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DICHIARAZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE

Comunicati Segreteria - 03/04/2015

Occupazione crescente e tutele calanti non sono le due facce della stessa medaglia.
di Giacomo Vendrame

Cari lavoratori,
vista la mutata disciplina dei licenziamenti, è possibile affermare che il cosiddetto contratto a tutele crescenti cambia sostanzialmente la natura del rapporto di lavoro, andando nella direzione di minor garanzie per i lavoratori neoassunti, ma in realtà potenzialmente per tutti. Nel caso in cui il licenziamento sia illegittimo la nuova normativa prevede solo un riconoscimento economico che si sostanzia nell'indennizzo di 2 mensilità per ogni anno di anzianità lavorativa, da un minimo di 4 a un massimo di 24 mensilità.

La Cgil ha portato avanti una mobilitazione per arrestare questa deriva, un'iniziativa che non si ferma neppure all'indomani dell'approvazione della legge. Anzi, è ancora più necessario mettere in campo tutte le azioni possibili per tutelare i lavoratori. Nonostante il Jobs Act, infatti, nessun deve essere lasciato solo, questo è il messaggio della Cgil. E a maggior ragione, vista la riduzione di tutele in caso di licenziamento illegittimo, c'è più bisogno di Sindacato.

L'azione sindacale dovrà svilupparsi a 360°: legale, dove serve, sperimentando anche cause pilota che portino a ragionare di incostituzionalità o provando a dimostrare che a norma di legge alcuni licenziamenti sono discriminatori - data la tutela in questo caso del reintegro - o, ancora, contrattuale - in primis partendo dai contratti nazionali - in presenza di rapporti di forza e relazioni industriali che lo permettono. Anche se sembra passare in secondo piano, è bene ricordare che il nodo della questione sono i licenziamenti illegittimi, ovvero quelli che non hanno motivo d'essere. In Italia, infatti, già da prima del Jobs Act, se c'è un motivo si può licenziare, come dimostrano le tante crisi aziendali del territorio della Marca.

Allora, invece di procedere con una riduzione dei diritti così incisiva e non necessaria sarebbe stato il caso, ad esempio, di intervenire sui tempi della giustizia (anche 6 anni per una causa di lavoro nella nostra provincia) che rappresentano un vero motivo di scarsa competitività del sistema, oltre che di in-certezza del diritto.
La possibile ripresa dell'occupazione è data oggi da fattori esterni (euro debole, costo del petrolio basso, politiche monetarie della BCE) e dai forti incentivi alle assunzioni previsti nella legge di stabilità. In quest'ultimo caso, tra l'altro, saremo in campo per garantire che si creino buoni nuovi posti di lavoro.

Non è possibile legare, come vorrebbe il Governo, la cosiddetta "semplificazione" del Jobs Act alla ripresa economica e occupazionale. Non si esce dalla crisi svalorizzando il lavoro. Il Sindacato è invece fermamente convinto che solo investendo nel lavoro si possa creare reale sviluppo: la questione vera per l'occupazione rimane la condizione economica generale. E a questa, non c'è ombra di dubbio, solo delle buone politiche industriali, nazionali e territoriali, possono offrire una prospettiva di rilancio della produzione.

È possibile ritrovare le dichiarazioni video del Segretario Generale della Camera del Lavoro di Treviso sul nuovo canale YouTube CGIL ON: https://www.youtube.com/watch?v=qDvPaQf9B10

Collegamento al video originale nel portale Youtube.