Caro Governatore Zaia,
ho letto con interesse il tuo intervento, pubblicato da "Il Gazzettino" domenica 20 marzo 2011, di cui apprezzo la tensione riformista, la presa d'atto che questo Paese, l'Italia repubblicana, ha bisogno di una stagione di riforme vere che diano attuazione piena alla Costituzione, i cui principi fondamentali sono ancora modernissimi e avanzati, contrariamente a quello che pensano il tuo alleato Presidente del Consiglio e molti del tuo stesso partito.
E' inoltre significativo che tu ti ponga nell'alveo dell'ordine costituito, appunto come un riformista, e non in quello dell'eversione, come il tuo compagno di partito Borghezio o, per restare dalle parti di casa nostra, il presidente della Provincia di Treviso Muraro, che ha definito l'unità d'Italia "una sciagura" e la data del 17 marzo 2011 "Una giornata in cui non c'è nulla da festeggiare".
Detto che lo spirito e la tensione unitaria sono stati una fenomenologia di popolo, e non di elite, al di là di come si è arrivati allo Stato unitario, nel condividere il tuo ragionamento mi permetto di far osservare l'assoluta maleducazione istituzionale con cui la Lega Nord si è approcciata ai festeggiamenti del 17 marzo: la mancanza dei parlamentari alla Camera per il discorso del Presidente della Repubblica, l'atteggiamento scioccamente provocatorio di alcuni sindaci - come quello di Castelfranco - o la cocciutaggine del Presidente della Provincia di Treviso e il fatto che l'ente da lui presieduto non abbia mosso un dito per organizzare delle celebrazioni degne di questo nome.
Constatare che la Carta costituzionale - non solo il principio delle autonomie - sia ad oggi solo parzialmente applicata è uno stimolo ad una stagione di innovazione della politica e dell'amministrazione pubblica. Il punto è con quale spirito lo si vuole fare: se festeggiando l'unità e i valori che essa rappresenta, per lottare con forza per una Italia che sia resa migliore non solo dal federalismo; oppure proseguire sulla vecchia retorica secessionista e anti-italiana, con la scusa che questo è un Paese con molte magagne, sempre per colpa di qualcun altro (Roma, i meridionali, gli immigrati) mai nostra.Le riforme, caro Zaia, si fanno sulla base di una idea politica, di idealità.
Noi le vogliamo fare partendo dall'Unità e dalla Carta Costituzionale. E siamo pronti a collaborare con chiunque sia disponibile a condividere questi valori.
Paolino Barbiero, segretario generale Cgil provinciale Treviso