Che pena rileggere il giorno dopo i commenti, sguaiati e come di consueto ridicolmente precipitosi, alla notizia secondo cui il maggiore indiziato (e la parola indiziato dovrebbe essere scritta in neretto) per il presunto omicidio della giovane Yara sarebbe stato un cittadino marocchino.
Che spreco di fiato, al cospetto di una indagine ancora in corso, che macelleria dei sentimenti, quelli della famiglia, che grossolano cattivo gusto quello di precipitarsi sulla tragedia non appena ci sia di mezzo un extracomunitario.
A Flavio Baratto, mediaticamente ignoto fino all'altro ieri segretario della sezione montebellunese della Lega, andrebbe ora applicata, secondo il suo modo di ragionare, la "sua" legge; e così, di fronte a dichiarazioni non solo intempestive ma anche insulse, gli andrebbe dato del cretino perché è un leghista, e dare così del cretino a tutti quelli leghisti come lui.
Sappiamo che non sarebbe giusto dirlo, né è vero, così come non è l'essere marocchino, e quindi mussulmano, che definisce i connotati di un delinquente.
La risposta del Presidente sarà ovviamente sì, ma sappiamo tutti che la vis legalitaria, oltre che giustizialista, vale di più quando il piatto della propaganda è ricco, cioè nel caso in cui a essere protagonisti di fatti di fatti e atti delittuosi siano gli stranieri.
Dai giornali apprendiamo che invece il marocchino in questione è forse uno che non ha nulla a che fare con la vicenda. Il che renderebbe lo scivolone nel cattivo gusto ancora più grottesco.
Paolino Barbiero, segretario generale Cgil Provinciale Treviso