Ci sono due elementi di novità e di straordinaria attualità che sono contenuti nell'accordo che Cgil, Cisl e Uil hanno sottoscritto con Unindustria Treviso lo scorso 7 febbraio.
Novità riguardano non solo i contenuti ma anche il metodo, dal momento che la discussione serrata e il confronto con atteggiamento propositivo sono stati gli strumenti con cui si è arrivati, contrariamente a quanto sempre più spesso accade a livello nazionale, ad un accordo unitario e non separato.
L'attualità ha invece a che fare con la coerenza che gli obiettivi dell'accordo hanno rispetto all'art 41 della Costituzione, cioè la parte della Carta che riempie di senso e di prospettiva la libertà di impresa nel nostro Paese, mentre il governo appare convinto che dare mano libera al capitale e svincolarlo dalla responsabilità sociale rappresenti lo strumento per dare una scossa all'economia.
Tutto questo, in pratica, si tradurrà nel lavoro di elaborazione e sperimentazione rispetto ad alcune delle più importanti questioni che riguardano nell'oggi il mondo del lavoro, a partire dal sistema (innovativo) di relazioni industriali a base territoriale, per qualificare la contrattazione aziendale, con carattere volontario, con contenuti economici collegati ai risultati d'impresa coerenti con gli accordi interconfederali e con i contratti nazionali, estendendo la defiscalizzazione del salario erogato al secondo livello.
E, rispetto alle grandi trasformazioni che l'economia territoriale sta vivendo, verrà messa in campo una azione congiunta di stimolo sul decisore pubblico per azioni che accompagnino queste evoluzioni, penso in particolare all'ambito della formazione, di base e continua, e allo sviluppo di un modello di welfare locale più efficiente, che non si limiti all'ammortizzazione delle situazioni di criticità legate all'occupazione ma che guardi anche a strumenti innovativi di difesa del reddito, prendendo spunto dalle iniziative confederali per la calmierazione delle tariffe, già sperimentati con successo con le multiutilities trevigiane.Al di là dei contenuti dell'accordo c'è da sottolineare la "linea culturale" che è stata seguita. Il patto spinge infatti verso la responsabilità sociale dell'impresa e consolida il ruolo delle parti sociali e fa tutto questo nel solco di una forte innovazione. Ciò dovrebbe farci dire che l'art 41 della Costituzione (L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.") non solo non è un limite alla libertà di impresa ma definisce pienamente i contorni dell'iniziativa economica in un sistema improntato alla libera concorrenza, e alla libertà di intraprendere, e che nello stesso tempo non perde di vista l'obiettivo "superiore" oltre la mera creazione di profitto, ovvero generare ricchezza e avere la capacità, attraverso il lavoro e una giusta soglia di imposizione fiscale, favorirne una redistribuzione nel corpo sociale. Che è poi un importante fine sociale.
Anche questo evidenzia come l'iniziativa della maggioranza e dell'Esecutivo per cambiare in maniera significativa il disposto dell'art 41, oltre a essere l'ennesima cortina fumogena utile a nascondere le vere questioni che non si vogliono affrontare, è del tutto inutile rispetto allo stesso obiettivo che si vuole perseguire, altrimenti non si spiegherebbe l'importanza, riconosciuta da tutti gli attori, del patto trevigiano.Un ultima considerazione: l'efficacia dell'accordo e la sua durata sono vincolati a una clausola di salvaguardia. Il Patto per lo sviluppo sarà cioè efficace solo dopo la ratifica da parte di tutte le Organizzazioni firmatarie e avrà durata biennale dalla data della ratifica inviata dall'ultima delle parti che lo approva.
In qualsiasi momento le parti avranno facoltà di comunicare unilateralmente la sospensione o la disdetta del Patto. Fosse così anche per gli accordi che si stipulano a livello nazionale non saremmo costretti ad assistere alla firma di accordi separati e i lavoratori non si troverebbero divisi per effetto dell'azione di quegli schieramenti politico-sindacali che hanno e stanno promuovendo accordi senza la Cgil.Paolino Barbiero - segretario generale Cgil provinciale Treviso