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COMUNICATO STAMPA

Comunicati Segreteria - 08/04/2011

I DATI 2011: PRIMO TRIMESTRE GIÀ 2.193 ESPULSI E 1.232 IN CIGS NELLA MARCA.
Cgil: Mercato del lavoro 2011, un altro anno nero.
Barbiero: "L'onda lunga dello tsunami occupazionale trascina via il terziario e colpisce sempre più anche gli impiegati. I giovani trovano sempre meno occasioni d'impiego e per loro aumenta il rischio di una veloce espulsione dal mercato.
Il 2011 si è aperto con un numero di licenziamenti e mobilità, che conferma l'onda lunga dello tsunami che ha colpito il mercato del lavoro in questi ultimi due anni".

Se l'anno appena trascorso è andato agli archivi come il peggiore, sul fronte dell'occupazione, dell'ultimo triennio, con 7.259 espulsi dal posto di lavoro, mettendo insieme le procedure che riguardano la mobilità nelle imprese medie e grandi e quelle nelle piccole (quest'ultime caratterizzate dall'assenza di veri ammortizzatori sociali per chi perde il posto) il primo trimestre del 2011 non è più roseo.
Il dato trasmesso dall'Ufficio Studi della Cgil di Treviso, che ha preso in esame le dinamiche del mercato del lavoro, analizza i dati relativi alle espulsioni da gennaio a marzo suddividendoli per procedura (grandi e medie imprese, piccole e artigiane), per sesso, per tipologia di impiego e per nazionalità (italiani o stranieri) e per categoria di appartenenza. Inoltre, viene presentato il raffronto tra le casse integrazioni straordinarie attivate nel corso del 2010 e i primi tre mesi del 2011.

LICENZIAMENTI – Si rafforza il fronte complessivo delle fuoriuscite di altri 2.193 soggetti, di questi il 27% sono stranieri. Lo studio evidenzia inoltre il preoccupante trend che riguarda le imprese più grandi, in cui le procedure di mobilità hanno portato, nel trimestre in esame, altri 775 licenziamenti. Ma la crisi, secondo l'analisi dell'Ufficio Studi della Cgil, profonda e strutturale, investe in provincia di Treviso, le piccole imprese. Da questa realtà, la più diffusa nel territorio, escono 1.418 lavoratori, il doppio rispetto ai licenziati dalle grandi imprese. Riprende a crescere anche la percentuale di personale amministrativo che perde l'occupazione: i licenziati restano, per la gran parte, soggetti occupati con mansioni operaie, ma gli impiegati espulsi, nei primi tre mesi dell'anno, sono stati il 36% del totale, confermando la crescita negativa del 2010, che testava la media al 28%. Resta sempre più alto, sia per quanto riguarda i lavoratori in mobilità con indennità che quelli senza indennità, il numero di uomini 63%.

I SETTORI – Per quanto riguarda le categorie coperte da ammortizzatori sociali, record negativo dei licenziamenti nel 2011 per il comparto metalmeccanico, che secondo lo studio è quello a soffrire di più, concentrando il 41% dei licenziamenti totali e confermando così il trend del 2010. Subito dopo viene il settore della chimica, tessile e abbigliamento, con il 20%, che precede, sorpassandolo rispetto alle medie del 2010, quello del legno-arredo e affini (cemento, laterizi) con il 17%. Inoltre, il dato significativo per quanto riguarda le categorie escluse dai veri ammortizzatori sociali è l'erosione occupazionale alla quale è oggi più che mai soggetto il terziario della Marca, che tocca il picco del 31% di fuoriuscite, seguito a breve distanza, con il 28% di posti di lavoro persi nel trimestre, dall'altro fondamentale settore impantanato negli ultimi due anni, quello dell'edilizia. Al terzo posto della drammatica classifica s'attesta il comparto della meccanica con il 19% di posti persi.

DATO ANAGRAFICO - Se per quanto riguarda quella parte di licenziamenti coperti dagli ammortizzatori sociali solo il 5% dei licenziati sta al di sotto dei 30 anni, la percentuale spicca al 17% per le procedure di mobilità riguardanti le piccole imprese e l'artigianato.

CASSA INTEGRAZIONE – Raffrontando il numero delle imprese e dei lavoratori coinvolti nella cassa integrazione, dipendenti delle medie e grandi imprese del trevigiano, nei primi mesi del 2010 e 2011, si può verificare che sostanzialmente il numero dei soggetti resta stabile (1.287 lo scorso anno e 1.232 oggi) e che il numero delle imprese s'abbassa dalle 59 alle 48. Di queste però si registra una maggiore incidenza dei fallimenti, che tocca ben 12 aziende, distruggendo in proporzione più posti di lavoro. In tutto il 2010 le procedure di cassa integrazione straordinaria hanno coinvolto 186 imprese, le quali impiegavano 6.524 lavoratori dei quali ben 4.151 hanno effettuato un periodo di cassa integrazione, concluso il quale la stragrande maggioranza e messa in mobilità, ingrossando le fila dei disoccupati della Marca. Il trend della cassa integrazione continua in segno negativo: nei primi tre mesi del 2011 le procedure aperte sono 48, per un numero equivalente di imprese, che attualmente impiegano 1.761 lavoratori, dei quali 1.232 coinvolti dalla Cigs e rischiano la perdita del posto di lavoro.

L'ANALISI - La fisionomia della cassa integrazione in questo primo trimestre del 2011, soprattutto l'evoluzione della cassa integrazione straordinaria e le dinamiche della cassa in deroga, lasciano presagire non solo un'onda lunga di licenziamenti rispetto al 2010, ma un vero e proprio intensificarsi delle fuoriuscite (da gennaio 2011 infatti sono già 1.418 i licenziati dalle piccole e 775 dalle grandi, di cui 592 immigrati, per un totale di già 2.193 soggetti), in un panorama segnato da due situazioni molto definite: la diminuzione delle della tenuta delle imprese del terziario, che non erano ancora state pesantemente coinvolte dalla crisi dei flussi occupazionali e dalla tendenza, in particolare per quanto riguarda i giovani, al di sotto dei trent'anni, ad una crescente difficoltà di trovare  lavoro stabile e legittimo. Inoltre, in aggiunta alle cause, congiunturali e strutturali, di richiesta di cassa integrazione (per ristrutturazione, riorganizzazione, crisi di mercato e difficoltà finanziarie) crescono sempre più le occasione di cassa integrazione dovuti ai fallimenti.

"La crisi - ha concluso Barbiero – inizia a colpire anche quei settori che ne erano sostanzialmente immuni, come il terziario.
Aumenta così il numero di licenziati tra gli impiegati. La Marca arranca e l'occupazione cala inarrestabilmente e senza freno stravolgendo a tutti i livelli le attività economiche, reddito medio disponibile e struttura del mercato del lavoro, sempre più ripiegato sul precariato, troppo spesso anche quale formula di sfruttamento dei lavoratori, sia tra per chi entra nel mercato del lavoro sia per coloro che drammaticamente ne escono. Per questo diventa fondamentale dare vita al patto per lo sviluppo recentemente siglato con Unindustria Treviso e alle stesso tempo costruire con le categorie economiche che rappresentano gli artigiani, l'agricoltura, il terziario e la cooperazione, un Patto di portata provinciale che estenda le tutele ai lavoratori colpiti dalla crisi e sostenga una nuova idea di sviluppo in grado di creare occupazione stabile e consolidare un sistema produttivo, fatto di imprese in grado di reggere la competizione e affrontare i nuovi scenari economici dettati dalla globalizzazione."

Ufficio Stampa - HoboCommunication