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LETTERA AL DIRETTORE

Comunicati Segreteria - 10/03/2011

Gentile direttore,
è curioso trovare oggi dalla parte dei lavoratori dell'Electrolux, e da quella della critica alla "brutale logica del profitto" anche chi si è fatto sostenitore della riforma dell'art 41 della nostra Costituzione, quello, per dirla in soldoni, che richiama alla responsabilità sociale dell'impresa, cioè quello che, secondo i falsi profeti del riformismo tanto in voga di questi tempi, il bavaglio alla libertà di intraprendere, alla sacra libertà economica.
E allora perché oggi ritroviamo gli esponenti della Lega, dal presidente della Provincia Muraro al governatore del veneto Zaia, a richiamare il gruppo Electrolux proprio alle sue "responsabilità" nei confronti del territorio? Dove sta la coerenza?

La chiave per interpretare questo strabismo, a Roma iperliberisti, pesudo-laburisti in periferia, è probabilmente il fatto che si avvicinano le elezioni. Anche i lavoratori dell'Electrolux sono infatti elettori: vanno rassicurati, vanno blanditi, vanno fatte promesse. Come quella di Zaia: questa vertenza è la madre di tutte le battaglie.

Dove starebbe, caro Zaia, nell'ambito della madre di tutte le battaglie, la libertà di impresa, che è anche la libertà di decidere dove spostare i propri stabilimenti? O forse quello di cui il governatore del Veneto parla è proprio la "zavorra" della responsabilità sociale?
Personalmente non nutro illusioni sul risultato della trattativa che intende intavolare il ministro del Welfare. E non per scarsa fiducia nell'impegno di Maurizio Sacconi, quanto perché la condizione dell'Electrolux è la cartina di tornasole di una crisi profonda difficilmente risolvibile, che vede volare le produzioni dei paesi emergenti e ristagnare quelle europee. E non tanto per la competitività data dal basso costo del lavoro, quanto perché una serie di condizioni mettono il "bianco" del vecchio continente fuori mercato: prodotti non adatti alle nuove esigenze, una domanda che ristagna a causa della crisi che ha fatto sprofondare il concetto stesso di consumatore.

E' giusto contrattare ora, nei confronti dell'azienda, una condizione che non veda l'impresa lasciare il territorio che con il lavoro ha contribuito al suo successo senza una adeguata partita di scambio economica. Il punto è: cosa fare di queste risorse che chiediamo alla Electrolux? Dalle istituzioni e dalla politica non ci aspettiamo solo le dichiarazioni di sostegno ai lavoratori, ma i fatti: non disperdere le professionalità e il know how territoriale, tutelare i lavoratori e le lavoratrici più deboli, ad esempio con basse qualifiche e con una età non più giovanissima. Fare tutto questo con risorse pubbliche, incentivando investimenti privati, utilizzando anche la "contropartita" economica di Electrolux di cui si tratta ai tavoli romani.

La vicenda dell'Electrolux non è solo la "vertenza madre di tutte battaglie ", come ha declamato il Presidente Zaia. Per le istituzioni è la madre di quella politica industriale e di sviluppo che ad oggi sembra essere invece l'ultimo dei pensieri. E' la madre di tutti i ragionamenti che, parlando di crescita e ripresa, guardino al mercato e alla produzione, e non solo al costo del lavoro da ridurre con la destrutturazione del contratto nazionale e del lavoro dipendente o, peggio ancora, con i nuovi inutili attacchi all'art 18 dello Statuto dei Lavoratori.

E' la madre dei progetti per l'intero tessuto produttivo collegato al sistema Electrolux, di cui poco se ne parla e meno ancora viene rappresentano dalle istanze di oggi. Quello delle molte imprese, dei servizi, della logistica, delle subforniture, delle manutenzioni, che inevitabilmente saranno trascinate del baratro se non intervengono idee forti che vincolino l'Electrolux, le realtà economiche, imprenditoriali e anche istituzionali del territorio a un investimento tale da riassorbire la caduta verticale dei livelli occupazionali, in particolare sui profili delle produzioni altamente qualificate.

Non deve essere l'ennesima madre di tutte le promesse, ma l'ultimo segnale di gravissimo allarme, che chi governa ha il dovere di cogliere, interpretare e risolvere, assumendosi la responsabilità di prendere i voti non su promesse ma su progetti condivisi e costruiti con tutte le espressioni del territorio. Insomma, non per il risultato elettorale di oggi, ma per quello che vogliamo sia la nostra società domani.

Paolino Barbiero, segretario generale Cgil provinciale Treviso