25 aprile 2020, per un futuro che non scorda la conquista delle libertà
Per la prima volta dal 1945, quest’anno, non possiamo festeggiare insieme il 25 aprile, nelle nostre piazze, nelle sedi istituzionali. Ma non per questo quella del 25 aprile, per l’importanza che rappresenta per tutti gli italiani, può essere una data, una festa, trascurabile. Questo anniversario ci ricorda la fine della guerra, la liberazione dell’Italia e dell’Europa dalle dittature nazifasciste, la vittoria della democrazia su l’oppressione che portò a tante morti, alla distruzione, alla miseria e alla fame. Fascisti e nazisti furono i responsabili delle stragi e dei campi di sterminio, della scellerata violenza razzista, i responsabili delle persecuzioni politiche perpetrate contro coloro che non vollero piegarsi al pensiero unico, alla follia del male. Criminali sconfitti in quei giorni da una forza sana, di popolo, che mosse dalla Resistenza di migliaia, che uniti alle forze alleate, diedero una spallata a quei regimi che insanguinarono l’Italia, l’Europa e il mondo.
Se quel giorno sancì la vittoria della libertà, della solidarietà, della pace e del lavoro, sancì anche la nascita della nostra Repubblica Italiana che a quei valori si è ispirata per scrivere la sua Carta fondamentale. Valori nati dalla fiducia e dalla speranza in un mondo migliore che ci hanno permesso di costruire, dalle macerie di allora, una società nuova e di vivere in uno Stato di diritto e nel benessere, collettivo e individuale. Valori che tutti noi abbiamo il dovere di proteggere e garantire a ciascuno.
Nel corso dei sette decenni trascorsi ci sono state fasi buie, di difficoltà, di crisi, di sangue, che talvolta hanno messo quei valori in pericolo, a rischio. Piazza Fontana, l’Italicus, Piazza della Loggia, la stazione di Bologna, le stragi criminali del terrorismo nero, ma anche gli omicidi di servitori dello stato come Vittorio Bachelet, Walter Tobagi, Aldo Moro, Guido Rossa, Massimo D’Antona, Ezio Tarantelli, Marco Biagi, assassinati per mano di criminali del terrorismo rosso, hanno inflitto ferite profonde ma non hanno impedito alla nostra democrazia di proseguire il suo cammino di progresso. Un cammino fatto di emancipazione e di conquiste, a partire proprio dalla Costituzione Italiana fino a leggi fondamentali come lo Statuto dei Lavoratori (compie 50 anni proprio nei prossimi giorni), la legge sul divorzio, sul diritto di famiglia, sulla parità salariale, sull’interruzione volontaria della gravidanza, l’istituzione del servizio sanitario nazionale, sulle pari opportunità, sulla sicurezza sul lavoro. Leggi che hanno prodotto diritti che troppo spesso diamo per scontati, ma che scontati non sono.
E lo possiamo capire oggi sulla nostra pelle quanto è importante la libertà di muoverci, di aggregarci, di lavorare in sicurezza, quanto è sostanziale che la nostra salute sia garantita da un sistema sanitario pubblico e universalistico, come stabilisce l’art.32 della Costituzione. Senza dimenticare la solidarietà, o meglio quanto è rilevante un sistema solidaristico che garantisca a tutti capacità economica e di sussistenza in momenti gravi di inabilità o di mancanza di lavoro.
Democrazia, conquiste civili e sociali sono un patrimonio collettivo unico e indivisibile che ci è stato donato a partire da quel 25 aprile e che a volte scordiamo, con superficialità e indifferenza. Come se la cosa non ci riguardasse da vicino, ogni giorno della nostra vita.
In questi ultimi anni, complice anche la crisi del 2008, si è pensato infatti che uno Stato più snello potesse essere la risposta alle esigenze della “modernità” prima e poi della “globalità”. Scambiando troppo spesso la speculazione e la diseguaglianza economica e sociale per i segni della “modernità” e della “globalità”. Invece non è così, ci siamo sbagliati. I diritti, civili e sociali, le tutele del lavoro, la parità di opportunità non sono cimeli del secolo scorso da lasciare in soffitta. Sono la bussola che ci traccia la via verso il progresso, sono il faro che ci guida nei momenti bui, sono l’ancora per rimanere ormeggiati in un porto sicuro. Non dimentichiamolo mai, rispolveriamo quei valori perché hanno più che mai bisogno di essere attualizzati, per ridare dignità al lavoro e uguaglianza tra le persone, per difendere quel bene prezioso e insostituibile che è l’ambiente, perché siano sempre le nostre armi contro i detrattori dell’Europa Unita, i profeti dell’uomo forte al comando, i violenti nella parola e nei fatti, i propinatori delle soluzioni facili e semplici.
Oggi come allora celebriamo il 25 aprile come un giorno di festa e di orgoglio, cantando “Bella Ciao” con i fazzoletti dei partigiani al collo, non nelle piazze ma dall’uscio di casa, dai balconi sulla via. Festeggiamo, uniti in questo momento di dolore e di difficoltà, con la testa e con il cuore, per ribadire ancora una volta che questa è la festa degli italiani liberi.
Buona Festa della Liberazione!
Mauro Visentin
Segretario Generale CGIL Treviso
Visentin Mauro
Segretario Generale CGIL TREVISO