Oltre 2mila lavoratori in mobilità e già superati i 2milioni di ore di Cigo.
Semestre nero per il mercato del lavoro, in 5mila a casa.
Il segretario generale, Giacomo Vendrame: "Per affrontare l'emergenza occupazionale servono scelte più coraggiose sia da parte degli imprenditori che governative: un pacchetto di politiche economiche e industriali nazionali più incisive che, anche a guida regionale, accompagnino le trasformazioni del sistema produttivo verso l'uscita dalla crisi".
Nei primi sei mesi dell'anno altri 3.090 trevigiani hanno ingrossato le fila dei senza lavoro. Questo il dato certo e più rilevante del rilevamento sullo stato di crisi delle aziende in provincia di Treviso elaborato dal Centro Studi della CGIL.
PARZIALITA' DEL RILEVAMENTO
Dall'entrata in vigore della Legge di Stabilità, non è stata prevista la proroga degli sgravi contributivi per le aziende che decidono di assumere nel 2013 gli iscritti alle liste di mobilità per licenziamento individuale per giustificato motivo oggettivo (Legge 236/93). Un depotenziamento sostanziale della mobilità che fa dell'iscrizione ai Centri per l'Impiego una mera certificazione dello stato di disoccupazione, scoraggiando in parte i lavoratori stessi all'iscrizione. Un fattore questo che, nell'impossibilità di definire nel suo complesso la platea dei lavoratori usciti dal mercato, consente di svolgere un'analisi solo parziale della crisi occupazionale per l'anno in corso.
MOBILITA' EX LEGGE 236/93
La rilevazione per quanto parziale ci dice che nei primi quattro mesi dell'anno sono stati 1.507 gli iscritti alle liste di mobilità legge 236/93. Quasi 800 di quelle iscrizioni sono state certificate nell'area del capoluogo, 200 in quella di Castelfranco Veneto e altrettante nel montebellunese, 145 nell'opitergino, un centinaio nel vittoriese e 59 a Conegliano.
PROVENIENTI DALLA MEDIA E GRANDE IMPRESA
Focalizzando l'attenzione alle liste di mobilità Legge 223/91, con ammortizzatore sociale, limitatamente alle imprese che hanno occupato in media più di 15 dipendenti nel semestre precedente la data di presentazione della richieste, da gennaio 2013 ad oggi si contano 1.583 iscrizioni, il 14,15% in più rispetto al primo semestre 2012. Nel periodo di riferimento, infatti, lo scorso anno ha registrato 1.359 iscritti, mentre erano 1.506 nel 2011. L'anno in corso si attesta così come il peggiore dell'ultimo triennio per quanto riguarda le fuoriuscite di lavoratori dalla media grande impresa trevigiana. Di questi il 65% sono uomini e, in particolare, della fascia d'età che va dai 41 ai 60 anni (45,68% del totale). Del totale dei lavoratori interessati alla mobilità il 36,5% sono impiegati. Ogni 100 licenziati 17 sono stranieri, per un totale di 265 lavoratori in sei mesi. Erano il 19,8% nel 2011 e 17,55% nel 2012. Dato che conferma anche il trend in calo del numero di immigrati occupati nel sistema produttivo della Marca.
DOVE COLPISCE LA CRISI
Relativamente a questa porzione del mercato del lavoro, ovvero quello impiegato nelle medie e grandi aziende trevigiane, i settori a soffrire di più e che si confermano nella drammatica graduatoria degli ultimi tre anni, sono quello del legno-arredo con che assorbe oltre un quarto delle fuoriuscite (il 27,92%), la metalmeccanica con il 23,63% di licenziamenti dai grandi stabilimenti della provincia, il comparto del tessile-abbigliamento-calzaturiero con il 13,46%, le costruzioni industriali con il 9,73% e il commercio che registra il 6,76% dei licenziamenti. Inoltre, il capoluogo resta il territorio dove si sente maggiormente l'emorragia di posti di lavoro (580 iscritti alla mobilità), seguito dalla zona del coneglianese (381) e da quella castellana (202).
UNA STIMA COMPLESSIVA
Stimando rispetto agli anni passati un aumento anche dei lavoratori interessati ex legge 236/93, 2.431 iscrizioni nel 2011 e 2.951 nel 2012, è possibile considerare nell'ordine dei 3mila i licenziamenti nei primi sei mesi dell'anno in corso. E sommando a tale stima i 1.583 iscritti alle liste di mobilità (legge 223/91) si valuta che sia stato raggiunto un altro record negativo per l'occupazione nella Marca: ben 5mila posti di lavoro persi in un semestre.
CIGO AUTORIZZATE
Per una platea di 12.877 lavoratori potenzialmente coinvolti e un numero di aziende interessate pari a 855, il monte ore di Cassa integrazione ordinaria autorizzate in provincia di Treviso ha in sei mesi già superato quota 2milioni (precisamente 2.089.806 ore), il 19,5% in più rispetto al primo semestre 2012 quando si contavano 1.749.124 ore. Anche in questo caso i settori maggiormente colpiti si confermano in ordine il legno-edilizia (873.662 ore di Cigo autorizzate), la metalmeccanica (674.589 ore autorizzate) e il tessile (424.367 ore).
CONCLUSIONI
"Sebbene sia incerto il dato relativo ai lavoratori licenziati singolarmente e provenienti dalle pmi della Marca ha commentato Giacomo Vendrame, segretario generale della CGIL di Treviso - non è difficile capire quanto il 2013 si stia configurando come il quinto e peggiore anno della crisi occupazionale che ha investito il sistema economico e produttivo della Marca.
"La crisi, falciante e mordente, non può però diventare per i nostri imprenditori un alibi per operare licenziamenti o per delocalizzare parti della produzione all'estero, e su questo bisogna vigilare ed evitare con forza di svilire il nostro sistema produttivo. Per questo continua il segretario generale - agli imprenditori chiediamo di non abbandonare il territorio ma di riversare nelle attività che resistono le risorse accumulate nel passato, risorse troppo spesso accantonate e non reinserite nel processo produttivo. E di avviare processi che grazie alla creazione di nuove reti e collaborazioni d'impresa permettano di identificare gli addensamenti produttivi tali da garantire condizioni favorevoli in termini competitivi e aiutare la trasformazione di filiera a valore aggiunto per il territorio. Tali sperimentazioni sottolinea Vendrame - non hanno il fine di produrre solo beni, tecnologie e reddito, ma di elaborare un nuovo significato di sviluppo in grado di affrontare le principali sfide dei nostri tempi".
"Gli incentivi alle assunzioni il DL Lavoro del Governo sono solo un primo segnale positivo, con molta probabilità insufficiente. C'è estremo bisogno di una visione strategica che metta in azione tutto il potenziale di crescita, di integrazione, di conoscenza e sviluppo tecnologico. Per affrontare caparbiamente e in modo "rivoluzionario" la crisi non si può condurre una politica dei piccoli passi ha concluso Vendrame è prioritario varare quanto prima, come proponeva il Piano del Lavoro della Cgil, un vero e articolato pacchetto di politiche economiche e industriali, con strumenti più coraggiosi a livello nazionale e regionale".