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COMUNICATO STAMPA

Comunicati Segreteria - 23/07/2013

Più 5% il tempo determinato, ma sono contratti giornalieri e di non oltre i 30 giorni.
CGIL: Meno assunzioni e per periodi sempre più brevi
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Giacomo Vendrame: "Precarietà e frammentazione delle forme contrattuali stanno contribuendo a sviluppare una generazione "sprecata". Oggi è il momento di sperimentare interventi concreti e progettuali per creare buona occupazione e recuperare energie e competenze".

I DATI
La forma contrattuale maggiormente stipulata in provincia di Treviso risulta essere, nel quarto trimestre 2012, il tempo determinato con 11.792 flussi e incidenza pari al 44,7%. E nel complesso, rispetto allo stesso periodo del 2011, i movimenti di assunzioni si contraggono del 7,7%, passando da 28.561 a 26.374. La variazione negativa in termini assoluti per il trimestre considerato – spiega il Centro Studi della Camera del Lavoro di Treviso – è addebitabile soprattutto ai contratti di tipo intermittente con 1.347 movimenti in meno rispetto allo scorso anno, seguono i contratti del parasubordinato (-502) e i contratti di apprendistato e inserimento che perdono 439 posizioni. In termini percentuali, le variazioni più significative interessano principalmente il lavoro intermittente (-52,6%), seguono l'apprendistato e i contratti di inserimento (-30%). Le due tipologie d'impiego che presentano un numero di attivazioni maggiore rispetto a quelle relative al quarto trimestre 2011 risultano i contratti a tempo determinato (+5%) e gli stage (+6,1%).

Si osserva, inoltre, come su base annua la durata delle assunzioni si accompagna alla riduzione della media di giornate di lavoro previste per i contratti di tipo dipendente: tra il 2012 e il 2011 aumentano i contratti di un giorno di quasi il 32%, e di circa il 15% quelli settimanali, mentre calano i contratti superiori ai sette giorni, e crollano oltre del 33% tutti quelli oltre l'anno. La variazione più significativa si registra prendendo in esame l'intero periodo di crisi, ovvero dal 2008, che registra l'impennata dei contratti giornalieri (+90%), una crescita oltre il 30% per i contratti entro la settimana, del 14,3% fino a 30 giorni, e del 31,3% tra i 5 e i 12 mesi, di segno negativo, invece, i contratti compresi tra il 1 e 6 mesi, oltre l'anno (-51,2%) e oltre i tre (-99%).
Analizzando anche i saldi per tipologia contrattuale lo studio evidenzia un calo complessivo di 8mila assunzioni, pari all'8,2% su base annua, tra il 2011 e il 2012, quando rispetto a tempo indeterminato, determinato e somministrazione, a risentirne di più sono apprendistati e inserimenti con un -26,4%. Sul fronte delle cessazioni crescono solo quelle relative al tempo determinato con +2,3%.

L'ANALISI
L'analisi ci consegna una fotografia disarmante del nostro mercato del lavoro, incredibilmente segmentato e diseguale. La precarietà ha ormai modificato la struttura produttiva e di mercato di interi settori. Si registra, infatti, come siano esponenzialmente aumentati i contratti brevissimi, quelli di un solo giorno di lavoro, assunzioni che spesso nascondono rapporti di lavoro irregolare e di sfruttamento, quelli di breve durata, entro il mese. Inoltre, diminuiscono le scadenze più lunghe, dimezzandosi oltre l'anno e di fatto annullando l'attivazione di contratti biennali e triennali. Inoltre, i contratti brevi non si rinnovano facendo permanere nella continua precarietà e frammentazione contrattuale i lavoratori, assunti per la maggior parte a tempo determinato, rilevando un flop dell'apprendistato quale percorso di inserimento ad un impiego stabile e duraturo.

IL COMMENTO
I dati sempre più feroci su disoccupazione e precarietà raccontano, quasi come un bollettino di guerra, la crisi di una generazione, quella degli under 30, che possiamo definire "perduta". In particolare – spiega Giacomo Vendrame, segretario generale della Camera del Lavoro di Treviso - in un territorio, il nostro, caratterizzato da familismo, dove l'accesso alla professione, alla carriera, allo studio, alla casa, al welfare viene per lo più ereditato, dove l'ascensore sociale si è fermato agli anni 90 e si ratificano oggi significative disuguaglianze di partenza. Decine di migliaia di precari hanno perso in questi anni il posto di lavoro senza ricevere nessun tipo di ammortizzatore sociale. E anche la famiglia laddove ha potuto sostenere questa situazione oggi non ce la fa più.
La precarietà troppo spesso è – sottolinea Vendrame – umiliazione, assenza di diritti, sfruttamento, maggior subordinazione, se va bene "semplicemente" forte incertezza sulle prospettive di vita. La generazione che nell'ultimo decennio si è affacciata al mondo del lavoro si è trovata, suo malgrado, ad essere la cavia per esperimenti di contrazione di redditi e diritti e anche la riforma targata Fornero ha cambiato poco la situazione.

Questo – dice Vendrame – è il maggior spreco del nostro Paese. E proprio dal territorio possiamo iniziare a costruire alleanze e mobilitare competenze per rilanciare il nostro sistema d'istruzione e ricerca e di conseguenza quello produttivo ed economico. Occorre allora cambiare radicalmente i paradigmi del nostro sistema economico e sociale ingessato e liberare energie e competenze. Occorre creare lavoro e farlo orientando il nostro sistema produttivo e di servizi verso l'innovazione e la sostenibilità. E il Piano del Lavoro elaborato dalla nostra Organizzazione va proprio in questa direzione. Siamo pronti ad affrontare nuove dimensioni della contrattazione, non per disperdere risorse e intelligenze, ma per recuperarle e modificare i rapporti di forza. Sulla contrattazione, infatti, bisogna avere un approccio sperimentale e allo stesso tempo pragmatico. Occorre allora costruire percorsi che accompagnino la regolarizzazione e la regolamentazione di alcuni segmenti produttivi e solo attraverso la contrattazione è possibile entrare nel merito e mettere mano alle dinamiche dell'organizzazione del lavoro.

In un mercato del lavoro in cui i giovani sono mediamente il 27%, gli under 35 iscritti alla CGIL rappresentano il 21% del totale. Quel segmento che viene a mancare lo identifichiamo con i precari. I motivi sono noti, in primis la riccattabilità di questi lavoratori e la paura ad avvicinarsi al Sindacato, ma anche lo spaesamento derivante dalla loro condizione indefinita sia a livello contrattuale che in relazione al sempre diverso settore d'impiego. Per questa ragione – conclude Vendrame – chiediamo con forza anche a questi lavoratori di avvicinarsi alla CGIL, che già da diversi anni nel Nidil ha raggruppato la categoria dei lavoratori atipici per meglio seguire i casi specifici, orientare i precari e registrare le nuove dinamiche del mercato del lavoro.