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TESTO DEL VIDEOMESSAGGIO DI GIACOMO VENDRAME A LUCA ZAIA

Comunicati Segreteria - 04/02/2015

Malaffare, corruzione e illegalità, il Veneto perde la faccia.

Caro presidente Zaia,
più e più volte ho avuto modo di ascoltare le tue parole e i numeri che sapientemente snoccioli nell'esaltare e avvalorare il Veneto come terra di eccellenze, di valori, di determinazione e di laboriosità. Credo fortemente che tu abbia ragione e che tali caratteristiche appartengano ai veneti, a questa nostra società che sta cambiando non solo dal punto di vista della composizione ma anche a causa dei fenomeni economici che si sono susseguiti in questi anni.

Lo credo perché rappresentando i lavoratori e i pensionati, gli uomini e le donne che nella tua Marca vivono mi accorgo con quanto coraggio affrontano il susseguirsi di ogni giorno. Alla luce dei tanti e gravi fatti di malaffare, di corruzione, di illegalità che sono e stanno emergendo in capo al governo della regione e alla gestione del denaro pubblico mi sto però altresì convincendo che tali doti venete non appartengano alla totalità della classe politica e dirigenziale che ormai da oltre vent'anni siede nelle poltrone dei palazzi che contano.

Quotidianamente la gente, i tuoi cittadini veneti, affrontano i problemi legati al mondo del lavoro, chi lo perde e chi non riesce a trovarlo, ai problemi legati al reddito, come mantenere la famiglia, acquistare la casa, assicurare un futuro dignitoso a sé stessi e ai figli, alle questioni che determinano la qualità della vita, quali trasporti utilizzare per muoversi agilmente sul territorio, decidere a quali spese sanitarie far fronte, se recarsi dal medico di base o al pronto soccorso, sentirsi sicuri nel passeggiare nella propria città di giorno e di notte, a quale scuola iscrivere i figli, e via dicendo. Quotidianamente dalle pagine dei giornali, sempre i tuoi cittadini veneti vengono a conoscenza di un nuovo scandalo, di un politico corrotto, di un dirigente colluso, di una frode, di soldi sprecati in progetti mai portati a termini o conclusi troppo tardi rispetto ai bisogni del territorio.

In altre parole, basta grattare un po' l'asfalto, spostare un po' d'acqua, analizzare meglio le carte che emergono prepotentemente altri problemi che, non poi così indirettamente, si scaricano sui cittadini e sulla tenuta stessa della già precaria coesione sociale. Ruberie, appalti truccati, opere mal realizzate, servizi all'osso sono dei costi e degli ostacoli per i cittadini e per la collettività. Come possiamo progettare un futuro di sviluppo, avere speranza nel domani quando la cattiva politica e il malaffare economico pesano così tanto nel nostro territorio, quando anche le mafie stanno allungando le mani sul sistema produttivo del Veneto.

Non si può allora, caro presidente, negare di sapere. Negare di essere a conoscenza non tanto del fatto singolo ma che il sistema non funziona, non si può dire che va tutto bene, che i problemi sono causa dei tagli dell'ultimo Governo. Chi più del Presidente della Regione può dare risposte ai veneti. Solo chi è stato amministratore del territorio, ministro e governatore conosce così bene la macchina amministrativa e politica da capire dove sta l'inghippo. Non vorrei però che colui che si sta rimettendo in gioco per continuare a determinare le sorti di questo nostro angolo d'Italia si fosse, tra Roma e Venezia, allontanato così tanto dalla gente, dalla sua gente, da non vedere e non capire più che quello che accade ci tocca tutti, arriva sulla nostra pelle di cittadini, di organizzazioni, di comunità e la segna. E cicatrice dopo cicatrice rischiamo di sfigurare il nostro volto d'eccellenza e diventare qualcos'altro, forse irriconoscibile.