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LETTERA AL DIRETTORE

Comunicati Segreteria - 23/07/2013

Gentile direttore,
le più recenti prese di posizione da parte di esponenti politici e qualche sindaco - come riportate dalla cronaca degli organi di informazione nello scorso week end - sulla questione delle fusioni tra Comuni appaiono, agli occhi di chi se ne sta occupando in concreto, uno sterile esercizio di posizionamento mediatico che non aggiunge né toglie nulla al processo in corso.

In questa fase iniziale e molto interessante, perché produce i primi passi concreti come quelli di Villorba e Povegliano, rivendicare il merito di aver parlato per primi della necessità di fusione tra municipi, come fa ad esempio Unindustria, o spostare in avanti il boccino verso traguardi sempre più ambiziosi indicando come meta la Grande Treviso, alza forse il livello della discussione o della polemica ma è di scarsissima utilità.
Che gli industriali trevigiani rivendichino il merito di essere stati i primi a parlare della necessità di arrivare alle fusioni tra amministrazioni comunali è peraltro non del tutto vero, se si ripensa alle posizioni tenute negli anni passati dal sindacato, e soprattutto dalla Cgil, per spiegare anche prima della crisi come il ridimensionamento dei livelli istituzionali, ovvero in primis fusioni di Comuni, sia la strada necessaria per mettere in sicurezza la qualità dei servizi, ottimizzare il funzionamento della pubblica amministrazione e rimettere al centro della vita dei Comuni l'efficienza rispetto alle attese della popolazione, semplificando peraltro tutti i meccanismi decisionali a partire da quelli relativi alle gestione del territorio e alla programmazione delle scelte.

Quanto alla posizione del capogruppo in Consiglio Regionale della Lega Nord Federico Caner, trovo francamente inutile e dannoso indulgere nel "benaltrismo", quell'atteggiamento per cui ogni volta in cui ci si trova sul punto di realizzare una riforma qualcuno se ne esce pontificando che serve "ben altro", che altri sono gli obiettivi, altre e più ambiziose le visioni. Peraltro l'idea di una grande Treviso ha poco a che fare con i processi di fusione in corso e l'ipotesi di un capoluogo con una dimensione maggiore riguarda il suo ruolo nel contesto del territorio e quello nell'ambito della futuribile città metropolitana ma non per questo presume che si passi dagli attuali 80 mila residenti circa ad un livello demografico mastodontico. Per di più le due cose possono benissimo viaggiare insieme; ma il sospetto è che, nei fatti, collocare l'asticella degli obiettivi qualche centimetro sempre più in alto di quanto si vuole o si possa saltare in questo preciso momento è un modo per fare sì che, come al solito, si dica di voler cambiare proprio tutto per non cambiare invece un bel niente.

La situazione a me pare chiarissima: sui piatti della bilancia ci sono da una parte i servizi per i cittadini, una idea di macchina amministrativa più efficiente e efficace, la capacità di far reggere economicamente il livello istituzionale dei Comuni, che invece al momento rischia di saltare; e dall'altra invece si evidenzia un fuoco di interposizione da parte di una certa politica che ha precisi interessi nel territorio, che li conserva e desidera conservarli grazie anche alla frammentazione e che non vuole correre quel rischio di arretrare nelle sue posizioni di gestione del potere, anche se a livello micro, che deriverebbe dai processi di fusione.

Oggi non c'è più bisogno di chiacchericcio ma semmai di contributi. Chi a torto o a ragione pensa di essere stato il pioniere delle fusioni può risparmiarsi le reprimende nei confronti dei sindaci che ci sono arrivati dopo: l'importante è che a questo punto ci siano arrivati. Ora lavoriamo tutti per arrivare concretamente a un traguardo che possa essere punto di partenza per molte altre esperienze: le OO.SS., per prima la Cgil di Treviso è pronta a fare la propria parte. A chi si esercita a collocare sempre più avanti il traguardo, è meglio ricordare come il metodo riformista funziona quando è graduale, concreto e punta al possibile. Del fallimento di tentativi ambiziosi di dare corpo a grandi irrealizzabili rivolgimenti istituzionali, penso alla pasticciata devolution per non dire dell'onirica secessione, abbiamo ancora una memoria fresca.
Peccato che non tutti sembrino aver imparato la lezione.