Gentile direttore,
si discute tanto di cartelle bollate, a riguardo dell'aeroporto di Treviso. Si parla e ci si accapiglia di sentenze, di appelli alle Procure, ci si esercita in braccio di ferro a colpi di consulenze legali.
Resta marginale quello che per il territorio di questa provincia non è una faccenda irrilevante, cioè l'evidente assoluta mancanza di una visione d'insieme, capace di esprimere quella che si chiama "governance":
la capacità di tenere insieme gli interessi, di avere delle priorità precise, di governare i processi e non di subirli.
Ad esempio: parlando delle concessioni ad edificare nei pressi della pista, cosa è arrivato prima, l'uovo dei permessi o la gallina dei piani di sviluppo del nuovo scalo?
Per essere coerente con l'idea di sistema aeroportuale - quello che Save dice di voler perseguire indipendentemente dall'agognata seconda pista del Marco Polo, che potrebbe anche rendere inutile l'aeroporto di Treviso - il Canova, che è neppure una cinquantina di chilometri da Venezia, deve essere performante dal punto di vista dei voli e del numero di passeggeri.
Tenendo conto che rispetto all'affollato numero di scali aeroportuali italiani (148) la stessa Commissione Europea raccomanda una razionalizzazione che parta dell'efficientizzazione del sistema anche attraverso la soppressione degli aeroporti sotto dimensionati.
Queste soglie per il Canova sono compatibili con l'insistenza di area urbane nelle immediate vicinanze della pista?
Come è possibile che nelle "vie di fuga" dell'aeroporto insistano edifici, in molti casi capannoni: cosa è venuto prima, la loro costruzione o l'ampliamento dello scalo? E perché nessuno, in questo caso le due amministrazioni comunali di Treviso e Quinto, ha pensato ad un riordino urbano complessivo?
Questi esempi di "disordine", che sono al centro delle questioni che oppongo aeroporto e comitato, sono la dimostrazione lampante della mancanza di un tavolo istituzionale e politico che sia in grado di dirigere e programmare lo sviluppo e il futuro di questa provincia. Nel caso del Canova sembra che capannoni, abitazioni e la stessa nuova aerostazione (un investimento di 11 milioni di euro, di cui 7 pubblici) sia cresciuti come funghi, spontaneamente e a casaccio.
L'assemblea che si è svolta la scorsa settimana è stata una cartina di tornasole di come la faccenda venga considerata dalle istituzioni e dalla politica.
Quest'ultima, ad oggi, resta assente, soprattutto in termini di proposta e iniziativa - che vada oltre le chiose e le affermazioni di principio - sia sul fronte delle forze di governo che di quelle di opposizione. Era infatti largamente assente all'incontro con la cittadinanza e i lavoratori.
Come assenti erano anche i primi cittadini di Treviso e Quinto, che come si fa nelle cerimonie di contorno a cui non si vuole partecipare, si sono fatti rappresentare e sono rimasti alla larga.
Paolino Barbiero segretario generale Cgil provinciale Treviso