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COMUNICATO STAMPA

Comunicati Segreteria - 15/04/2009

Stamattina l'incontro tra sindacati e amministratori locali.
Barbiero: è da rifare.

Bonus provinciale, per la Cgil così è inefficiente e inefficace.
Il segretario provinciale: "Requisiti incongruenti rispetto agli obiettivi dichiarati. Non c'è solo la discriminazione tra italiani e stranieri, sono tagliate fuori intere categorie di cittadini che invece hanno bisogno del sostegno".
Nel corso del vertice il presidente Muraro si è detto disponibile a correzioni.
"Ma non basteranno le piccole modifiche, minima la platea di beneficiari."

"Il contributo della Provincia per i lavoratori che hanno perso l'occupazione a causa della crisi, così come è oggi si presenta come un bluff in perfetto stile tremontista". Lo ha detto oggi Paolino Barbiero, segretario generale della Camera del Lavoro di Treviso, al termine dell'incontro avvenuto stamani tra Cgil, Cisl e Uil e i vertici della Provincia, proprio per discutere sui contenuti della controversa iniziativa.

"Non c'è solo la gravissima discriminazione ai danni degli stranieri – ha detto Barbiero al termine del vertice – ma è tutta la struttura dei requisiti a rendere minima la platea dei possibili beneficiari. Prendiamo atto della disponibilità dimostrata dal Presidente di rivedere il regolamento, ma qui non si tratta di fare piccole modifiche: è tutta l'intelaiatura a dover essere ristrutturata".

Barbiero ha quindi messo in luce i punti oggetto di contrarietà da parte del sindacato.
"Prima di arrivare alla determinazione del beneficiario attraverso il calcolo dell'Isee – ha spiegato il segretario generale provinciale della Cgil – si deve passare attraverso delle vere e proprie forche caudine. I requisiti (vedi schema allegato al comunicato) escludono ad esempio, oltre agli stranieri, anche gli italiani residenti da meno di 5 anni, quindi vanno contro la sempre più diffusa mobilità geografica che caratterizza il mondo del lavoro. In secondo luogo, la definizione di lavoro abituale, come "l'occupazione avuta per almeno sei mesi prima della perdita" taglia fuori tutta la fetta di lavoratori precari, ad esempio tutti coloro che nell'ultimo anno sono stati occupati con contratti di somministrazione di durata limitata, o anche i neo assunti da meno di sei mesi. Sono fuori anche i licenziati prima del 30 settembre del 2008: inaccettabile". "Vi è poi la questione legata al welfare; il regolamento della Provincia esclude, dal beneficio del contributo, coloro che usufruiscono di mobilità o disoccupazione ordinaria.

Sarà opportuno ricordare che la mobilità vale, per il primo anno, un assegno mensile di 750 euro, che si riducono a 600 nel secondo anno. Comprendiamo che, nel caso di famiglia con due redditi, la situazione possa essere ritenuta non così grave: ma che facciamo con i monoreddito senza lavoro? Davvero si pensa che una famiglia che vive con 750 o 600 euro al mese non sia meritevole di aiuto? Quanto poi alla casa, è tutto da dimostrare che chi non ha mutuo o un contratto d'affitto, magari perché ha finito di pagare il debito immobiliare, sia solo per questo da mettere fuori dal sistema degli aiuti locali. E lo stesso discorso vale per chi, in condizioni di disagio, non abbia figli all'asilo o all'università o anziani in cura. C'è anche chi manda i figli alle medie o alle superori, senza dimenticare il fenomeno dell'assistenza domiciliare in nero – causata anche dalle regole assurde sull'immigrazione – e quindi non dimostrabile".

"Le nostre obiezioni – ha concluso Barbiero – sono quindi di merito, non politiche o formali.
Si comincia con il no alla discriminazione tra italiani e stranieri rispetto ai vincoli legati alla residenza per arrivare a prendere in esame la valutazione sostanziale della situazione economica, che il provvedimento della Provincia non affronta in maniera corretta. Qui ci troviamo di fronte ad una manovra alla Tremonti: prima si stima la platea di beneficiari in modo che sia la più ridotta possibile, poi si annunciano gli aiuti. Ma si tratta di azioni inefficienti e inefficaci. Gli effetti sociali della crisi non si affrontano in questo modo: così sono solo soldi che difficilmente verranno spesi, magari per dire poi che non c'era il bisogno".

Ufficio stampa