Diffuso oggi il Rapporto Congiunturale dell'Ufficio Studi.
Economia e lavoro, mai così male la provincia di Treviso.
Più licenziamenti nei primi nove mesi del 2009 che in tutto il 2008, con netta prevalenza di uscite dalle piccole imprese.
Boom di cassa integrazioni e fallimenti.
Previsioni preoccupanti per il 2010 e la disoccupazione vola verso quota 7% entro giugno. Barbiero: "Mai così male il sistema economico, i prossimi 12 mesi i più duri per l'occupazione".
Più licenziamenti nei primi nove mesi del 2009 che in tutto il 2008, assunzioni bloccate, record di cassa integrazioni e fallimenti, previsioni negative per il 2010 che lasciamo profilare il rischio di una disoccupazione a quota 7%.
Questo quanto emerge dal rapporto Congiunturale dell'Ufficio Studi della Cgil provinciale di Treviso, diffuso quest'oggi. Dati che fanno dire al segretario generale della Camera del lavoro trevigiana, Paolino Babiero, che "dobbiamo affrontare la peggiore e più preoccupante situazione da dieci anni a questa parte. Mai così male, dal 2000, sia gli indicatori sulla produzione che quelli relativi al mercato del lavoro e allo stato di salute delle imprese. La ripresa non si vede, di sicuro i modesti rimbalzi dell'estate non hanno minimamente influito sulla capacità di tenuta della coesione sociale."
I LICENZIAMENTI NEL 2009 Dal 1 gennaio al 31 ottobre 2009 hanno perso il lavoro, complessivamente, 5.998 trevigiani, contro i 3.741 licenziati dell'intero 2008. Si tratta, si legge nel rapporto dell'Ufficio Studi, di un aumento estremamente preoccupante, segnale di una dinamica avviata e dagli esiti incerti, in cui a pagare il prezzo più alto sono i lavoratori delle piccole imprese, cioè quelli sprovvisti di veri ammortizzatori sociali. Si tratta di 4.201 (2.258 in tutto il 2008) licenziati costretti ad affidarsi alla sola indennità di disoccupazione, mentre gli espulsi dalle aziende medio-grandi sono stati 1.797 (erano 1.456 nel 2008).
CROLLO DELLE ASSUNZIONI - A picco, dal 2008 a oggi, le assunzioni con contratti di lavoro a tempo indeterminato nella Marca. Secondo la ricerca il calo è di oltre il 10%, confermando così il trend già registrato nel 2008. Ma il timore è che le dinamiche negative del quadro economico in atto in provincia possano fare ulteriormente peggiorare il dato entro la fine dell'anno. Il dato maggiormente negativo riguarda l'occupazione femminile, che presenta un saldo di -40%; critica anche la situazione dell'occupazione straniera, i cui flussi entrata-uscita segnano un - 30%.
Dal rapporto dell'Ufficio Studi della Cgil, al congelamento delle assunzioni corrisponde una robusta avanzata dei contratti atipici. Solo 1 posto su quattro ha previsto, tra gennaio e settembre 2009, un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Nel 44% dei casi si è invece trattato di contratti a termine, mentre circa il 25% (nel 2008 era il 21%, nel 2007 il 17%) ha riguardato assunzioni con contratto di somministrazione.
PRECARI I PIU' A RISCHIO - La non stabilità contrattuale si traduce, denuncia il Rapporto Congiunturale, in massima esposizione al rischio di licenziamento. A mettere in luce questa criticità sono i dati sulle fuoriuscite dal posto di lavoro: ogni 100 licenziati tra gennaio e settembre, 68 sono infatti occupati con contratti a tempo determinato non rinnovato; il 15,9% è rappresentato dai lavoratori in somministrazione mentre il 23,39% riguarda lavoratori con contratti a tempo indeterminato. Complessivamente, il saldo negativo delle dinamiche occupazionali, fra entrate e uscite, ha fatto registrare, nel confronto fra 2008 e 2009 (ultimo dato utile è la rilevazione di giungo) un -20,35%, per un totale di 23 mila unità in meno, il dato peggiore fra quelli relativi alle province del Veneto.
FALLIMENTI Nei primi nove mesi del 2009 in provincia di Treviso ci sono stati 180 fallimenti. Erano 114 nello stesso periodo del 2008, 66 a settembre del 2007. Il numero più alto si registra nel manifatturiero, con 72, ma l'aumento maggiore si registra nell'edilizia: da 11 nei primi 9 mesi del 2007 ai 48 dello stesso periodo di quest'anno, passando per 33 dichiarati a tutto il settembre 2008. Nella statistiche riferita al periodo gennaio-settembre 2009, dopo manifattura e costruzioni, tra i settori più colpiti dai fallimenti si trovano commercio e riparazioni (24 fallimenti) e i servizi (14).
