Allarme del Sindacato: impennata della disoccupazione della media e grande impresa trevigiana.
In 4 mesi persi altri mille posti di lavoro, 520 in più del 2012.
Giacomo Vendrame: "Non stiamo uscendo dal tunnel, il rischio è rimanere schiacciati. La crisi sta cancellando interi comparti produttivi. Bisogna subito intervenire con provvedimenti strutturali per ridurre il costo del lavoro,
incentivare gli investimenti e rendere efficiente la PA per liberare risorse da riversare sull'economia locale".
In linea con i dati dello scorso anno, di questi 2.195 nuovi disoccupati il 65,5% svolgeva mansioni operaie e il restante 34,5% impiegatizie. La perdita si registra maggiormente nei settori del legno-arredo, della metalmeccanica, dell'abbigliamento-calzaturiero, delle costruzioni e del commercio. Le aree geografiche della provincia a risentire di più della crisi della grande impresa si confermano l'interland del capoluogo (con 725 posti di lavoro persi), il coneglianese (518), il territorio castellano (338). La fascia d'età più toccata resta quella compresa tra i 41 e i 50 anni, con particolare attenzione all'aumento delle fuoriuscite per gli ultracinquantenni maschi che tocca il 22,57% del totale dei lavoratori licenziati. Complessivamente su cento posti di lavoro persi erano 63,5 quelli occupati dagli uomini e 36,5 quelli occupati dalle donne; 82 da italiani e 18 da stranieri.
"Questo dato non solo conferma le dinamiche territoriali e anagrafiche legate alla crisi della media e grande impresa trevigiana, ma ci consegna la fotografia di una situazione in netto peggioramento commenta Giacomo Vendrame, segretario generale della CGIL di Treviso sono, infatti, oltre 500 i posti di lavoro persi in più rispetto allo stesso periodo del 2012. La crisi allora non solo non sta cessando ma morde più che mai spazzando via interi comparti della nostra economia. E su questo fronte è finito e da non poco tempo il momento delle riflessioni e dell'attesa di "uscire dal tunnel".