Ricerca congiunturale dell'Ufficio Studi della Cgil di Treviso.
Crisi, in sette mesi licenziati 4.771 trevigiani.
Rispetto ai primi sette mesi del 2009 bruciati 553 posti in più. Nelle pmi il 30% delle espulsioni dal terziario. Entro dicembre a conclusione 45 procedure di cassa integrazione straordinaria.
Barbiero: "Ora rischiano il posto di lavoro altri 2.500".
Il totale delle espulsioni ha raggiunto, al 31 luglio, quota 4.771, contro i 4.218 dei primi sette mesi dell'anno passato. A pagare il prezzo più alto all'emorragia di lavoro sono i dipendenti delle piccole imprese sotto i 15 dipendenti, 3.193 licenziati a seguito di procedure che hanno riguardato 800 aziende. Aumenta quindi di 553 unità, rispetto allo stesso periodo del 2009, il numero di licenziamenti nelle imprese della Marca nel periodo gennaio-luglio.
A dirlo è una ricerca congiunturale dell'Ufficio Studi della Cgil provinciale di Treviso aggiornata al 31 luglio scorso, che stima in 2.500 i posti di lavoro a rischio nei prossimi 4 mesi.
Il dato relativo alle pmi mette in luce una situazione di crescente crisi nel terziario, che è il settore che soffre maggiormente il calo dei livelli occupazionali e in cui si conta il 31% dei licenziamenti (il 29% è rappresentato dall'edilizia-legno-arredo, il 20% dalla metalmeccanica, il 12% dal sistema chimica, gomma-plastica e tessile).
Minore in termini assoluti, ma molto preoccupante considerata la tipologie d'impresa, è la perdita di posti di lavoro nelle aziende con soglie occupazionali superiori ai 15 dipendenti. Da gennaio a luglio i licenziamenti sono stati 1.578, risultato di procedure avviate in 214 realtà produttive. In questo comparto il saldo maggiormente negativo si registra nella meccanica (-532 occupati). A rendere ancora più fosco il quadro dell'economia territoriale trevigiana è la situazione relativa alla cassa integrazione straordinaria. Quaranticinque sono infatti le procedure di Cigs in corso e la cui scadenza sarà entro i prossimi mesi.
"Situazioni esplosive - ha commentato Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil provinciale di Treviso - senza inversione di tendenza i lavoratori interessati da queste cigs sono destinati al licenziamento".
Per quanto riguarda la cassa integrazione straordinaria avviata nei primi sette mesi dell'anno ad avere i numeri peggiori è la metalmeccanica, con 55 procedure aperte che coinvolgono 1.546 lavoratori; a ruota l'edilizia, 34 aziende e 973 lavoratori. Nel tessile e abbigliamento le procedure sono invece 17, con 156 lavoratori interessati, mentre il commercio registra 12 procedure e 118 lavoratori in cassa. Il totale, al 31 luglio 2010, è di 3.093 lavoratori in cassa integrazione straordinaria.
"Il problema - ha spiegato Barbiero - non è tanto una ripresa debole, quanto piuttosto una ripresa che non appare neppure percettibile. Gli indicatori economici provinciali sono tutti negativi, dai consumi ai fatturati al saldo occupazionale; e le tensioni finanziarie continuano, mettendo fortemente sotto pressione un tessuto d'impresa indebitato non tanto per investimenti, quanto per la sopravvivenza. Lo stato critico di salute del sistema economico è poi reso ancora più evidente dal procedere inarrestabile dei fallimenti, delle richieste di concordati, delle ristrutturazioni basate prevalentemente sulla diminuzione dei costi del fattore lavoro e che incrociano un alto fabbisogno di precariato e forti contrazioni delle soglie occupazionali".
"La previsione - ha concluso il segretario generale della Cgil provinciale di Treviso - è che da agosto saranno in 2.500 almeno a rischiare di perdere il posto di lavoro, con prospettive di ricollocazione scarse e molto spesso, trattandosi di lavoratori espulsi dalla piccola impresa, quasi totalmente sprovvisti di veri ammortizzatori sociali".
Ufficio Stampa