La Terza Repubblica Italiana fondata sul Lavoro.
Gentile direttore,
nella data che celebra la scelta civile e democratica della forma repubblicana del nostro governo e ordinamento vorrei fare alcune riflessioni in merito al coraggio e al valore del cambiamento.
In questa fase storica il cambiamento lo stiamo vivendo, che lo vogliamo o no, nell'economia, nella politica,
la nostra società italiana e veneta sta mutando pelle con una tal velocità che difficilmente riusciamo a comprendere pienamente e in profondità quel che ci accadde.
Non possiamo aspettare che le risposte piovano dall'alto, il nostro territorio, da sempre foriero e portatore di innovazione, di sperimentazione, sia ancora capace di risollevarsi e di farsi avanguardia. Non abbiamo paura di sperimentare, né sul fronte economico-finanziario né su quello istituzionale politico, stanno dentro la legge cogliamo le possibilità che ci vengono offerte e allarghiamo quanto più possibile i confini d'azione e gli ambiti normativi. Il piccolo è una visione morta, proprio per edificare la terza Repubblica, dobbiamo partire costruendo insieme il grande Veneto, fuori dalle logiche separatiste, andando oltre all'immobilismo campanilista che attanaglia i nostri Comuni. Dobbiamo smetterla di guardare al nostro ombelico e alzare lo sguardo. Ai nostri imprenditori, ai nostri politici, ai nostri uomini delle Istituzioni chiedo di alzare lo sguardo e di fare la storia come l'hanno fatta nel '46 gli italiani che hanno optato per la forma repubblicana, come l'hanno fatta nel '48 coloro che hanno scritto la nostra Carta Costituzionale.
Questo è il verso, questa ancora una volta la strada maestra, quella del progresso sociale e dello sviluppo, quella stessa strada, che come allora, conduce all'Europa dei popoli. In particolare, dopo questa tornata elettorale è mio auspicio che nella Marca trevigiana si affrontino tali questioni e che si riprenda a parlare la stessa lingua per quanto riguarda fisco, politiche sociali ed economiche, governance locale e accorpamento amministrativo, soprattutto alla luce delle crescenti difficoltà dei nostri Comuni e dell'imminente venir meno dell'ente provinciale.