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COMUNICATO STAMPA

Comunicati Segreteria - 21/10/2009

Proposta del segretario provinciale: riduzioni per chi è in cig o licenziato.
Crisi e famiglie: sconti nelle tariffe a chi perso reddito.

Chiesti anche interventi sulla compartecipazione alla spesa sanitaria .Diffusi i dati choc di una ricerca dell'Ufficio Studi: nella Marca il 20% non paga i servizi per mancanza di disponibilità.
Paolino Barbiero: "Risparmi siano proporzionali alla riduzione della capacità economica, basati sulla condizione di oggi, non sul reddito dell'anno prima. Serve uno scatto da parte del Pubblico, fino ad oggi si è fatto poco e si è fatto male".
"Intervenire subito sulla giungla delle tariffe locali, per introdurre sconti pari alla contrazione della disponibilità economica delle famiglie il cui reddito si sia ridotto per cassa integrazione o per licenziamento, abbattendo, con lo stesso criterio, anche i livelli di compartecipazione alla spesa sanitaria".

E'la proposta lanciata oggi da Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil provinciale di Treviso, annunciando i risultati di una ricerca, condotta dall'Ufficio studi della Camera del Lavoro di Treviso, secondo cui già oggi 2 utenti su 10, nella Marca, hanno smesso di pagare le tariffe per mancanza di disponibilità.

"Siamo ad una morosità del 20% - ha spiegato Barbiero – un livello senza precedenti che indica chiaramente come ci sia una porzione crescente della popolazione trevigiana che oramai è ad un passo dalla povertà vera e propria. La beffa, oltre al danno, è che a pesare sui bilanci asfittici delle famiglie sono ora anche i pagamenti per servizi erogati da società a controllo pubblico e la spesa per prestazioni della sanità pubblica. Si tratta di una ulteriore dimostrazione che, rispetto alla crisi, il problema non sia solo quello della stretta del credito, ma dell'assenza, per non dire indifferenza, del Pubblico".

"La misura più utile e più urgente – ha proseguito il segretario generale della Cgil provinciale – è quella di ridurre i costi in maniera proporzionale alla diminuzione del reddito, prendendo come parametro per le agevolazioni non la situazione reddittuale o l'Isee dell'anno prima, ma le condizioni attuali. Pensare di individuare le fasce di popolazione bisognose di aiuto sulla base della situazione economica precedente all'insorgere dei problemi è ridicolo. A questo si deve aggiungere una calmierazione dei costi legati alla sanità pubblica, che significa anche intervenire per trovare una drastica soluzione alle liste d'attesa e liberare i cittadini dal peso di doversi rivolgere, per necessità urgenti, alle strutture private".

"Fino ad oggi – ha puntualizzato Barbiero – il giudizio sulle azioni condotte dagli enti pubblici per contrastare gli effetti della crisi venendo incontro ai cittadini più bisognosi, è decisamente negativo. In particolare va segnalato il fallimento delle iniziative per il congelamento dei mutui e gli aiuti ai disoccupati attuate dalla Provincia di Treviso, che sono soltanto tentativi pasticciati e inefficaci, vincolati a criteri paradossali e irrealistici, non solo per quanto riguarda le esclusioni su base della cittadinanza ma anche per quanto concerne i limiti di reddito e il sistema di esclusioni a cascata, che portano ad un numero di beneficiari praticamente nullo. Alla fine è chiaro che si sono voluti applicare provvedimenti verificando prima che la platea di possibili beneficiari fosse la minore possibile, per ottenere un effetto limitato solo alla propaganda. E' ora di compiere, responsabilmente, uno scatto che sia all'insegna del fare, non solo dell'annunciare".

"Per quanto riguarda il fondo di garanzia per i prestiti ai cassaintegrati e licenziati proposto dalla Uil di Treviso – ha concluso Barbiero – siamo favorevoli nella misura in cui vi sia certezza di finanziamento e un serio confronto preliminare con le banche. Ma ci sono provvedimenti più semplici e più immediati che possono essere presi, finalizzati a ingenerare sollievo per i bilanci sotto zero delle famiglie e che, peraltro, producono risparmi e non la creazione di ulteriore debito".

Ufficio Stampa