La nuova stagione che si apre nella nostra città con l'amministrazione Manildo può
essere una occasione per sperimentare
forme innovative di intervento a favore
dei giovani che possono essere anche una
grande opportunità di contrasto alla crisi
economica, la precarietà e la disoccupazione
che colpiscono pesantemente per
la prima volta anche i giovani trevigiani.
Il dibattito sugli spazi per i giovani, animato
in particolar modo dal collettivo Ztl,
si è concentrato su di un aspetto molto
importante: quello della socialità, della
musica e della cultura.
Ma vorrei suggerire alla nuova Amministrazione
di guardare al tema dello
"spazio" che dobbiamo dare ai giovani anche
dal punto di vista dell'occupazione e
del sostegno alle nuove professioni frutto
della rivoluzione digitale.
In questi ultimi anni stiamo assistendo
a un cambiamento profondo del mondo
del lavoro e dell'organizzazione del sistema
delle imprese.
Sempre più spesso per
molte delle competenze tecniche e professionali,
anche strategiche, le aziende
che non riescono ad avere al proprio interno
queste funzioni in modo stabile, ricorrono
all'outsourcing affidandole a professionisti
esterni e collaborazioni. E' un
modo, non nascondiamocelo, anche per
ridurre i costi.
Per questo motivo cresce il numero di
giovani che, non trovando o non volendo
un contratto di lavoro dipendente, avviano
una propria attività indipendente.
Si
tratta anche di un modo spesso efficace
per rispondere alla difficile situazione
economica che viviamo in questi anni.
Dai settori della information tecnology,
alle attività di progettazione, dall'editoria
ai servizi web, dalla creatività alle consulenze
tecnologiche, migliaia di giovani lavorano
grazie ad un computer ed alla rete
in modo indipendente. Ma questo tipo di
lavoro spesso si scontra con lo scoglio iniziale
della difficoltà di lavorare a casa o di
trovare un proprio spazio operativo con i
relativi costi.
Dall'Europa viene una esperienza che
si sta diffondendo anche in molte città italiane:
il coworking.
Si tratta di uno spazio
rivolto a questi giovani professionisti per
la condivisione delle esigenze di questo tipo
di lavoro. Oltre agli evidenti vantaggi
economici, l'idea del coworking sta funzionando
anche perché attiva sinergie e
collaborazioni che per questo tipo di giovani
professionisti sono prassi naturali essendo
cresciuti lavorando appunto in rete.
Lo spazio di coworking può diventare
un volano per allargare il network di collaborazioni,
scambiarsi competenze e conoscenze,
sviluppare collaborazioni.
A Treviso potrebbe essere una bella sfida
aprire un coworking in uno dei tanti
spazi vuoti della città in relazione con il sistema
universitario e delle imprese. Non
servono grandi investimenti perché si
tratta sostanzialmente di un open space
con postazioni con connessione a banda
larga, stampanti collegate in rete una segreteria
che funga da recapito e gestisca
gli spazi e una sala riunioni comune utile
anche per organizzare incontri a tema,
workshop, esposizioni e altri piccoli eventi
che facciano diventare questo spazio un
vero e proprio luogo di incontro e scambio
professionale.
Sarebbe un bel segnale di investimento
e di fiducia nei giovani per segnare la nuova
stagione della città.