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COMUNICATO STAMPA

Comunicati Segreteria - 21/01/2013

Oltre 7mila lavoratori in mobilità e 4milioni di ore di Cigo.
Mercato del lavoro 2012, l'analisi della CGIL trevigiana
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Il segretario generale, Giacomo Vendrame: "Crisi lunga e profonda, non tocca solo l'economia ma la struttura stessa della società trevigiana. Sono già presenti le prime avvisaglie di trasformazione. Chi s'appresterà a governare il Paese e il territorio dovrà guardare al lavoro quale perno delle strategie industriali e dell'intervento pubblico, al fine di creare buona e duratura occupazione".

Cresce anche nel 2012 il numero di lavoratori interessati alle procedure di mobilità. Elaborato dal Centro studi della CGIL, il rilevamento dei dati sullo stato di crisi delle aziende in provincia di Treviso fotografa una situazione del mercato del lavoro sostanzialmente stagnante. 7.371 lavoratori in mobilità e 4milioni 171mila trecento ore autorizzate di cassa integrazione ordinaria sono i drammatici dati con i quali si è chiuso il 2012 nella Marca.
Si contano più disoccupati senza coperture economiche. Infatti, se il numero di lavoratori usciti dal mercato del lavoro resta sostanzialmente costante rispetto al 2011, si divarica la forbice tra gli iscritti alla mobilità con indennità (Legge 223/91), che passano da 3.016 a 2.085, e senza indennità (Legge 236/93), che da 4.227 nel 2011 arrivano a quota 5.286 nell'anno appena concluso.

Nazionalità e Genere: raffrontando gli ultimi due anni (2011-2012) rimangono complessivamente invariati sia il rapporto tra il numero di lavoratori in mobilità italiani e stranieri, che si attesta attorno al 73% per i primi e 26% per i secondi, sia il rapporto tra donne e uomini, rispettivamente 40% e 60% del totale iscrizioni alla mobilità.
Mansioni: invarianza rispetto all'anno precedente anche nel rapporto tra la percentuale di fuoriuscite di tute blu, intorno al 65%, e di impiegati, circa 35%. Sebbene il trend degli ultimi anni vede progressivamente appiattirsi la differenza tra le alte percentuali di mobilità che investivano direttamente i reparti produttivi (77% nel 2008) rispetto alla quota impiegatizia (22% sempre nel 2008).
Dato anagrafico: Analizzando nel dettaglio la situazione degli ultimi dodici mesi, ad essere la più colpita è la fascia d'età che va dai 31 ai 50 anni, ed in particolare gli uomini che rappresentano da soli il 38,7% del totale dei lavoratori interessati alla mobilità.

Lungo l'asse temporale, secondo il Centro Studi CGIL, è possibile classificare i due quadrimestri a cavallo tra il 2011 e l'anno appena concluso come il periodo più duro dall'inizio della crisi: ben 6.139 posti di lavoro persi (2.880 tra settembre e dicembre 2011 e 3.259 tra gennaio e aprile 2012).
Le aree a soffrire maggiormente della difficile congiuntura occupazionale si riconfermano essere: Treviso e il suo interland (2.848 lavoratori in mobilità) e la zona di Conegliano-Pieve di Soligo (1.301 fuoriuscite), terzo della triste classifica è il territorio di Castelfranco Veneto, con 1.289 posti persi.
Lo studio sottolinea che proprio per il capoluogo il 2012 ha rappresentato l'anno nero del commercio con la perdita di ben 440 posti di lavoro senza tutele e altri 58 coperti da ammortizzatori economici. Per quanto riguarda i settori colpiti, complessivamente il commercio della Marca chiude il 2012 con oltre mille posti persi, subito dopo l'edilizia, meno 1.174 posti di lavoro, e il comparto metalmeccanico, con 1.551 lavoratori in mobilità. In grande difficoltà anche l'industria del legno e il TAC (tessile-abbigliamento-calzaturiero).
E come il 2011 anche l'anno appena concluso ha toccato un nuovo record di ore di cassa integrazione ordinaria con 4.171.300 ore autorizzate dall'INPS per un totale di 17.279 lavoratori e 1.010 aziende. Picco nel mese di maggio con ben 565mila ore bruciate. A usufruire maggiormente della Cigo sono rispettivamente i settori del legno (1.374.765 ore autorizzate) e della metalmeccanica (1.347.473 ore).

Il commento del segretario generale della Camera del Lavoro di Treviso, Giacomo Vendrame: "La situazione occupazionale dimostra la profondità della crisi e interroga sulla sostenibilità non solo economica ma anche sociale di questo lungo periodo di massiccio aumento della disoccupazione. Quello che rischiamo non è solo la distruzione del nostro tessuto produttivo, la cancellazione progressiva di quel know how e saper fare che ha permesso di realizzare il modello della pmi e creato una ricchezza diffusa nel nostro territorio. A rischio – ha detto il segretario generale - c'è anche la tenuta sociale: giovani che entrano tardi nel mercato del lavoro, con un conseguente arretramento professionale rispetto ai loro coetanei europei e con un ritardo generazionale nella composizione delle nuove famiglie, ricchi sempre più ricchi mentre aumenta la fascia debole della società, costituita da pensionati soli, migranti senza lavoro, famiglie monoreddito o con anziani in casa per incamerare anche la pensione, indispensabile, nel budget familiare. Fenomeni che, in maniera preoccupante, si sono già iniziati a registrare nel corso del 2012".

"Il 2013, invece, deve essere un anno di svolta, di ricostruzione intelligente e lungimirante – ha aggiunto Vendrame - il momento per affrontare non solo i problemi legati alla congiuntura economica e occupazionale d'emergenza ma risolvere alla radice la questione lavoro in questo Paese. Il lavoro deve essere, infatti, la priorità politica di chi governerà, a Palazzo Chigi come a Ca' Sugana, con una nuova politica economica strategica che rilanci produzione e vocazione dei territori. Dobbiamo invertire questo trend con il rilancio del pubblico e con politiche industriali di sviluppo volti alla creazione di buona occupazione – ha precisato Vendrame - posti di lavoro veri, con contratti solidi e con la possibilità di crescita non solo dal punto vista del reddito ma anche sociale".

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