LE PROSPETTIVE Il Rapporto Congiunturale si chiude proponendo alcune previsioni sullo scenario relativo al prossimo anno. Secondo l'Ufficio Studi della Cgil vi è forte preoccupazione per quanto riguarda il 2010. Vengono evidenziate infatti alcune situazioni di criticità che appaiono rendere ancora più complesso il quadro economico e occupazionale nella provincia. La prima riguarda gli oltre 4 mila lavoratori dell'artigianato in cassa integrazione in deroga, per i quali gli ammortizzatori sociali finiranno con la conclusione dell'anno in corso. Per questi, occupati in circa 1.000 aziende, lo scenario futuro prevede, alla conclusione della cassa in deroga, 3 mesi di sostegno con l'integrazione del sussidio Ebav a quello della disoccupazione ordinaria (ed altri eventuali sei mesi di cig in deroga, qualora il Ministro del Welfare riesca a ottenere dal ministero dell'Economia risorse per i relativi finanziamenti) per un totale di 800 euro mensili, sperando . Data la crisi del settore artigiano e la sua incapacità di riassorbire esuberi occupazionali, per la stragrande maggioranza dei lavoratori attualmente in cassa integrazione in deroga l'Ufficio Studi della Cgil prevede il licenziamento, a meno di una improbabile ripresa robusta che tocchi da subito anche le pmi artigiane che lavorano prevalentemente per il mercato locale. La seconda criticità è relativa ai 6 mila lavoratori delle 50 aziende che hanno in corso una Procedura di cassa integrazione straordinaria, per effetto di ristrutturazioni, riorganizzazioni o procedure concorsuali. Il rapporto li definisce "lavoratori oggettivamente privi di prospettive occupazionali a breve termine" proprio in ragione delle cause che hanno portato alla cassa integrazione straordinaria e quindi quasi inesorabilmente destinati alla perdita del posto di lavoro. Sarebbe questo il flusso principale di nuovi espulsi destinato a spingere la disoccupazione provinciale, tra la fine del 2009 e giugno 2010, al livello record dell'7%. Terza criticità, infine, la conferma della crescita del ricorso alla cassa integrazione ordinaria. Le procedure sono spalmate su tutti i settori, ma a preoccupare particolarmente è l'edilizia, che rischia, secondo l'Ufficio Studi della Cgil provinciale, di far registrare la peggiore flessione occupazionale e il maggiore tasso di mortalità delle imprese rispetto all'intero tessuto produttivo.
L'ANALISI - "Per quanto riguarda l'occupazione - ha detto Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil provinciale di Treviso- il 2010 sarà molto più duro del 2009. La previsione è che almeno altri 20 mila lavoratori si ritrovino privi di fonti di reddito certo da qui alla prossima estate, molti senza adeguate coperture sociali. Per questo non basta l'utilizzo che si fa oggi degli ammortizzatori sociali a disposizione, che peraltro stanno mostrando tutti i loro limiti rispetto ad una crisi lunga e strutturale. L'errore che si sta commettendo, infatti, è quello di pensare che gli effetti della recessione dureranno ancora per poco tempo e che quindi bastino cassa integrazione e mobilità per ammortizzare il danno, in attesa della ripresa e e quindi della ripartenza dell'occupazione. In realtà lo sviluppo della crisi travalica i termine temporali dei nostri ammortizzatori sociali: ci aspettano altri 12 mesi molto complicati. Quindi è necessario agire urgentemente non solo per rifinanziare il welfare allungando i tempi delle coperture, ma è si deve lavorare ad un allargamento sostanziale le tutele a quella oramai vastissima platea di lavoratori, anche quelli i precari, che sul welfare non può contare".
"Il punto vero ha concluso il segretario generale della Cgil provinciale è che senza politiche anticicliche strutturali si rischia di non avere neppure la forza di cogliere timidi segnali di ripresa, quando e se ci saranno. E per fare questo si deve essere consapevoli che servono anche investimenti pubblici sul territorio. La crisi che il sistema economico e sociale trevigiano si trova ad affrontare non è un passaggio congiunturale e quindi è molto diversa dalle criticità che abbiamo già affrontato e in parte superato negli ultimi dieci anni. Si tratta di una recessione che va aggredita con coraggio e misure strutturali, non con lo scudo fiscale, gli accordi separati e le tante, troppe promesse di non lasciare nessuno solo ad affrontare le conseguenze della recessione".
Ufficio Stampa