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NOTA STAMPA

Comunicati Segreteria - 08/10/2013

Rilevazione dei lavoratori collocati in mobilità anni 2008-2012.
Analisi delle dinamiche e degli effetti della crisi occupazionale settore per settore e per territorio.

"Ci serve un'analisi sempre più specifica per capire a che punto siamo di questa crisi che sembra sempre più cronica.
Questo al fine di identificare le criticità e le aree di maggiore deindustrializzazione e formulare proposte e soluzioni".

Lo ha detto oggi Giacomo Vendrame, segretario generale della CGIL di Treviso, ribadendo la posizione del Sindacato in merito alla necessità di adottare urgentemente nuove strategie e misura anticicliche a sostegno dell'occupazione.
L'elaborazione dal Centro Studi della CGIL di Treviso ha preso in esame gli anni di crisi 2008-2012, comune per comune e settore per settore relativamente al numero di fuoriuscite dalla media e grande impresa trevigiana. Inoltre, è stato aggiornato il dato relativo alla mobilità per l'anno in corso.

"Cede il territorio per come l'abbiamo conosciuto negli ultimi trent'anni – ha commentato il segretario della CGIL di Treviso – ma questa preoccupazione non la riscontriamo nelle istituzioni.
Quelle che erano importanti zone industriale dei piccoli comuni della Marca si stanno svuotando, un impoverimento progressivo del territorio sia in termini di qualifica delle aree sia di professionalità diffusa. Con una media per azienda di 14,8 posti di lavoro persi attraverso licenziamenti collettivi nella media e grande impresa trevigiana sono stati 11.192 i lavoratori interessati dalla mobilità (Legge 223/91) dal 2008 al 2012, a questi si aggiungono altri 531 lavoratori nel 2013, con una media per azienda di 16 licenziamenti".

"Se il 2010 e il 2011 hanno rappresentato gli anni più difficili la crisi, rallentata nel 2012, riprende nelle zone dell'opitergino e di Montebelluna, soprattutto a causa delle dinamiche negative dei settori metalmeccanico e del legno, che insieme contano circa il 70% delle perdite occupazionali complessive. All'interno della provincia esistono, infatti, notevoli differenze tra un territorio e l'altro – ha aggiunto Vendrame – per questo chiediamo alle istituzioni, in primis alla Regione Veneto, politiche industriali di sostegno, rilancio e riqualificazione che nascano da una visione prospettica e invertano la tendenza alla deindustrializzazione riportando il tessuto produttivo sulla via di una crescita sostenibile".

"A questo fine – ha continuato Vendrame - servono un nuovo ciclo di investimenti mirati, rinnovare la capacità delle imprese di fare rete e superare il nanismo attuale per diventare più competitive sui mercati globali, rilanciare i consumi interni alleggerendo la fiscalità sul lavoro, recuperare risorse grazie alla lotta all'evasione fiscale, cambiare l'atteggiamento del sistema bancario per permettere l'accesso al credito dei soggetti sani e meritevoli anche in termini di progettualità e prospettiva. Affrontare tale complessità – ha concluso Vendrame - vuol dire aprire subito un tavolo di confronto a tutti i livelli necessari, tra istituzioni, parti sociali, associazioni di categoria e imprenditoriali, istituti di credito e, insieme, con la concretezza delle risposte all'attuale fase di crisi, ricreare un clima di fiducia, che è la risorsa oggi più scarsa".