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COMUNICATO STAMPA

Comunicati Segreteria - 28/01/2014

Scende la scure sui fondi contrattuali, il ministero delle Finanze chiede la restituzione delle retribuzioni degli ultimi dieci anni.
Stipendi pubblici a rischio, Bernini: "Lavoratori-bancomat sempre più poveri". Controlli degli ispettori del ministero delle Finanze negli enti del Veneto.
Il segretario generale FP CGIL di Treviso: "Stanno chiedendo ai dipendenti somme già percepite e non più esigibili".

"Stipendi bloccati dal 2009, blocco delle assunzioni, tagli ai servizi pubblici. E come se non fosse sufficiente aver impoverito chi lavora, ora ci si mettono di mezzo anche Corte dei Conti e Ragioneria Generale dello Stato che, interpretando i contratti nazionali e decentrati, mettono in discussione retribuzioni distribuite nell'ambito della contrattazione negli ultimi 10 anni e pretendendone la restituzione da parte dei lavoratori, alcuni dei quali sono in pensione".
Lo ha detto Ivan Bernini, segretario generale della FP CGIL di Treviso, rilevando che in alcuni enti locali e case di riposo del Veneto sono già stati avviati controlli sui fondi contrattuali da parte degli ispettori del Ministero delle Finanze.

"Non bastasse l'iniqua norma sul patto di stabilità interno che strangola gli enti locali e che concretamente ricade sui servizi ai cittadini, sull'occupazione e sulle buste paga dei lavoratori – ha sottolineato il segretario generale della FP CGIL di Treviso – ora anche soggetti che non hanno ruolo contrattuale dicano la loro su questioni che non sono di loro competenza e pretendono che i lavoratori pubblici restituiscano somme andando a ritroso di 10 anni. E la parte datoriale pubblica (ARAN) tace".

"Lavoratori che molto hanno già subito in termini di blocco degli stipendi e di qualità del lavoro e che con il proprio reddito garantisce il sostegno alla famiglia, ha continuato Ivan Bernini. All'attenzione degli ispettori settori pubblici quali gli enti locali, le camere di Commercio e le case di riposo. I fondi contrattuali, nella loro costituzione, sono sempre stati materia che le parti datoriali pubbliche hanno considerato non negoziabile. Inoltre, – ha spiegato Bernini - con la riforma Brunetta si sono operati interventi che hanno reso la materia ancor più assoggettata alla facoltà datoriale. Per quanto ci riguarda quello che sta accadendo è inammissibile e rende ancora più evidente l'accanimento verso i lavoratori del pubblico impiego, trattati come bancomat".

"Se le Corti e le ragionerie andranno avanti in questa direzione, nel silenzio assordante della parte datoriale pubblica, si sappia che non solo ci opporremmo a qualsiasi intervento, soprattutto fatto a posteriori, sulle tasche dei lavoratori, ma che avanzeremo immediatamente le dimissioni di tutti coloro che non hanno controllato finora, a partire proprio dagli alti dirigenti di Corti, organismi di controllo e soggetti politici che hanno guidato quegli enti negli ultimi 10 anni".