IL SEGRETARIO GENERALE: L'IMPRESA TREVIGIANA SCELGA TRA SVILUPPO VERO E SACCONI
Cgil, sfida a Unindustria "Ci dicano a quello modello pensano".
Barbiero: "Ministro ideologicamente ostile alla Cgil, ma sui fatti il governo non c'è. Ripartiamo dal patto siglato territoriale appena firmato, la produttività non si raggiunge inseguendo solo il basso costo del lavoro e il taglio dei diritti del lavoro"
Lo ha detto oggi Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil provinciale di Treviso, secondo cui "I ragionamenti svolti nel corso dell'assemblea di Unindustria e la "marcia di protesta" degli imprenditori segnano un necessario punto di rottura che non può essersi limitato solo ad una iniziativa a forte impatto mediatico".
"Di fronte al declino del sistema economico e quindi del modello sociale, improntato alla coesione - ha affermato il segretario della Camera del lavoro di Treviso - la classe imprenditoriale ha due strade: seguire convintamente quanto viene proposto dal patto per lo sviluppo territoriale siglato da Unindustria, Cgil, Cisl e Uil e aperto a tutte le categorie economiche, o percorrere il vicolo cieco del ministro Sacconi: meno qualità del lavoro, meno tutele, meno sviluppo, meno innovazione e battaglia ideologica contro i diritti e la democrazia sindacale. Un ministro secondo cui la protesta di sabato era "diretta contro la Cgil", cioè un ministro che fa finta di non capire".
"I casi CastelGarden e DataLogic pur nelle loro diversità dimostrano come l'idea di giocare la competitività solo sulla riduzione dei costi porti al precipizio. E il governo cosa fa? Pensa di riformare l'art 41 della costituzione e cancellare il ruolo sociale dell'impresa.
Gli industriali cosa dicono?
Pensano che siano queste le riforme che servono al Paese o piuttosto si deve guardare ad un diverso modello di rapporto tra impresa e territorio, di sviluppo a valore aggiunto sociale, che consenta al soggetto economico di interagire e scambiare ricchezza con il tessuto sociale, secondo una prospettiva di crescita della qualità della produzione e dell'occupazione. Noi siamo per la seconda ipotesi, ci chiediamo quale sia la scelta degli industriali trevigiani: se guardare alla concertazione e a esperienze come il nuovo patto di sviluppo territoriale o semplicemente se si rivendica un nuovo lassez faire, lassez passer".
Ufficio Stampa