500 lavoratori del settore artigiano nella sola provincia di Treviso, 2mila nel Veneto e almeno 10mila in Italia sono le persone che, lavorando in aziende ancora in crisi, da qui a fine anno, non riceveranno alcun sussidio economico dall’INPS a seguito dell’entrata in vigore dei nuovi ammortizzatori sociali previsti dall’ultimo decreto attuativo del Jobs Act (148/2015). L’ultimo tassello della riforma del mercato del lavoro del Governo Renzi che, nelle ambizioni dichiarate doveva fare tabula rasa delle datate normative sulla cassa integrazione sostituendole con un testo unico che razionalizza e semplifica l’accesso da parte delle imprese alle prestazioni Inps per superare temporanei periodi di mancanza di lavoro senza ricorrere a immediati licenziamenti, contiene, nell’articolo dedicato alle abrogazioni, un’amara sorpresa per i dipendenti delle aziende artigiane ancora in crisi.
In una lista di oltre 20 norme cancellate c’è anche quella su cui poggia lo storico ammortizzatore sociale dell’artigianato, figlio del connubio tra sussidio pubblico (disoccupazione ieri, ASPI oggi) e sussidio privato dell’ente bilaterale, che era chiaramente garantito sino al 31 dicembre prossimo. Un taglio che non trova giustificazione stante l’esiguità del risparmio per le casse dello Stato, che si quantifica per Treviso in 200mila euro. Le circa 150 aziende artigiane trevigiane colpite dalla crisi, con la CIG in deroga già scaduta a settembre, erano convinte e avevano già firmato o erano in procinto di farlo, l’accordo con il sindacato per salvare nell’ultimo trimestre i posti di lavoro con l’ammortizzatore che Renzi ha incautamente eliminato.
Confartigianato Marca Trevigiana, CNA, Casartigiani, Cgil, CISL, UIL della provincia di Treviso ritengono inaccettabile l’improvviso e inaspettato venir meno del sussidio. Il primo effetto del decreto in questione va nel senso opposto alle finalità sbandierate perché costringe ditte e lavoratori a dover ora fare i conti con i licenziamenti, già resi costosi dalla riforma Fornero (1.500 euro), poiché senza l’intervento pubblico (ASPI) gli accordi di sospensione non hanno più la copertura previdenziale ai fini pensionistici e l’integrazione alla retribuzione persa (-40%).
Associazioni imprenditoriali e sindacati dei lavoratori trevigiani hanno condiviso un appello al Governo e al Parlamento, impegnati a giorni con il varo della Legge di stabilità, per l’immediato ripristino dell’art.3 co.17 legge 92/2012 evitando il replicarsi di un nuovo caso di esodati nelle pmi. Continua, concludono le associazioni e i sindacati, una sorta di sottovalutazione delle conseguenze dei provvedimenti sulla piccola impresa ed i suoi lavoratori.
Treviso, 12 ottobre 2015
Ufficio Stampa
Vendrame Giacomo
Segretario Generale CGIL TREVISO