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COMUNICATO STAMPA

Comunicati Segreteria - 11/12/2008

Uno studio della Camera del Lavoro esplora la crisi dell'economia trevigiana: boom dei cassaintegrati: a novembre erano 5.583.
202 aziende in difficoltà dichiarata, 6.852 lavoratori interessati da cigs, cigo, mobilità e licenziamenti.

Record della cassa integrazione. In provincia, nel totale, licenziamenti a quota 3.290, con netta prevalenza degli espulsi dalle piccole imprese, privi di ammortizzatori sociali.

Sono 6.852 i lavoratori interessati dagli stati di difficoltà dichiarati da 202 imprese trevigiane. Il numero è relativo ad aziende piccole, medie e grandi, che complessivamente occupano 14.086 addetti, e fa riferimento alle procedure di mobilità, cassa integrazione straordinaria, cassa integrazione ordinaria, cassa integrazione in deroga, contratti di solidarietà e disoccupazione.

A dirlo è una ricerca, realizzata dall'Ufficio Studi della Camera del Lavoro di Treviso, che ha preso in esame il periodo compreso tra il 1 gennaio e il 30 novembre di quest'anno. La ricerca ha analizzato anche le dinamiche relative alla mobilità complessiva in provincia (comprendendo anche quelle relative ad aziende che non hanno dichiarato crisi), arrivando alla cifre di 3.290 i lavoratori coinvolti, di cui 2.033 occupati in piccole e medie imprese ( sprovvisti di ammortizzatori sociali) e 1.257 provenienti dalle grandi.

"Si tratta di numeri rilevanti, ha detto Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil provinciale di Treviso, e che ci preoccupano molto, soprattutto per quanto riguarda la crescita, oramai esponenziale, della cassa integrazione. Situazioni di grave difficoltà economica delle famiglie che arrivano dopo la già avvenuta espulsione consistente dei precari".

LE CRISI – Delle 202 aziende trevigiane in difficoltà, 73 sono del settore metalmeccanico. Seguono il legno arredo (44) e il tessile abbigliamento (33). Per quanto riguarda i lavoratori, il record negativo spetta al metalmeccanico, con 3.762 addetti che hanno subito mobilità, cassa integrazione o licenziamento. 1.013 sono gli addetti coinvolti dalle crisi nel legno-arredo, 461 quelli del tessile abbigliamento.
Dividendo le procedure per tipologia, il numero più alto riguarda la cassa integrazione ordinaria, che interessa 4.367 lavoratori su 6.852. Il settore con il più alto numero di lavoratori in cassa integrazione ordinaria è il metalmeccanico, con 2.916, seguito dal legno arredo con 855.
872 sono invece gli addetti attualmente in cassa integrazione straordinaria: record ancora nel metalmeccanico, con 489 lavoratori, seguito dal calzaturiero con 150 e la ceramica con 93. Per quanto riguarda invece la cassa integrazione in deroga, questa modalità interessa 344 lavoratori, di cui 180 del metalmeccanico e 100 del tessile abbigliamento, mentre le mobilità relative alle crisi sono 907.

LA MOBILITA' TOTALE IN PROVINCIA – Cresce il numero di licenziati nelle piccole e medie imprese trevigiane: 2.033 tra gennaio e fine novembre. L'area geografica maggiormente interessata è quella di Treviso, con 764 lavoratori, la meno colpita è Vittorio Veneto, con 85. Le percentuali, per quanta riguarda i settori, mettono davanti l'edilizia, con il 18% del totale, seguita dal tessile (16%) e dal metalmeccanico e commercio con il 15%. Oltre la metà delle mobilità nelle piccole imprese riguardano lavoratori maschi (53%) ed è netta la prevalenza di operai (77%).
Per quanto riguarda invece le 1.257 mobilità che hanno interessato grandi aziende, sono le donne a pagare il prezzo più alto: sono il 53%, contro il 47% di uomini. Il settore maggiormente colpito è il tessile (32% del totale) seguito dalla meccanica (25%) e dal legno (10%). La zona più interessata è, ancora una volta, Treviso con 482 lavoratori in mobilità. La più virtuosa nuovamente Vittorio Veneto, con 47.

"Rispetto a questo quadro – ha commentato Barbiero – la prima indicazione è che la cassa integrazione è destinata a raddoppiare entro i primi mesi dell'anno prossimo, per effetto di una onda lunga di difficoltà che deve ancora raggiungere il proprio picco. Per quanto riguarda la mobilità, i numeri del 2008 sono fortunatamente destinati a rimanere al di sotto dei livelli raggiunti nel 2005, hanno in cui si scontarono gli effetti delle riorganizzazioni determinate dai processi di delocalizzazione. Questo significa che ci sono margini per contenere l'escalation negativa, ma solo se verranno attuate vere politiche anticicliche. E' questo il senso dello sciopero generale proclamato dalla Cgil per venerdì 12 dicembre: dare al governo un segnale forte che serva ad indicare le vere priorità. Non è più tempo di pannicelli caldi".

"A preoccupare c'è ora anche il commercio – ha proseguito Barbiero – dopo i piccoli negozi cominciano a risentire della congiuntura negativa anche le grandi realtà. Per ora siamo ad un incremento della cassa integrazione, ma i conti veri si potranno fare soltanto dopo le feste natalizie, quando cioè si valuterà se gli italiani hanno miracolosamente trovato risorse per accontentare gli appelli alla spesa del presidente del consiglio, o se invece dovremo confrontarci brutalmente con la realtà dei fatti: non c'è liquidità nel sistema".

"La ripresa dei consumi – ha concluso Barbiero – non si produce con gli auspici: ad oggi l'esecutivo ha preso provvedimenti per i più poveri, il che va bene, ma non basta. Il nocciolo della questione è la classe media: è sulla tenuta di questa vasta porzione della società, percentualmente la più diffusa anche in provincia di Treviso, che si giocano le speranze di ripresa. Ma senza una iniezione di denaro, attraverso interventi strutturali e non di maquillage, la middle class metterà la propensione alla spesa in congelatore. Al massimo, chi potrà risparmierà qualche euro in ansiogena attesa di tempi peggiori. Lo sciopero ha questo obiettivo: evidenziare le difficoltà reali, sottolineare gli errori commessi fino ad oggi, proporre con forza l'urgenza di misure più incisive ed efficaci".
Ufficio Stampa