La diagnosi dei Sindacati sullo stato di salute del nostro Paese è condivisa ma fino ad oggi posizioni differenti
ci hanno separato sulla cura attuata dall'ultimo Governo Berlusconi-Bossi.
Cura che, bisogna riconoscerlo non è stata efficace a difendere i più deboli se non piuttosto a indebolire,
a suon di accordi separati, il sistema della contrattazione privata (il contratto dei metalmeccanici e del commercio)
e pubblica (quello della pubblica amministrazione e della scuola).
Anche se a livello nazionale ci siamo divisi sulla ricetta e siamo stati incapaci di trovare le necessarie convergenze tra le diverse opinioni, certo è che tutte le organizzazioni sindacali che operano sul territorio per risolvere le emergenze della crisi si sono e continuano a darsi da fare, all'interno delle fabbriche come seduti ai tavoli di contrattazione per dare tutele ai lavoratori, pensionati, immigrati e giovani. E questo l'abbiamo fatto prima che la situazione nazionale prendesse tale drammatica piega e che l'assetto politico e istituzionale, a causa del tracollo dei titoli italiani sui mercati internazionali e dei richiami dell'Unione Europea, mutasse, così in ritardo con danni enormi per il Paese. Mali che auspichiamo vengano sanati con trasparenza e progressività ed equità del sacrificio rispetto alle reali condizioni economiche dei cittadini.
Accumunare la posizione della Cgil a quella della Lega è paradossale viste le distanze nelle vedute politiche e culturali.Fatta questa doverosa distinzione ora è giunto il momento di voltare pagina e di produrre a tutti i livelli un'attività unitaria di risanamento e di rilancio, trovando negli interlocutori economici degli alleati, non sulla base delle strategie sacconiane per smantellare i diritti dei lavoratori ma sulla base di un innovativo e operativo rapporto tra mondo dell'impresa e mondo del lavoro capace di mettere in piedi un sistema di welfare e di sviluppo sostenibile.
Oggi si può fare. Questo è il momento con un Esecutivo tecnico e un Parlamento liberato dalle tossine della politica della contrapposizione per forza, della campagna elettorale permanente e dai germi del berlusconismo esasperato, si potrà camminare su questa strada. A Treviso le organizzazioni sindacali e le categorie economiche da tempo e nei fatti si sono reciprocamente impegnate con accordi confederali per estendere e qualificare la contrattazione di secondo livello, coniugando la necessaria crescita con la qualità delle infrastrutture, con il miglioramento delle condizioni di lavoro e lo sviluppo di un welfare inclusivo.
Paolino Barbiero, Segretario Generale Cgil Treviso