Immagine di copertina

COMUNICATO CONGIUNTO

Comunicati Segreteria - 13/01/2012

Abbiamo assistito nel mese di dicembre all'ennesima manovra dalle pesanti ripercussioni su lavoratori e pensionati.
Non abbiamo fatto in tempo a esultare per aver voltato pagina che la Cgil, finalmente in modo unitario con Cisl e Uil, è dovuta scendere nuovamente in piazza con uno sciopero generale per esprimere il proprio dissenso per l'inefficacia della cosiddetta manovra "Salva Italia".
Per citare solo alcuni degli ultimi provvedimenti: Ici-Imu, riforma pensionistica, aumento della accise su benzina e gasolio, ulteriore aumento dell'Iva, innalzamento dell'addizionale regionale e nuovi tagli agli Enti Locali.
Tutte azioni che indeboliscono il potere d'acquisto e colpiscono i soliti noti, quella platea di lavoratori e pensionati costretti al sacrificio.

E si finge che la bilancia dell'equità venga messa in equilibrio con i provvedimenti della tassa sul lusso e della tassa sui capitali scudati, ma così non è. I grandi assenti delle manovre licenziate finora sono proprio l'equità, la solidarietà e lo sviluppo, elementi che la Cgil ritiene indispensabili per uscire dall'attuale fase di crisi economica e scarsa coesione sociale. Infatti, le stesse manovre hanno avuto un effetto recessivo, aumenta la disoccupazione e l'inflazione. Rimarcando quindi il nostro giudizio negativo, un dato bisogna necessariamente sottolineare: l'importo delle tre manovre (le due del Governo Berlusconi-Bossi e quella Monti) è complessivamente elevatissimo, e ci fa comprendere quanto negli anni precedenti si sia sperperato per arrivare a questo punto e quanto poco è stato fatto per evitare l'attuale situazione, tra crisi economica e Paese sull'orlo del fallimento. Le responsabilità politiche ci sono e hanno nome e cognome, PDL e Lega Nord.

Tutte le volte che il Sindacato è sceso in piazza a fianco di tante e diverse categorie del mondo economico e sociale nel dire che bisognava intervenire per scongiurare un peggioramento della situazione, peraltro sempre più delicata, Tremonti & Co propagandavano la loro capacità di governo. Questa non è un'emergenza inaspettata!
La situazione era chiara già da tempo e adesso è troppo facile chiamare tutti a raccolta e al sacrifico. Nel fare tutto ciò abbiamo perso credibilità a livello europeo, con conseguenze drammatiche come l'aumento della pressione della speculazione finanziaria sul nostro debito. Allora bisogna comprendere fino in fondo il fallimento politico e amministrativo del centrodestra e di questa classe politica. Oggi osserviamo che la manovra Monti ha permesso, se non di scongiurare definitivamente, almeno di allontanare notevolmente il rischio fallimento: la pressione sui titoli di Stato a breve termine (quelli più soggetti al rischio default) è notevolmente calata e il Paese sta riprendendo credibilità internazionale.

Lo diciamo perché abbiamo consapevolezza di una situazione delicata, dove lasciarsi andare a facili e semplicistici giudizi, aprirebbe il campo a nuovi pericolosi populismi non molto diversi dal leghismo e berlusconismo in fase calante. Il Governo Monti è un Esecutivo tecnico, composto da soggetti non appartenenti a partiti, ma allo stesso tempo è il governo più politico delle recente storia italiana, in quanto capace di fare quella che non hanno fatto altri: scegliere. La competenza era ormai un miraggio. La nostra speranza è che l'intero arco parlamentare venga riempito da persone capaci, soggetti, non per forza provenienti dal mondo accademico, che vogliono impegnarsi per il bene del Paese e che fanno della preparazione il loro primo elemento politico. Se è vero che chiunque può fare attivamente politica, è altrettanto vero che è un dovere della rappresentanza "studiare" per poterlo fare nel migliore dei modi: la qualità della discussione politica e delle decisioni prese di conseguenza, è data dalla qualità dei nostri politici.

In Italia siamo in presenza di 46 tipologie di assunzioni, la maggior parte di queste precarie, con l'ulteriore aggravante che al termine del rapporto di lavoro spesso non ci sono coperture in termini di disoccupazione, creando un contesto di differenze intollerabili. Alle porte ci aspetta un'ulteriore sfida: la riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali.
La Cgil vuole esercitare il suo ruolo di rappresentanza in questa discussione, assieme agli altri sindacati, chiedendo al Governo di adottare misure per ridurre la precarietà nel mondo del lavoro e di estendere le garanzie e le tutele sociali a tutti e a tutte, uomini e donne, giovani e meno giovani, cittadini e immigrati. Sapendo che questi temi sono strettamente legati a quello più generale della crescita e della riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti, la proposta Cgil è chiara: ridurre le forme contrattuali e rendere nuovamente centrale la forma di lavoro a tempo indeterminato (e del CCNL), facendo "costare" di più quello precario.
Ci si augura che invece di discutere in modo dogmatico, da una parte e dall'altra, sulla rimozione dell'art. 18 dello Statuto del Lavoratori, si discuta effettivamente per dare nuove opportunità ai giovani senza occupazione e prospettive che permettano loro di costruirsi un futuro, per portare nuovamente al centro il lavoro, nel senso costituzionale del termine, e quindi inteso anche come dignità ed etica.

Paolino Barbiero
Segretario Generale Camera del Lavoro di Treviso
Giacomo Vendrame
Segretario provinciale Nidil Treviso