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GIORNATA DI MOBILITAZIONE EUROPEA

Comunicati Segreteria - 01/10/2010

SÌ ALL'EUROPA DEI DIRITTI, DELLO STATO SOCIALE, DEL LAVORO E DELLA CRESCITA E NO ALL'EUROPA DELL'AUSTERITÀ, strumento di una politica recessiva che fa pagare alla società il costo delle esose pretese dei mercati finanziari.
E' questo il senso della giornata europea di azione, promossa per il 29 settembre 2010 dalla Confederazione Europea dei Sindacati e che ha visto i sindacati nazionali impegnati in una vasta mobilitazione generale e contestuale.

Si tratta di una prima importante risposta alla sordità delle istituzioni dell'Unione e dei governi nazionali rispetto ai temi posti dalle organizzazioni dei lavoratori: la governance fiscale europea, le politiche attive del lavoro, di diminuzione della disoccupazione e per lo sviluppo di più efficaci politiche industriali; rinforzare e non demolire il sistema del welfare e la qualità dei servizi pubblici, anche attraverso una seria lotta all'evasione fiscale; più equilibrio tra mercato unico e diritti sociali.

Alla crisi economica la Ue e molti Stati membri sembrano invece voler rispondere con una politica monetarista e dell'austerità. Non una austerità virtuosa, ma una depressione sociale ed economica che guarda alla benevolenza da ri-guadagnare al cospetto dei mercati finanziari e della speculazione e, da ricercare attraverso un contenimento della spesa pubblica attraverso la contrazione drastica della spesa sociale.

Alla speculazione non interessa quale sia la qualità di vita di una nazione o quanto tenga la coesione sociale. La finanza internazionale si comporta, nei confronti dei Paesi, come gli investitori in borsa, che privilegiano le azioni di chi licenzia e fanno scendere le quotazioni di chi assume. E il caso della Grecia è un esempio emblematico di un meccanismo non solo perverso ma divenuto persino odioso, per cui gli autori della crisi internazionale, cioè la finanza speculativa globale, oggi dettano agli Stati le condizioni della ripresa, raddoppiando il proprio profitto ottenuto a spese delle fasce più deboli della società Europea.

Di fronte all'offensiva liberista e de-regolatrice che caratterizza tutto il Vecchio Continente e che in Italia raggiunge vertici preoccupanti considerati gli attacchi alla scuola e alla sanità pubblica, il movimento dei lavoratori europei si muove compatto. Non per delle ragioni ideologiche, ma di merito. Lo fa nelle sue articolazioni e nell'ambito di un vasto pluralismo, considerato che il mondo dei sindacati europei è particolarmente variegato.

Questo fatto, che ha culminato con la manifestazione di mercoledì 29 a Bruxelles, a Roma e, per quanto riguarda il Veneto a Mestre in Piazza Ferretto, rovescia il teorema tanto in voga in Italia, cioè quello di una Cgil isolata e antagonista contrapposta ad altri soggetti sindacali "collaborativi".
In Europa la Cgil non è isolata; semmai sono altri quelli che incredibilmente non riconoscono negli sviluppi attuali un pericolo fortissimo alla tenuta sociale, al progresso e miglioramento delle condizioni del lavoro, alla tutela dei più deboli, ad un welfare che non è spesa ma investimento di sviluppo.

Per questo amareggia, oltre che stupire, che le uniche organizzazioni sindacali a livello europeo che non partecipano alla grande mobilitazione promossa dalla Ces siano Cisl e Uil. L'Europa dei lavoratori, rispetto a temi molto riconducibili a fatti avvenuti in Italia - verrebbe da dire alla "Pomiglianizzazione" del lavoro europeo - danno e vogliono continuare a dare risposte forti e a proporre un confronto serrato con le istituzioni di governo. In Italia si indulge invece in un dibattito tutto ideologico, che rischia di farsi inghiottire dalle dinamiche della politica nazionale, perdendo così di vista i veri interessi che vogliamo rappresentare e difendere.

Anche per questo la Cgil di Treviso è stata presente, insieme al Veneto, con una propria delegazione a Bruxelles e a Roma e parteciperà, invitando tutti i lavoratori trevigiani ad essere presenti, all'appuntamento di Mestre. Non per ricreare un momento di divisione, ma per rafforzare il movimento di lotta che si oppone ad una Europa retta dalla nuova classe aristocratica dei banchieri, dei faccendieri e degli speculatori, che alla gente comune, i lavoratori, i pensionati, le donne, i giovani e i ceti più deboli, scippa il titolo di cittadini riducendoli a sudditi senza diritti sociali difendibili.

Paolino Barbiero, segretario generale Cgil provinciale Treviso