Il taglio delle agibilità sindacali agita soprattutto il Governo.
"Onestamente siamo più preoccupati della fase recessiva che attraversa il Paese; ce ne faremo una ragione".
Dovremmo essere abituati alla spettacolarizzazione, assieme alla volatilità, dei
meccanismi di comunicazione e trasmissione delle informazioni in questo nostro Paese.
L'aspetto mediatico preponderante rispetto al merito e all'approfondimento.
"Se il tema prevalente di tutto l'impianto della riforma della Pubblica Amministrazione,
quello che fa discutere molti ministri, politici, opinionisti ed editorialisti, è il taglio dei
distacchi e dei permessi sindacali, significa che sul resto c'è poco da discutere o molto
da nascondere".
In effetti se qualcuno avesse la briga di leggere quanto c'è nel testo
di riforma si accorgerebbe, con molta probabilità, che non si fa altro che riscrivere
quanto già scritto e mai applicato negli ultimi trent'anni "con l'aggravante dei tagli
sull'occupazione e sulle retribuzioni e con clamorosi dietro-front rinunciati verso
potentati e lobby finanziarie, professionali ed economiche".
"Noi ce ne faremo una ragione e ci ristruttureremo diversamente nei posti di lavoro e nella società, magari costretti, perché no, a provare ad organizzare e rappresentare in maniera più incisiva proprio coloro che forse anchenoi abbiamo trascurato in questi decenni. Il disagio e la ricerca di riscatto sociale, la necessità di rivendicare il proprio spazio ed i propri diritti migliorando le condizioni per sé e per gli altri, non nascono con il Sindacato.
Il Sindacato ha incanalato ed organizzato questi fenomeni da sempre presenti nella società e che non verranno mano per qualche distacco tagliato in nome di un ipocrita efficientismo".