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LA SALUTE E IL TONNO IN SCATOLA

Comunicati Segreteria - 30/09/2013

I problemi e le difficoltà in cui versa la sanità italiana sono ben note e sono legate, anche in Veneto, alla minore disponibilità di risorse per effetto dei tagli lineari messi in campo dai diversi governi nazionali e regionali che si sono succeduti in questi anni e all'uso sbagliato delle risorse presenti.
Tale situazione spinge fortemente alla necessità di mettere quanto prima mano a sprechi e inefficienze, all'esigenza di procedere – come sta scritto anche nel nuovo Piano socio sanitario regionale – alla revisione delle criticità nell'ottica del miglioramento del modello attuale.

Programmazione che passa in primo luogo dalla riorganizzazione della rete ospedaliera e dallo sviluppo e implementazione dei servizi territoriali, da un nuovo ruolo dei medici di base e dall'attivazione dei servizi sul modello H24. Tutti elementi che insieme ad una maggiore appropriatezza di ricoveri e prestazioni possono garantire la qualità dell'assistenza, sicurezza per i cittadini, rispetto rigoroso di norme di legge e contratti di lavoro, ma sulle quali oggi non vediamo coerenza nei primi atti di applicazione del Piano.

La notizia apparsa in questi giorni sui quotidiani relativamente alla cosiddetta "sanità low cost" ci obbliga inoltre a riflettere sugli spontanei mutamenti in atto e sulla preoccupazione dei cittadini di fronte ad un quadro di incertezze, legate in particolare ai tempi delle liste d'attesa e alla compartecipazione alla spesa sanitaria, ovvero al ticket.
Come Cgil è massima l'attenzione che poniamo affinché le prestazioni sanitarie non diventino vera e propria mercanzia da svendere in una logica di "sanità commerciale" e riteniamo indispensabile, proprio perché la salute è un diritto costituzionale, che il pubblico debba essere rigoroso sul controllo della qualità e del grado di sicurezza dei servizi offerti, tanto dai soggetti pubblici che privati, cooperazione sociale e convenzionati.

In gioco c'è la salute delle persone. Dunque in questo momento di trasformazione della Sanità veneta il rischio che si corre, tanto più se quanto annunciato nel Piano regionale non viene realizzato, è che operazioni come quella fatta su Groupon, ovvero vendere 10 ecografie a 69 euro, diventino una pericolosa deriva.
E lo sanno bene i cittadini lombardi che quello che da noi giustamente fa discutere, da loro è diventato sistema.

Non possiamo, infatti, mettere sullo stesso piano la salute e il tonno in scatola, a prescindere da qualsiasi ragionamento di appropriatezza, prima ancora che di qualità. Per non parlare della qualità stessa del lavoro e dell'applicazione delle regole contrattuali che tali tariffe rischiano di non garantire.
Il problema non è offrire a basso prezzo dieci ecografie, il problema è se quelle prestazioni sono davvero necessarie e rispondenti al bisogno di salute, se dietro ad una prescrizione medica c'è – e ci deve sempre essere – l'avvio di un percorso di presa in carico del paziente al fine di rispondere ai bisogni di salute del cittadino attraverso cura e riabilitazione. Non si tratta, infatti, di demonizzare la Sanità privata, ma riportarla dentro ad un quadro di programmazione e all'interno di un sistema di regole di accreditamento di qualità che devono valere per tutti.

Il consumismo sanitario, al pari di quello farmaceutico, non solo genera sprechi ma spesso è anche dannoso: intercetta l'idea che il livello di salute e di benessere di una collettività nasca dalle condizioni socio economiche dei singoli e si misuri nella quantità di analisi o di medicinali anziché muovere dalla prevenzione, dall'educazione a corretti stili di vita e dalla tempestività dell'intervento assistenziale.
Da anni il Sindacato si sta battendo per un Servizio sanitario nazionale e regionale universalmente aperto a baricentro pubblico, per un sistema di equità fiscale che consenta di eliminare i ticket, per una programmazione socio sanitaria che rimetta al centro le esigenze della persona, per un modello assistenziale che vada nella direzione della qualità, dell'efficacia e della sicurezza, un modello che deve vedere come protagonisti tutti gli operatori della sanità, a cominciare dai medici di medicina generale.