Immagine di copertina

COMUNICATO STAMPA

Comunicati Segreteria - 11/08/2012

Ogni mese espulsi dalla pmi in media 100 lavoratori in più rispetto al 2011.
Occupazione, Cgil: "Altri 5mila posti persi e Cigs in crescita".

Il segretario generale: "Si allunga l'età lavorativa ma diminuiscono non solo le opportunità di trovare lavoro ma anche quelle di reintrodurre gli over 50 e 60 usciti dal mercato del lavoro. Urgente elaborare con le istituzioni e le parti economiche e sociali un Piano del lavoro territoriale, ridando vita anche al quasi defunto Piano Strategico della Provincia di Treviso".

Boom di cigs, a luglio il picco con 562 lavoratori potenzialmente coinvolti. Confermate le dinamiche del 2011 anche per la mobilità che continua a crescere nei primi sette mesi dell'anno, interessando già ben 4.846 lavoratori. Questo è il quadro generale che emerge dal rilevamento dei dati sullo stato di crisi delle aziende in provincia operato dall'Osservatorio della Camera del Lavoro di Treviso. Il primo numero rilevante riguarda proprio il totale dei lavoratori interessati dalle procedure di mobilità che raggiungono quota 4.846, quasi 500 in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Di questi sono 1.492 gli espulsi dalla grande impresa ai sensi della legge 223/91 e oltre il doppio, ben 3.354, quelli espulsi dalla pmi (legge 236/93) e con ammortizzatori sociali ridotti. È proprio questa la massa critica dove si rileva la crescita maggiore rispetto al 2011, quando a luglio si contavano 2.643 espulsi. In media, dunque, dalla pmi sono 100 in più i lavoratori che mensilmente nel corso del 2012 hanno perso il posto di lavoro. E buona parte di questi appartiene alle categorie operarie.

PROFILO DEI LAVORATORI INTERESSATI ALLA MOBILITA'
MANSIONE - Sempre dalla pmi trevigiana crescono numericamente le uscite impiegatizie, passando dalle 880 dei primi sette mesi del 2011 alle 1.133 di fine luglio 2012. S'arrestano, invece, quelle relative alla grande impresa che scendono nello stesso lasso temporale da 583 a 473 colletti bianchi. Mentre la quota operaia della grande impresa resta speculare al 2011 con 1.019 lavoratori in mobilità da inizio anno, cresce, invece, di quasi 500 unità il saldo negativo nella pmi.
GENERE - È possibile notare come nel primo quadrimestre dell'anno sia cresciuta esponenzialmente la perdita occupazionale tra le lavoratrici della grande impresa: 45,33% sono le donne in mobilità rispetto al 33.03% dei primi quattro mesi del 2011. Complessivamente, ad oggi, con 1.982 iscritte alle liste di mobilità, rappresentano il 40,9% del totale delle uscite dal mercato del lavoro (legge 223/91 e legge 236/93), percentuale che cresce di quasi 4 punti rispetto allo stesso periodo del 2011. ANAGRAFE - Per quanto riguarda il dato anagrafico la fascia di età più colpita si conferma quella tra i 41 e i 50 anni nella grande impresa, con un 34,58%, e 31-40 anni nella pmi, con il 33,37% sul totale dei lavoratori in mobilità. IMMIGRATI - Resta invariata la percentuale delle uscite tra gli stranieri che si attesta al 24,6% su una media del 2011 pari al 25,71%.

PROFILO DELLA CRISI DELLE AZIENDE IN PROVINCIA DI TREVISO
DATO OCCUPAZIONALE - L'emorragia più forte si è sviluppata nel primo quadrimestre dell'anno e in particolare a gennaio, con complessivamente 1.163 uscite, delle quali 748 dalla pmi. L'altro picco è coinciso con marzo con un totale di 849 lavoratori in mobilità rispetto ai 450 di marzo 2011. I restanti mesi del 2012 hanno sostanzialmente confermato il trend negativo dello scorso anno. DATO TERRITORIALE - Le zone della Marca più colpite dalla crisi, al di là del capoluogo che ha visto bruciare in questi primi sette mesi 1.898 posti di lavoro, sono identificabili nei territori castellani (835 lavoratori in mobilità) e di Conegliano-Pieve di Soligo (877 lavoratori in mobilità). SETTORI - I settori a soffrire di più, con perdite occupazionali a due cifre, restano la metalmeccanica (26,68%), il comparto del legno (24,80%) e tessile-abbigliamento-calzaturiero (21,92%) per le grandi aziende; l'edilizia (19,77%), sempre la metalmeccanica (18,93%) e il commercio (17,35%) per le pmi.
CASSA INTEGRAZIONE - Infine, per quanto riguarda le procedure di cigs i primi sette mesi dell'anno si chiudono con un saldo di 72 aziende, equivalenti a 2.290 lavoratori potenzialmente interessati, e che alla fine delle coperture della cassa integrazione andrebbero a gonfiare ulteriormente le liste dei licenziati superando così la soglia dei 7mila licenziati, toccata a fine dell'intero 2011. A questo dato parziale, inoltre, vanno aggiunte le casse integrazione ordinarie (quadro questo difficilmente ricostruibile), quelle in deroga per l'artigianato, la cassa integrazione del settore edile e i contratti di solidarietà per un totale di quasi altri 5mila lavoratori coinvolti in forme di riduzione dell'orario di lavoro e dunque del salario percepito.

COMMENTO ALL'ANALISI DI PAOLINO BARBIERO, SEG. GEN. CGIL TREVISO
"La congiuntura economica continua ad essere negativa e le ricadute sui livelli occupazionali ci porteranno ben presto ad una disoccupazione oltre il 7%. Anche a causa delle recenti riforme del lavoro e del sistema pensionistico, che – ha precisato il segretario generale della CdLT - hanno allungato l'età lavorativa e accorciato gli scivoli pensionistici, aumenta la difficoltà a ricollocare non solo gli over 50 ma anche gli ultrasessantenni che, se fino a poco tempo fa potevano ancora godere di pensionamento anticipato, oggi si trovano drammaticamente senza lavoro e senza pensione e con scarse possibilità di essere riassorbiti nel mercato del lavoro".
"E così – ha continuato Barbiero - oltre al fermo delle assunzioni dettato dalla crisi, posticipando il naturale turn over tra entrate e uscite, anche l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro diventa ulteriormente difficile. La disoccupazione si allargherà sempre più proprio tra queste fasce, annullando inoltre il fondamentale passaggio di competenze e di esperienza che da sempre caratterizza il nostro tessuto produttivo". "Questi dati – ha concluso Barbiero - ci dicono allora che non si può più attendere e che le istituzioni, le categorie economiche e le parti sociali sono chiamate ad elaborare quanto prima, sul modello del Piano nazionale del lavoro pensato dalla CGIL, un piano per il lavoro a livello territoriale. E anche l'ormai dimenticato e snaturato Piano Strategico della Provincia debba ritrovare, in questo quadro di intenti, di impegni e di sforzi condivisi, la sua vocazione originale, raccogliendo le istanze del territorio, delle categorie economiche e dei lavoratori per aiutare l'economica trevigiana e l'occupazione".

Ufficio Stampa - HoboCommunication