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QUANDO IL SINDACATO SI SCOPRE NEL 2015

Comunicati Segreteria - 23/03/2015

Vendrame (Cgil) risponde a Lorenzon (Cisl

Fa sorridere l'analisi sul mondo sindacale elaborata dal segretario della Cisl di Treviso, con focus sul dualismo tra Fiom e Cgil nazionale.
Fa sorridere perché la ricostruzione proposta dal sindacalista trevigiano, per certi versi approssimativa e strumentale, fa riferimento a una storia antica, dimenticando o tralasciando le dinamiche del Sindacato, e parlo della CGIL, degli ultimi quindici venti anni. Una disamina che incensa il modo di fare sindacato della Cisl destrutturando e poi ricostruendo a suo piacimento l'approccio e l'azione, sia sul piano strettamente sindacale sia più ampiamente politico, della CGIL.

Sull'operazione targata Landini molto si può dire, il dibattito interno, infatti, è palpabilissimo, c'è fervore e c'è la Cgil che già ha chiarito le proprie intenzioni. Ma credo che restando all'interno delle confederalità di una grande e plurale organizzazione, quale la CGIL, la questione rientri in un contesto di forte necessità di cambiamento del Sindacato e che dimostri, in realtà, come il mio sindacato si interoggi e si spinga a un'analisi più profonda degli scenari attuali, per arrivare a una visione e azione unitaria da mettere in campo.

La questione vera è la confederalità, parola difficile da spiegare a chi non conosce il sindacato. Dalla confederalità, nel dibattito internamente aperto da tempo, si deve fare sintesi e dare risposta vera al frammentato mondo del lavoro, in CGIL così come in CISL. Dunque, l'affermare che sia la Fiom a dettare l'agenda di tutta la CGIL mi pare più che altro un gioco retorico. Non mi pare tra l'altro che la Cisl sia sempre in grado di dettare con fermezza l'agenda delle sue categorie, e non solo a Roma.
Personalmente non credo che possano reggere modelli contrapposti tra ciò che è politica di difesa dei lavoratori e difesa degli interessi dei lavoratori nelle singole realtà aziendali e realtà produttive territoriali. Se così fosse il senso stesso delle nostre organizzazioni confederali perderebbe di significato. Lorenzon sa bene, sindacalista di vecchia data, che la contrattazione la si fa in fabbrica, piccola o grande che sia, e la si fa con i rappresentanti degli imprenditori quando si rinnovano i contratti collettivi nazionali di lavoro, la si fa con le istituzioni e soggetti pubblici sul territorio. E proprio sul territorio la nostra unitaria azione sindacale in provincia di Treviso è esperienza consolidata e di assoluto valore. Qui da noi la contrattazione viene fatta insieme guardando al nostro tessuto produttivo, e viene fatta con i Amministrazioni locali e multiutilities per altri aspetti che riguardano la coesione sociale.

Se è certo che il compito del Sindacato è quello di contrattare le condizioni di lavoro, di promuovere la massima occupazione, di difendere la dignità dei lavoratori tutti, occupati, precari e disoccupati, di assicurare il massimo delle tutele è altresì vero che, partendo da una visione del proprio agire che nasce da una idea di lavoro e di sviluppo, abbia per definizione una soggettività politica e si muova in forza di questa dialogando con tutti. Tutti, compresa quella politica che troppo spesso non ascolta, ma che determina le condizioni di vita e di lavoro di chi rappresentiamo, lavoratori e pensionati. Per questo il Sindacato si mobilità, a volte anche scendendo in piazza e scioperando, per rivendicare un cambiamento, così per come per difendere i diritti dei lavoratori all'interno di una fabbrica.

Ma per rappresentare tutti i lavoratori dobbiamo imparare a utilizzare i loro tanti linguaggi, a rappresentarli collettivamente, ed è compito assai difficile, come loro individualmente si rappresentano al mondo.
Caro Lorenzon, non è più il mondo dei comunisti e socialisti, e nemmeno quello dei democristiani, ma quello della frammentazione, anche interna ai partiti.
Noi, invece, dobbiamo evitare di cavalcare la moda del dividere e stare uniti, come siamo a Treviso, nella CGIL come nell'attività sindacale sul territorio, perché questo prezioso know how di avanguardia ed esperienza che anche tu, Franco, hai ampiamente contribuito a costruire, non venga buttato via. Ai propri figli poi ci pensiamo noi.