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LETTERA AL DIRETTORE

Comunicati Segreteria - 24/01/2012

Gentile direttore,
se invece di chiamarsi con una parola araba - kebab, appunto, cioè carne arrostita- lo si ordinasse con un più padano "rosto col pan" magari, invece di cogliere il disagio – supposto più che reale – per uno spuntino consumato in passeggiata saremo qui a celebrare le meravigliose virtù del fast food della tradizione, magari santificandolo come un modo di valorizzare i prodotti locali.
Meglio ancora se a servirlo, invece che facce nordafricane o mediorientali, ci fossero possenti e rubicondi macellai nostrani, in modo da richiamare le atmosfere bucoliche dell'osteria di campagna invece che quella della casbah.

La guerra alla piadina araba che Conegliano ha deciso di scatenare in nome di un non ben definito decoro è, per tutte queste ragioni, una idiozia ancora più insulsa se, per vestirla di decenza e non esporla al ludibrio che genererebbe il tentativo di fare le crociate alimentari, la si addobba come proibizione alla consumazione di cibi cotti fuori dai locali.
Che cosa ci sia di indecente nel mangiarsi un panino del fast food mentre si cammina, o una pizzetta o una piadina romagnola o, meglio ancora perché è buono un kebab, sta solo nella testa di quegli amministratori che non sapendo da che parti girarsi alla ricerca spasmodica di consenso, e di quello più becero, ne combinano una più del proverbiale Bertoldo.

Intuisco, ma potrei sbagliarmi, che a compromettere il decoro di una città, non solo del suo centro storico, siano altre cose.
Convinto, ad esempio, che il degrado sociale, che non si misura da quanto vengono riempiti i cestini in giro per le strade o da qualche cartaccia per terra (di pizza o kebab, la maleducazione non ha passaporto) sia molto più preoccupante e che in una fase economica come questa il deterioramento delle condizioni di vita dei cittadini meriterebbe un impegno particolare da parte anche delle amministrazioni comunali, più spostato quindi sul fronte del sociale che su quello della guerra al piatto "foresto".
Dal momento che gli stessi amministratori che compongono la giunta si sono accorti che la delibera anti-kebab avrebbe ingenerato effetti insulsi, adesso il provvedimento, si legge nei giornali, andrebbe perfezionato.

Perfezionamenti che alla Giunta costeranno riunioni, vertici di maggioranza, approfondimenti tecnici, consulti con esperti. Magari anche un po' di soldi da spendere per una consulenza legale, dato che ci siamo. Ridicolo.
Capisco che il modello Bitonci faccia gola all'approssimarsi delle elezioni e che qualsiasi cosa può tornare utile per fermare il rantolo di una politica asfittica e impreparata di fronte alle vere sfide del momento. Ed è evidente che chi ha abituato l'elettorato al rilancio continuo sul piano deteriore della politica cialtrona, come lo è quella punitiva di qualsiasi cosa che abbia profumi, sapori o colori stranieri, un kebab vietato vale una panchina segata o una battuta sgradevole su tiri a segno a leprotti migranti.

Mi piacerebbe però che lo stesso zelo, lo stesso appassionato coinvolgimento che porta la Giunta di Conegliano a lavorare ad una delibera che castighi il kebab senza bandire la pizzetta (che però è napoletana, in fondo si potrebbe vietare anche quella) venisse profuso per questioni vere e più urgenti: il trasporto pubblico, i servizi sociali, la messa in sicurezza di quelle condizioni di difficoltà economica sempre più evidenti e numerose anche dalle parti di Conegliano, che marcano lo smottamento, lento e continuo, di sempre un maggior numero di famiglie verso il disagio economico e sociale.

Potreste, cari amministratori, passare alla storia della vostra città come quelli che, di fronte al pericolo rappresentato dai fondali scogliosi della crisi e al rischio di far colare a picco tanta gente, si sono inventati ricette intelligenti ed efficaci, magari in sinergia con la società civile, il volontariato e il no profit, per portare in porto la nave che barcolla in balia della tempesta. Invece state a spendere soldi pubblici, non saprei quantificarli ma ci costate ogni giorno così come ogni giorno prendono lo stipendio i funzionari pubblici che dovranno esercitarsi su norme anti snack esotico, per delle autentiche sciocchezze.

Ma cosa state facendo, ma dove state andando? E per scurrile che sia mi viene voglia di dirvelo: capitani tornate a bordo (cazzo)!

Paolino Barbiero, Segretario generale Cgil provinciale Treviso