Nota del segretario provinciale sulla Festa del Lavoro.
"Primo Maggio con i negozi aperti, emblema della crisi del lavoro".
Data da celebrare con il lutto al braccio: da un lato si viola il valore della giornata,
costringendo al lavoro gli addetti del commercio, dall'altra i numeri dello stato dell'economia ci dicono che la crisi è grave e profonda,
con la disoccupazione oramai al 7%.
"Un Primo maggio all'insegna dei negozi aperti e delle fabbriche che invece stanno chiudendo è l'emblema del cortocircuito del nostro sistema economico, in preda ad una crisi che è causa di una evidente frantumazione della coesione sociale".
Barbiero cita i dati dell'ultima rilevazione condotta dall'Ufficio Studi della Cgil di Treviso secondo cui, ad aprile, il numero complessivo dei licenziati è salito a quota 3.004, di cui 2.012 espulsi nelle piccole imprese e 993 in quelle medio grandi.
"Il pur necessario rigore non può uccidere la crescita - ha aggiunto il segretario generale della Cgil provinciale - senza crescita le politiche di controllo e messa in sicurezza della spesa pubblica si riducono a semplice austerity e fanno assomigliare l'operato del governo a quello di un curatore fallimentare. Ad un passo dal default economico e sociale servono misure urgenti per rilanciare i redditi, anche attraverso una coerente lotta all'evasione fiscale e ad una effettiva e non più procastinabile diminuzione della pressione fiscale sui redditi da lavoro e quelli dell'impresa. Ma soprattutto serve una azione corale per battere il ricatto della speculazione operata dai mercati finanziari: non possiamo continuare a vivere sotto lo scacco dello spread, nessuna politica di austerity ha mai favorito la ripresa in tempi di crisi ma se all'ultraliberalismo finanziario non piacciono azioni con valore sociale, come ad esempio la messa in sicurezza dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, finisce tutto nell'aumento dei tassi di interesse dei titoli pubblici e il Paese si riduce a vivere in una condizione di sovranità limitata".