Il Sindacato: "La Regione manca gli impegni presi meno di un anno fa".
Il Veneto dimezza i fondi destinati dalla Legge regionale contro la violenza sulle donne, la CGIL non ci sta.
La segreteria confederale: "A Treviso sosterremmo le iniziative dei Centri antiviolenza volte a denunciare tale situazione. Non si perde solo l'occasione di implementare i servizi ma a rischio ci sono i progetti in essere, oggi esclusivamente affidati al volontariato. Si facciano vive anche le Istituzioni del territorio"
Nel 2013 erano state 1.269 e da inizio anno al 30 giugno 2014 sono già più di 800 le donne che si sono rivolte ai Centri Antiviolenza gestiti da associazioni di volontariato in Veneto; nella sola Provincia di Treviso nei primi 5 mesi dell'anno ben 111 donne hanno interpellato il Telefono Rosa.
A fronte di questa situazione il Veneto dimezza le risorse destinate dalla Legge regionale solo lo scorso anno, a rischio tutti i progetti dei Centri antiviolenza, oggi esclusivamente appannaggio dall'azione del volontariato sul territorio. A denunciarlo, attraverso le parole del segretario generale, Giacomo Vendrame, è la segreteria confederale della CGIL di Treviso, che si dice pronta ad affiancare le iniziative di protesta e di sensibilizzazione dei Centri.
"Donne ammazzate, donne picchiate, donne vittime di violenza. Donne che drammaticamente entrano nella cronaca a causa di questi orribili episodi, la maggior parte consumanti all'interno delle stesse mura domestiche, o quando decidono di denunciarli uscendo con coraggio dal silenzio. Si era detto di non lasciarle più sole tant'è che finalmente anche la nostra Regione, grazie soprattutto al lavoro svolto dal coordinamento dei centri antiviolenza del Veneto, si è dotata una Legge (la n.5 del 2013) che prevede, tra l'altro, interventi e finanziamenti dedicati al contrasto e al sostegno alle vittime di violenza" ha precisato il segretario generale.
"Ma solo pochi mesi più tardi la stessa Regione Veneto ha deciso per il 2014 di dimezzare i fondi portandoli da 400 a 200mila euro.
Ciò significa un mancato impegno sul tema e una gravissima forma di indifferenza da parte delle Istituzioni e nel concreto l'impossibilità di implementare i servizi messi in piedi dai centri antiviolenza e che nella realtà dei fatti funzionano solo grazie alla generosa ed esclusiva azione del volontariato. Oggi nella Marca contiamo molte di queste realtà che si troveranno a elemosinare risorse, tra l'altro già largamente insufficienti, con il rischio di un progressivo abbandono dei progetti già avviati (dall'accoglienza, al sostegno materiale ed immateriale a donne e minori, alle case di sostegno e di fuga)".
"Come CGIL ha concluso Vendrame - abbiamo il dovere di denunciare tale grave situazione e sosterremmo anche sul territorio provinciale un'iniziativa comune con i centri antiviolenza del Veneto per contrastare il taglio dei finanziamenti, ma siamo convinti che tale sostegno, rientrando nel welfare, debba arrivare anche dalle Istituzioni Locali (Ulss, Enti Locali). Questi temi, anche sotto il profilo di una nuova Pubblica Amministrazione debbono essere concretizzati e strutturati affrontati con interventi ed azioni finalizzate stabili e non a spot, svolte con continuità e omogeneità su tutto il territorio".