25 maggio 2014, la resistenza non finì il 25 aprile 1945.
Gentile Direttore,
se crediamo che la resistenza si sia esaurita il 25 aprile del 1945 ci sbagliamo.
La Liberà, la democrazia, i diritti sono aspetti fondamentali delle nostre vite e del nostro essere collettività
che vanno conquistati e preservati di giorno in giorno. Per questo lavorare sulla memoria e celebrare con dignità e orgoglio non solo patriottico ma civile quella data è un dovere di ciascun
cittadino e ancora di più di un'Organizzazione come il Sindacato che su quei valori e su quell'esperienza di lotta e di tenacia fonda la propria storia, le proprie radici.
Non possiamo, allora, non riflettere e non prendere in considerazione, seriamente e con preoccupazione, ciò che sta avvenendo in Europa, in quell'Europa allora colonizzata dai regimi fascisti e totalitari e che oggi, a distanza di quasi settant'anni, rivede l'allungarsi di terribili ombre dai tratti autoritaristici, xenofobi, estremistici all'interno degli organi democratici.
Siamo in pericolo e non dobbiamo abbassare la guardia. Non possiamo permettere che la crisi economica e lo smarrimento identitario che viviamo sulla nostra pelle porti strati della
società ad abbracciare pensieri di questa natura. Questa volta il fronte, lì dove deve cadere l'impegno e lo sforzo di governanti, amministratori e dei corpi sociali, è il Lavoro e la creazione di quel senso civile europeo che negli ultimi anni si è drammaticamente affievolito.
Siamo a meno di un mese da quel diritto e atto di grande responsabilità che è il voto dei cittadini dell'Unione Europea. Siamo chiamati a scegliere chi ci rappresenterà nelle sedi deputate a costruire l'Europa dei popoli, a riprendere e ridare slancio e vita al processo di unione, non solo economica e normativa, ma anche di coesione sociale. Un momento per essere a nostra volta partigiani, per combattere chi ancora nel terzo millennio fomenta odio e divisione, chi pone davanti agli interessi di tutti, delle nostre comunità in divenire, quelli di pochi. Lo spirito d'appartenenza non è qualcosa che mira ad escludere le minoranze, stranieri e profughi, cittadini di altro credo, di emarginare e allontanare, ma che ci pone di fronte alle alterità in modo inclusivo, nell'obiettivo comune di costruire benessere e futuro per tutti.
Sotto questa luce dobbiamo avere la capacità di vivere il nostro innegabilmente difficile quotidiano, fatto delle avversità del mondo del lavoro e delle incertezze di questo momento storico, di celebrare il 25 aprile 2014 e, il 25 maggio prossimo, di adempiere a quel fantastico dovere che è il voto.