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COMUNICATO

Comunicati Segreteria - 19/03/2009

Dare pubblicità ai nomi dei furbetti del ticket non è demagogia e non è neppure un esercizio di giustizialismo populista.
Risponde piuttosto ad un'esigenza di trasparenza, verità e giustizia.
Mi auguro, come ci auguriamo tutti, che la Guardia di Finanza e l'Uls 7 concludano rapidamente le verifiche. E che si accerti se quanto apparso sui giornali sia esattamente quello che è realmente avvenuto.
Ha ragione Alessandro Russello quando scrive che ogni giorno i media non esitano a fare nomi e cognomi di ladri di biciclette, di spacciatori, di clandestini. Allora perché, chiedo io, non si dovrebbe fare lo stesso con i furbetti del ticket, anziché concedere loro di insabbiarsi nell'oblio che questa colossale truffa ai danni della collettività non può tollerare?

La Sanità pubblica è finanziata dalle tasse che pagano i cittadini in ragione del reddito dichiarato, ricordando che 80% del gettito di questo Stato proviene dal lavoro dipendente e dai pensionati, mentre solo il 20% delle entrate fiscali ha come origine i redditi dichiarati dalle partita Iva, siano essi imprenditori o liberi professionisti. Con il dubbio, considerati gli elevatissimi livelli di evasione fiscale in Italia, che quelle dichiarazioni non sempre corrispondano al vero.

Se lo scandalo dei ticket sarà confermato, aggiungeremo un'altra tessera al triste mosaico dell'evasione: chi ha il vizio di non pagare le tasse si permette anche il lusso di aggirare l'obbligo, sociale e morale, di compartecipare alla spesa sanitaria.
E, come in questo caso, arriva a farlo persino fingendosi povero, sfuggendo così ad una chiamata al sostegno dei costi della sanità che negli ultimi dieci anni è notevolmente aumentata. Perché è aumentata? Soprattutto in ragione del fatto che prestazioni costano e i conti non tornano. Ma non è vero che la sanità pubblica costa tanto perché è inefficiente: il caso di Pieve di Soligo ci dice anche che la sanità pubblica non ha i conti a posto perché qualcuno non paga.

Vi è poi un altro profilo della vicenda.
Quando si parla di episodi di malasanità si pensa che questi si verifichino prevalentemente al centro-sud d'Italia, salvo poi dimenticarsi degli scandali nelle cliniche della Lombardia, dei soldi che finiscono in altri conti correnti trafugati alle Usl e adesso delle autocertificazioni false per l'esenzione del pagamento del ticket. Tutte faccende "nostrane".

Il problema, si badi bene, non risiede soltanto nei mancati controlli ma si incarna anche nelle piaghe, morali e sociali, della furbizia, dell'avidità, tratti antropologici di una classe di ladri di futuro – il futuro di tutti - che cancellano ogni spazio residuo per valori antichi, si dirà conservatori: l'onestà, la solidarietà, l'etica sociale e la moralità economica e fiscale.
Per questo i Ministri Brunetta e Sacconi farebbero bene, invece di dare sfogo alla loro personalissima (e dettata da animosità personali) crociata contro la Cgil e indicare come fannulloni le persone sbagliate, a concentrarsi contro i burocrati dello Stato incapaci, ad esempio, di gestire la sanità pubblica nonostante i loro lauti stipendi.
Burocrati di Stato troppo spesso di nomina politica (della politica che vince, ovviamente) che invece di rappresentare i guardiani della legalità si rendono complici del furto di classe dei ricchi evasori a danno dei poveri onesti.

Paolino Barbiero, Segretario generale Cgil provinciale Treviso