Ricerca dell'Ufficio studi della Cgil provinciale: fase acuta della crisi in autunno.
Economia, Marca nella morsa di calo di fatturati e indebitamento. Entrate delle imprese in calo tra il 30 e il 50%, debiti per 20 miliardi.
Entro l'anno il tasso di disoccupazione supererà il 5%.
Barbiero: "Urgente attuare una efficace politica industriale con cui tentare di governare la crisi e la trasformazione dell'economia".
"A fine anno in provincia di Treviso la disoccupazione raggiungerà un valore superiore al 5%, occorre urgentemente dispiegare una politica industriale utile che proponga soluzioni per il nostro territorio, per uscire dalla morsa di un calo dei fatturati che arriva anche al 50% e di un indebitamento delle imprese a quota 20 miliardi, che spinge a processi di riorganizzazione molto pesanti per l'occupazione".
Lo ha detto oggi Paolino Barbiero, segretario generale della Camera del Lavoro di Treviso, commentando i dati di una analisi condotta dall'Ufficio Studi della Cgil provinciale sulla situazione del sistema economico della Marca. "Si tratta ha sottolineato Barbiero di indicazioni che mettono in luce come la fase acuta della recessione, dal punto di vista degli effetti sulla tenuta delle imprese e del mercato del lavoro, arriverà con l'autunno. Giungerci impreparati significherà rimanere in balia di una fase che non è solo caratterizzata dal ciclo negativo ma che è anche all'insegna di processi che ridisegneranno profondamente il sistema economico. Si tratta di capire se si cercherà di governare questa fase o se la si subirà".
LA RICERCA Il primo punto esaminato nello studio della Cgil riguarda la situazione del mercato del lavoro. Il dato mette in mostra una flessione, da gennaio ad oggi, pari a 4.300 posti per quanto riguarda i contratti di lavoro subordinato. A queste persone, coperte da una rete minima di welfare, rappresentata dal trattamento di disoccupazione o da quello di mobilità, si devono aggiungere, secondo lo studio, i contratti di somministrazione non rinnovati, le collaborazioni portate a conclusione, le difficoltà delle partite Iva monomandatarie e la condizioni dei piccoli imprenditori a rischio di cessazione dell'attività. Si tratta, secondo le valutazioni espresse nella ricerca, di un campanello di allarme sulla tenuta della coesione sociale di proporzioni ben più serie rispetto a precedenti crisi occupazionali ad esempio quella legata alle delocalizzazioni - dal momento che in questa fase la perdita del posto di lavoro non riguarda solo una ampia platea di dipendenti, ma anche una fetta considerevole di autonomi privi ammortizzatori sociali e in molti casi con un rilevante carico di debiti.
Le previsioni tra agosto e dicembre parlano di un un peggioramento: saranno presto disoccupati, infatti, anche i lavoratori attualmente interessati da procedure di cassa integrazione ordinaria e in deroga destinate a esaurirsi nelle prossime settimane, aggiungendo ulteriori 5 mila persone alla conta dei "senza lavoro", a cui si devono sommare gli oltre diecimila che attualmente sono interessati dalle altre diverse tipologie di cassa integrazione. Tra le ragioni che hanno determinato, negli ultimi 7 mesi, un aggravamento degli indicatori relativi al mercato del lavoro, lo studio della Cgil trevigiana mette sotto i riflettori la flessione dei fatturati che ha colpito le principali filiere produttive, variabile tra il 30 e il 50%. Caduta dei volumi di affari che diviene ancora più grave se messa in rapporto al livello di indebitamento record delle imprese , che la rilevazione della Camera del Lavoro stima, per la provincia di Treviso, intorno ai 20 miliardi di euro.
"Cifre astronomiche corrispondenti ad una legge finanziaria ha detto Barbiero il cui effetto combinato con la contrazione dei fatturati porta molte imprese a drastiche operazioni di riorganizzazione, finalizzate ad una radicale riduzione dei costi e ad un inseguimento di nuovi margini di produttività con cui ripianare le esposizioni con gli istituti di credito". Il lavoro dell'Ufficio Studi della Cgil di Treviso focalizza l'attenzione sulle filiere della moda e sport, della manifattura collegata al settore auto, della meccanica, dell'elettrodomestico, chimica e plastica e dell'edilizia, mettendo in evidenza condizioni di diffusa criticità e prevedendo, nel settore moda, nuove situazioni di difficoltà, ad esempio per quanto riguarda Replay e Lotto. Nella meccanica il posizionamento su nicchie di mercato importanti, non sembra attenuerà le negatività, come confermano la situazione della Berco, della Fraccaro (che trasferirà la produzione in Turchia), Zanussi, gruppo Zoppas e una lista ben più lunga di aziende che oramai fanno la cronaca quotidiana.
"Se non usciamo dalla logica della gamma di fascia bassa puntualizza il segretario generale della Cgil provinciale questi processi di declino, a cui si aggiungono casi emblematici come quelli della Plastal e della Diadora diventeranno un tratto distintivo del nostro tessuto produttivo, all'insegna di faticosi processi di riorganizzazione a saldo negativo, non solo per quanto riguarda il rapporto tra occupati precedentemente e nuove assunzioni, ma anche in relazione ai volumi d'affari generati, che determinano ricadute pesanti anche sull'indotto".
Timori, infine anche per il terziario, dove in aggiunta alla crisi del commercio al dettaglio, si evidenziano un surplus di merci nei grandi centri commerciali, indicatore di sproporzione fra offerta e capacità della domanda che porterà ad una durissima selezione concorrenziale. Vi sono poi una serie di servizi, come ad esempio la logistica e più in generale i servizi all'impresa, che non appaiono più in grado di rappresentare un bacino di occupazione di buona qualità.
"I modesti rimbalzi che abbiamo registrato commenta Barbiero non bastano a dire che la crisi ha superato la sua fase più acuta. Certo, l'onda che si abbattuta sul sistema economico si sta abbassando, ma non ha esaurito la sua forza distruttrice. A questo punto siamo ad un bivio: o si continua a minimizzare, giocando sull'interpretazione dei numeri e dando vita ad un confronto di natura più politica che sostanziale e tutto piegato all'esigenza di conservare il consenso, o si dipana una politica industriale territoriale efficace, capace di identificare le scelte migliori sulle diverse filiere. Ad esempio il rilancio del comparto edilizio con il blocco delle nuove costruzioni e vasti investimenti di riqualificazione territoriale, ma anche con una visione federalista dell'economia, che valorizzi e dia priorità alle risorse d'impresa locali, che devono essere le prime protagoniste della ripresa del sistema economico. In questa prospettiva, le gabbie salariali sono del tutto inutili: spingono i livelli economici e i contenuti contrattuali verso il basso e causerebbero una concorrenza distorsiva che favorirebbe logiche economicamente poco efficienti, come quella degli appalti al massimo ribasso o della miriade di cooperative dove i salari sono inchiodati sotto i mille euro ".
"Il punto vero ha concluso Barbiero è che arrivato il momento di passare dal governo dei mal di pancia alla loro prevenzione. Questo si può fare con una lungimirante politica industriale che non si nasconda le difficoltà e che lavori per identificare la formula migliore, non necessariamente la più facile, per ripartire".
Ufficio Stampa Cgil provinciale Treviso