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LETTERA AL DIRETTORE

Comunicati Segreteria - 18/02/2012

La vicenda dei nuovi insediamenti produttivi di Barcon, per un grande macello e una grande cartiera, e di Casale per l'Ikea con annesso un mega centro commerciale rappresenta uno spartiacque per decidere quale tipo di sviluppo intende perseguire questa provincia come già evidenziato dal residente della Fondazione Benetton.
Fuori dalla falsa contrapposizione tra sviluppo e occupazione da una parte o mera conservazione del territorio dall'altra, cose che invece possono andare benissimo d'accordo, il tema è capire se esiste una idea che metta insieme la possibilità di cogliere opportunità che è poi quella di ridisegnare con maggiore logica la situazione dei siti produttivi e distributivi della Marca.

In poche parole: è proprio necessario andare ad incidere sulla provincia con nuove aree quando in realtà nella Marca sono state censiti 20 milioni di metri quadri di area produttiva e industriale inutilizzati su un totale di 80 milioni di metri quadri complessivi.
Si tratta peraltro di una eccedenza, figlia della cementificazione selvaggia procurata dalla Tremonti bis combinata poi con la crisi arrivata nel 2008, che riguarda aree spesso sfornite di infrastrutture come gli impianti fognari e slegate da idonei collegamenti viari e servizi.

Queste cattedrali nel deserto rappresentano un deterioramento del territorio provinciale già evidenziato nel Ptcp della Provincia. Che non solo accoglie nei fatti l'urgenza di mettere fine alla cementificazione selvaggia e disordinata, ma pone l'accento sulla necessità di superare la disseminazione territoriale delle aree del secondario e terziario secondo una logica che giustamente evidenzia come il problema della nostra economia locale non sia quantitativo, cioè quante aree e attività produttive abbiamo, ma qualitativo. La crescita disordinata e casuale della nostra economia, drogata dal mito del "piccolo è bello" è una delle cause della nostra attuale sofferenza.

Siamo peraltro la provincia che ha una metratura commerciale occupata dalla distribuzione pari a mille metri quadrati ogni mille abitanti, il che ci pone molto al di sopra della media europea e che ci colloca persino oltre le punte massime che vengono raggiunte in Francia e Germania.
Il compito di chi governa il territorio, e in questo caso parliamo anche della Provincia e quindi della sua funzione come soggetto istituzionale utile o inutile, è quello di detenere ed esercitare la governance dei processi e inquadrare lo sviluppo economico dentro una strategia di valorizzazione territoriale.
Quindi si ripropone la domanda: con tutto questo surplus di metri quadri inutilizzati è proprio necessario promuovere nuove edificazione e non procedere invece alla riqualificazione dell'esistente, operazione che sarebbe molto utile anche a razionalizzare quello che abbiamo, correggere le storture, dare un senso alle cattedrali nel deserto che per ora insistono sul territorio come spine e non come fattori di crescita?

Il dibattito sugli insediamenti Ikea e di Barcon è tutto incentrato su questo. Sapendo che dietro alle nuove realizzazioni esiste un giro di affari diretto e indiretto da cui non si può estrapolare la speculazione, che guadagna, con il metodo e i modi della finanza che ci ha trascinato in recessione, sulla trasformazione delle destinazioni d'uso dei terreni. Con il bene placito dei Comuni, purtroppo, che intravedono in queste operazioni la possibilità di fare cassa.
A chi come il presidente Muraro smentisce il suo stesso Ptcp, dicendosi favorevole a quelle nuove edificazioni che stanno fuori dalla strategia dichiarata dalla Provincia, noi proponiamo un pensiero laterale: non ci si deve occupare delle singole nuove strutture, ma collocarle, per quello che devono avere e possono dare, nell'ambito di una visione d'insieme.

Lo sviluppo va riqualificato attraverso la trasformazione dell'esistente, una formula che da un lato riduce il danno della cementificazione, dall'altro ripara i guasti già fatti e ci consente di non perdere il patrimonio rurale che ha un significato non solo dal punto di vista ambientale ma anche economico. Ci deve essere la considerazione, prevalente, dell'interesse pubblico rispetto alle diverse variabili di sviluppo, di creazione di posti di lavoro, di danno ambientale; e qualora si individui l'opportunità di nuovi insediamenti va fatta una analisi delle misure compensative, urbanistiche, edilizie, economiche e sociali, partendo proprio dal bisogno di riqualificare la cementificazione selvaggia. Il pensiero laterale è un pensiero forte: mette insieme sviluppo, crescita economica e tutela ambientale nel quadro di un processo sostenibile e soprattutto governato, che non ci lasci in eredità, come è successo, altre cubature vuote e morte e una Provincia irrimediabilmente segnata da una economia del mordi e fuggi.

Questa è l'istanza che viene non solo dal sindacato ma anche dalle associazioni di rappresentanza economica presenti nel territorio. Istanza a cui la Provincia e il suo presidente devono rispondere in maniera coerente con i loro stessi piani strategici e territoriali.

Paolino Barbiero, segretario generale Cgil provinciale Treviso