I problemi e le difficoltà in cui versa la sanità italiana sono ben note e
sono legate, anche in Veneto, alla minore disponibilità di risorse per effetto
dei tagli lineari messi in campo dai diversi governi nazionali e regionali che
si sono succeduti in questi anni e all'uso sbagliato delle risorse presenti.
Tale situazione spinge fortemente alla necessità di mettere quanto prima mano
a sprechi e inefficienze, all'esigenza di procedere come sta scritto anche
nel nuovo Piano socio sanitario regionale alla revisione delle criticità
nell'ottica del miglioramento del modello attuale.
La notizia apparsa in questi giorni sui quotidiani relativamente alla cosiddetta "sanità low cost" ci obbliga inoltre a riflettere sugli spontanei mutamenti in atto e sulla preoccupazione dei cittadini di fronte ad un quadro di incertezze, legate in particolare ai tempi delle liste d'attesa e alla compartecipazione alla spesa sanitaria, ovvero al ticket.
Come Cgil è massima l'attenzione che poniamo affinché le prestazioni sanitarie non diventino vera e propria mercanzia da svendere in una logica di "sanità commerciale" e riteniamo indispensabile, proprio perché la salute è un diritto costituzionale, che il pubblico debba essere rigoroso sul controllo della qualità e del grado di sicurezza dei servizi offerti, tanto dai soggetti pubblici che privati, cooperazione sociale e convenzionati.
Non possiamo, infatti, mettere sullo stesso piano la salute e il tonno in scatola, a prescindere da qualsiasi ragionamento di appropriatezza, prima ancora che di qualità. Per non parlare della qualità stessa del lavoro e dell'applicazione delle regole contrattuali che tali tariffe rischiano di non garantire.
Il problema non è offrire a basso prezzo dieci ecografie, il problema è se quelle prestazioni sono davvero necessarie e rispondenti al bisogno di salute, se dietro ad una prescrizione medica c'è e ci deve sempre essere l'avvio di un percorso di presa in carico del paziente al fine di rispondere ai bisogni di salute del cittadino attraverso cura e riabilitazione. Non si tratta, infatti, di demonizzare la Sanità privata, ma riportarla dentro ad un quadro di programmazione e all'interno di un sistema di regole di accreditamento di qualità che devono valere per tutti.