Più 5% il tempo determinato, ma sono contratti giornalieri e di non oltre i 30 giorni.
CGIL: Meno assunzioni e per periodi sempre più brevi.
Giacomo Vendrame: "Precarietà e frammentazione delle forme contrattuali stanno contribuendo a sviluppare una generazione "sprecata". Oggi è il momento di sperimentare interventi concreti e progettuali per creare buona occupazione e recuperare energie e competenze".
I DATI
La forma contrattuale maggiormente stipulata in provincia di Treviso risulta essere, nel quarto trimestre 2012, il tempo determinato con 11.792 flussi e incidenza pari al 44,7%. E nel complesso, rispetto allo stesso periodo del 2011, i movimenti di assunzioni si contraggono del 7,7%, passando da 28.561 a 26.374. La variazione negativa in termini assoluti per il trimestre considerato spiega il Centro Studi della Camera del Lavoro di Treviso è addebitabile soprattutto ai contratti di tipo intermittente con 1.347 movimenti in meno rispetto allo scorso anno, seguono i contratti del parasubordinato (-502) e i contratti di apprendistato e inserimento che perdono 439 posizioni. In termini percentuali, le variazioni più significative interessano principalmente il lavoro intermittente (-52,6%), seguono l'apprendistato e i contratti di inserimento (-30%). Le due tipologie d'impiego che presentano un numero di attivazioni maggiore rispetto a quelle relative al quarto trimestre 2011 risultano i contratti a tempo determinato (+5%) e gli stage (+6,1%).
Si osserva, inoltre, come su base annua la durata delle assunzioni si accompagna alla riduzione della media di giornate di lavoro previste per i contratti di tipo dipendente: tra il 2012 e il 2011 aumentano i contratti di un giorno di quasi il 32%, e di circa il 15% quelli settimanali, mentre calano i contratti superiori ai sette giorni, e crollano oltre del 33% tutti quelli oltre l'anno. La variazione più significativa si registra prendendo in esame l'intero periodo di crisi, ovvero dal 2008, che registra l'impennata dei contratti giornalieri (+90%), una crescita oltre il 30% per i contratti entro la settimana, del 14,3% fino a 30 giorni, e del 31,3% tra i 5 e i 12 mesi, di segno negativo, invece, i contratti compresi tra il 1 e 6 mesi, oltre l'anno (-51,2%) e oltre i tre (-99%).
Analizzando anche i saldi per tipologia contrattuale lo studio evidenzia un calo complessivo di 8mila assunzioni, pari all'8,2% su base annua, tra il 2011 e il 2012, quando rispetto a tempo indeterminato, determinato e somministrazione, a risentirne di più sono apprendistati e inserimenti con un -26,4%. Sul fronte delle cessazioni crescono solo quelle relative al tempo determinato con +2,3%.
L'ANALISI
L'analisi ci consegna una fotografia disarmante del nostro mercato del lavoro, incredibilmente segmentato e diseguale. La precarietà ha ormai modificato la struttura produttiva e di mercato di interi settori. Si registra, infatti, come siano esponenzialmente aumentati i contratti brevissimi, quelli di un solo giorno di lavoro, assunzioni che spesso nascondono rapporti di lavoro irregolare e di sfruttamento, quelli di breve durata, entro il mese. Inoltre, diminuiscono le scadenze più lunghe, dimezzandosi oltre l'anno e di fatto annullando l'attivazione di contratti biennali e triennali. Inoltre, i contratti brevi non si rinnovano facendo permanere nella continua precarietà e frammentazione contrattuale i lavoratori, assunti per la maggior parte a tempo determinato, rilevando un flop dell'apprendistato quale percorso di inserimento ad un impiego stabile e duraturo.
IL COMMENTO
I dati sempre più feroci su disoccupazione e precarietà raccontano, quasi come un bollettino di guerra, la crisi di una generazione, quella degli under 30, che possiamo definire "perduta". In particolare spiega Giacomo Vendrame, segretario generale della Camera del Lavoro di Treviso - in un territorio, il nostro, caratterizzato da familismo, dove l'accesso alla professione, alla carriera, allo studio, alla casa, al welfare viene per lo più ereditato, dove l'ascensore sociale si è fermato agli anni 90 e si ratificano oggi significative disuguaglianze di partenza. Decine di migliaia di precari hanno perso in questi anni il posto di lavoro senza ricevere nessun tipo di ammortizzatore sociale. E anche la famiglia laddove ha potuto sostenere questa situazione oggi non ce la fa più.
La precarietà troppo spesso è sottolinea Vendrame umiliazione, assenza di diritti, sfruttamento, maggior subordinazione, se va bene "semplicemente" forte incertezza sulle prospettive di vita. La generazione che nell'ultimo decennio si è affacciata al mondo del lavoro si è trovata, suo malgrado, ad essere la cavia per esperimenti di contrazione di redditi e diritti e anche la riforma targata Fornero ha cambiato poco la situazione.
Questo dice Vendrame è il maggior spreco del nostro Paese. E proprio dal territorio possiamo iniziare a costruire alleanze e mobilitare competenze per rilanciare il nostro sistema d'istruzione e ricerca e di conseguenza quello produttivo ed economico. Occorre allora cambiare radicalmente i paradigmi del nostro sistema economico e sociale ingessato e liberare energie e competenze. Occorre creare lavoro e farlo orientando il nostro sistema produttivo e di servizi verso l'innovazione e la sostenibilità. E il Piano del Lavoro elaborato dalla nostra Organizzazione va proprio in questa direzione. Siamo pronti ad affrontare nuove dimensioni della contrattazione, non per disperdere risorse e intelligenze, ma per recuperarle e modificare i rapporti di forza. Sulla contrattazione, infatti, bisogna avere un approccio sperimentale e allo stesso tempo pragmatico. Occorre allora costruire percorsi che accompagnino la regolarizzazione e la regolamentazione di alcuni segmenti produttivi e solo attraverso la contrattazione è possibile entrare nel merito e mettere mano alle dinamiche dell'organizzazione del lavoro.
In un mercato del lavoro in cui i giovani sono mediamente il 27%, gli under 35 iscritti alla CGIL rappresentano il 21% del totale. Quel segmento che viene a mancare lo identifichiamo con i precari. I motivi sono noti, in primis la riccattabilità di questi lavoratori e la paura ad avvicinarsi al Sindacato, ma anche lo spaesamento derivante dalla loro condizione indefinita sia a livello contrattuale che in relazione al sempre diverso settore d'impiego. Per questa ragione conclude Vendrame chiediamo con forza anche a questi lavoratori di avvicinarsi alla CGIL, che già da diversi anni nel Nidil ha raggruppato la categoria dei lavoratori atipici per meglio seguire i casi specifici, orientare i precari e registrare le nuove dinamiche del mercato del lavoro.