprenditori a una presa di coscienza. Non ci sono più scuse, vere o finte che fossero, è arrivato il momento di smettere con le lamentele e le giustificazioni e a reinvestire in azienda e nel tessuto produttivo dei territori. C’è bisogno di rivedere il modo di fare impresa per rimettere in moto la crescita, per ridare vigore, anche a livello strutturale, a questo flebile risveglio dell’economia, per sostenere l’occupazione in modo stabile. Ad aiutare le mosse del Governo, sempre che queste abbiano veramente avuto l’effetto positivo sperato, hanno indubbiamente contribuito fattori finanziari ed economici globali. Un momento congiunturale che non va sprecato, anzi che deve, da subito, essere pienamente sfruttato con intelligenza e lungimiranza per riposizionare il tessuto produttivo del Veneto e della Marca in vetta, per eccellenza e forza, alle classifiche del mercato interno e internazionale.
Non è per nulla banale allora parlare di investimenti in produttività e specializzazione, tecnologia e innovazione, tantomeno di capacità di fare rete per sviluppare nuovamente quelle sinergie che, a causa della crisi economica e occupazionale, sono andate perse nel corso di questi otto anni bui.
Infatti, non solo le chiusure aziendali ma anche i licenziamenti di personale qualificato hanno contribuito drammaticamente a impoverire l’intero sistema di conoscenze e di relazioni professionali all’interno del nostro territorio. Per invertire la rotta, per rinascere, serve investire e bene, superare la visione microaziendale e ragionare di strategia territoriale. Bisogna ricreare lavoro qualificato e buona occupazione, rivedendo i punti di debolezza del sistema e puntando su quelli di forza, su quei settori, poli e realtà produttive, che hanno superato il difficile periodo e che possono fare da traino per un sistema produttivo locale all’altezza della sfida della globalizzazione: strutture e servizi, ricerca e sviluppo, lavoro sempre più fatto di conoscenza e capacità trasversali.
Abbiamo quindi il compito di restituire al lavoro valore produttivo, ma anche sociale, che parli di legalità ed equità. Parole chiuse in un cassetto quando tutti si stava bene ma che, invece, avrebbero permesso di mantenere in piedi molto di quello che è andato distrutto. Servono, dunque, processi virtuosi di carattere aziendale e strutturale, a livello territoriale, regionale e nazionale. E per farlo è bene convincersi tutti, il Sindacato lo è già da tempo, si deve intervenire nel realizzare quella flessibilità in uscita della quale dipende il consolidamento stesso dell’occupazione, per generare il giusto turnover generazionale e dare speranza nel domani ai lavoratori e alle nostre famiglie. Anche agli imprenditori, all’insegna di questa nuova presa di coscienza e responsabilità, è chiesto l’impegno di unirsi al coro nel chiedere con forza al Governo di rivedere il prima possibile la Legge Fornero sulle pensioni, che ha fatto pagare un prezzo alto ai lavoratori e che sta mostrando con il passare degli anni tutta la sua insostenibilità sociale.
Giacomo Vendrame
Segretario Generale CGIL Treviso
Vendrame Giacomo
Segretario Generale CGIL TREVISO