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COMUNICATO STAMPA

Comunicati Segreteria - 23/10/2009

Barbiero: situazione pesante non solo per le imprese, ma anche per le famiglie.
La Cgil: patto tra produttori per affrontare la stretta del credito.

La stima: nel 2010 oltre 20 mila famiglie trevigiane avranno problemi nei rapporti con la loro banca. Il segretario "Unità di intenti tra imprese e cittadini per ritrovare una collaborazione virtuosa tra istituti di credito e tessuto socio-economico della Marca".
"Per rimettere sui binari il rapporto fra banche e territorio si deve trovare unità di intenti e di obiettivi. Occorre un patto tra produttori, aziende, lavoratori dipendenti e autonomi, perché la stretta del credito è un problema che riguarda sia le imprese e le famiglie".

La proposta è di Paolino Barbiero, segretario provinciale della Cgil di Treviso, secondo cui "le 13 mila lettere degli artigiani agli istituti di credito rischiano di rimanere l'ennesimo campanello d'allarme non raccolto, un cul de sac in cui il bisogno di credito e le esigenze di bilancio delle banche non quadreranno mai insieme e che si impantana in una contrapposizione che non è utile a nessuno. Questo se non si darà voce agli oltre 6 mila licenziati da gennaio ad oggi, di cui due terzi sono sprovvisti di veri ammortizzatori sociali, e ai più di quindicimila cassaintegrati, che per effetto della di munizione di reddito sono diventati trasparenti rispetto al credito. La stima è che il prossimo anno oltre 20 famiglie trevigiane avranno problemi nel rapporto con le loro banche per quanto riguarda scoperti di conto, prestiti e mutui".

"Il quadro – ha spiegato Barbiero – è effettivamente preoccupante. La stretta del credito colpisce un tessuto sociale e produttivo già fortemente indebitato. C'è certamente la necessità di razionalizzazione nel rapporto fra banche, clientela privata e aziendale, ma gli istituti di credito non possono girarsi dall'altra parte agendo, per i loro interessi, in maniera slegata rispetto ai bisogni del sistema territoriale. Del resto i destini delle famiglie e delle imprese sono legate a doppio filo e con le banche va ritrovato un rapporto virtuoso ed efficiente per entrambe le parti".

"Dove ci sono elementi di forte criticità, come ad esempio nel caso della riforma delle commissioni bancarie, che in effetti, con l'eliminazione del massimo scoperto, hanno portato ad un inasprimento dei costi sia per i privati che per le imprese, imprese e cittadini devono attivare una modalità di confronto che sia unitaria, e per questo forte e autorevole. Serve un patto tra produttori per ristabilire le regole del rapporto, bilanciando la necessità di avere un sistema del credito sano, in grado di rispondere in maniere efficiente ai bisogni della collettività, di cui gli istituti di credito sono parte e partner, non avversario. In caso contrario si andrà verso la bancarotta del tessuto sociale ed economico".

"Su questo – ha concluso il segretario generale della Cgil provinciale – proponiamo una alleanza tra associazioni di categoria, il sindacato e i rappresentanti dei consumatori. Vogliamo un confronto con le banche che non sia frammentato, così da fare il gioco dei cartelli. Anche per evitare quelle distorsioni inaccettabili e ingiuste, per cui poi i più deboli, cioè le famiglie, pagano i costi di quello che riescono a ottenere le controparti più forti, cioè le imprese".

Ufficio Stampa